131410358 2888010221435997 6615844906067763457 nLa Terza commissione, presieduta da Eleonora Pace, ha effettuato un’audizione sull’Azienda pubblica di servizi alla persona “Muzi-Betti” di Città di Castello, che chiede un intervento alla Regione: le rette sono ferme alle quote del 2009 e l’emergenza sanitaria ha imposto altri costi. Inoltre la struttura è alle prese con la riduzione del personale infermieristico convenzionato causata dall’assunzione da parte delle USL di infermieri della cooperativa.

 

(UNWEB) Perugia, – La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha effettuato un’audizione sull’Azienda pubblica di servizi alla persona “Muzi-Betti” di Città di Castello, rappresentata da Eugenio Bruschi e Ascanio Graziotti, alla presenza del Commissario straordinario dell’Azienda USL Umbria1 Gilberto Gentili, per un confronto sulle problematiche inerenti l’Asp in questa fase di emergenza sanitaria. L’audizione è stata richiesta dai consiglieri Michele Bettarelli (Pd) e Valerio Mancini (Lega).

“I nostri introiti derivano da rette regionali bloccate dal 2009 – ha detto Bruschi - e ci troviamo oggi senza risorse per interventi strutturali su un’impiantistica che è vecchia di 15 anni. L’impianto di rilevazione fumi non è stato fatto dalla precedente amministrazione e abbiamo dovuto chiedere un mutuo perché non avevamo risorse. Poi c’è la necessità di un adeguamento funzionale ai nuovi problemi emersi con il covid, che impongono un ripensamento dei servizi. I nostri pazienti novantenni hanno bisogno di elevata assistenza, con gravosi costi per il personale. Noi abbiamo tagliato tutte le spese superflue. La nostra unica risorsa al di fuori delle rette è costituita dal lotto edificabile di nostra proprietà, che non abbiamo potuto vendere a causa del covid, che di fatto ha bloccato gli investimenti in edilizia. Altri problemi di bilancio derivano dal maggior costo di camici e guanti e dalle maggiori prestazioni orarie del personale. Abbiamo anche acquistato strumenti elettronici per la situazione di emergenza, computer, cellulari e un interfono per far vedere i familiari ai pazienti. Dal 5 marzo siamo chiusi e gli ospiti sono al sicuro. Non ci sono assistiti positivi. Abbiamo infermieri con il contratto nazionale, altri con contratti locali e altri ancora sono infermieri delle cooperative. Il bando regionale sta provocando una grossa fuga di personale. Chiediamo un intervento di natura politica dalla Regione, una revisione complessiva del trattamento come struttura residenziale, un provvedimento straordinario, l’aumento delle quote a carico del Servizio sanitario”.

La direzione Usl 1 ha illustrato ai consiglieri regionali l’accordo contrattuale con la struttura, ricordando come, al progressivo incremento di ospiti della residenza che necessitano di assistenza infermieristica ad alta intensità assistenziale, si siano aggiunte altre necessità dettate dalla pandemia in corso. Riconosciuta la capacità della struttura di far fronte al virus, al sovraccarico di costi per la dotazione a tutto il personale dei DPI e per le necessarie attività di sanificazione, nonché alla riduzione della disponibilità di personale infermieristico convenzionato, a causa dell’assunzione da parte delle USL, di infermieri della cooperativa.

“Adesso sarebbe utile ragionare tutti insieme, Muzi Betti, Comune, Usl e Regione – secondo Bettarelli – perché alcune criticità si risolvono anche con il dialogo. La Regione deve prendersi un impegno, serve un adeguamento delle tariffe ferme al 2009. Con la Giunta precedente si era arrivati a un accordo per avere risorse, auspico che la Giunta Tesei riparta da lì”.

Anche per il consigliere Andrea Fora (Patto civico) il sistema di accreditamento è datato e serve una revisione totale. Per Valerio Mancini (Lega) l’operato della struttura e la sua importanza per il territorio giustificano un intervento di sostegno adeguato, che permetta di continuare ad operare ad alto livello come ha sempre fatto.