Giulio CherubiniPanicale: il Pd ricandida Cherubini a sindaco. Lo scenario e altre possibili candidature. 

Una scelta per la continuità di progetti e risultati

Il Pd di Panicale ha scelto. Candidato a sindaco per le elezioni comunali di giugno è Giulio Cherubini, che correrà per il terzo mandato, dopo lapprovazione della norma nazionale che ha tolto il blocco delle due elezioni. Lo ha deciso la direzione comunale del partito, in una riunione venerdì scorso. Una scelta che alla fine è sembrata ai dirigenti del partito di gran lunga la più logica, visti anche i corposi obiettivi che Cherubini e la sua giunta hanno messo in piedi e proprio in queste settimane stanno giungendo a maturazione, dai progetti imprenditoriali (filiera del Wood For Greensullo sviluppo sostenibile) con importanti risvolti occupazionali nellarea della vecchia centrale Enel di Pietrafitta. Ivi compresa la realizzazione, in corso, della rigenerazione ambientale, paesaggistica e turistica dellex miniera, attesa da trentanni, con 10 milioni di opere. E, anche, i finanziamenti del PNRR; oltre al prolungamento fino a Tavernelle del metro bus perugino come hub del trasporto pubblico locale elettrico su gomma per tutto il Trasimeno e lOrvietano, tanto per citarne alcuni. Di fronte a questi argomenti, è sembrato alla direzione comunale che altre candidature non avessero lo stesso spessore politico-istituzionale ed eguale capacità di creare unità delle forze politiche del centrosinistra (con le quali il Pd sta già lavorando per una lista comune)L insomma, alte scelte sono sembrate al Pd locale evidentemente meno attrattive di consenso da parte degli elettori. Tutti elementi decisivi in un momento in cui, a livello nazionale come regionale, il centro sinistra cerca con fatica di creare unalternativa coesa alla destra.

Le altre (auto)candidature

Si era autocandidata già da tempo, poi sostenuta però solo da una parte minoritaria del Partito Democratico locale, Ida Calzini, commercialista con varie esperienze in organismi finanziari regionali, ma senza nessun precedente politico. Durante la direzione comunale, Calzini ha abbandonato la riunione quando ha capito dagli interventi dei delegati che la scelta virava decisamente su Cherubini (nella foto). Resta lincognita se Calzini, come pure sembrerebbe aver detto, vorrà comunque concorrere per le elezioni presentando una propria lista, a quel punto senza il sostegno del centrosinistra locale. Un percorso che ricalcherebbe quello già intrapreso da Daniele Torroni, infermiere allospedale di Perugia e già assessore nella giunta Bianco, che da mesi sta lavorando alla propria candidatura. Inizialmente, anche Torroni aveva partecipato per mesi alle riunioni aperte del PD, per capire che aria tirasse e se potesse essere lui il candidato alla successione di Cherubini. Poi, però, di fronte allirrigidirsi dei militanti locali, che non gradivano il lavoro parallelo che nel frattempo egli andava facendo per la propria candidatura anche con esponenti esterni e ostili allamministrazione, Torroni si è messo a lavorare in proprio, a cominciare da alcuni settori del mondo sanitario locale, a cui ha proposto accordi per la fase elettorale. Torroni confidava di non doversi confrontare con il sindaco uscente, ma con un altro candidato. Ora, la legge sul terzo mandato sembra aver spiazzato Torroni che, se si candiderà, dovrà confrontarsi con Cherubini e la sua esperienza decennale alla guida del comune in un contesto nel quale non potrà nemmeno far valere leffetto novità, essendo già stato per sei anni membro dellamministrazione comunale.

Il mandato politico a Cherubini: aprirsi a tutte le espressioni della comunità.

Del resto, come dichiarato da Mattia Melani, segretario comunale del partito, il mandato politico che il PD ha consegnato a Cherubini, è quello di seguire il percorso aperto alla società civile nelle sue più varie articolazioni, che Cherubini ha già ampiamente praticato durante il suo mandato. Ciò, per “comporre la più ampia compagine nelle sensibilità interne ed esterne al Pd”, coinvolgendo soprattutto coloro che, riconoscendosi in un progetto per il territorio, sappiano mettere da parte le loro personali ambizioni e dedicarsi al servizio della comunità.

La destra e gli scenari

In questo scenario, assente ingiustificata è la destra, che sembra ancora lontana dall’aver definito strategie per le comunali. Fonti vicine alla capogruppo Virginia Marchesini dicono che, alla fine, potrebbe essere proprio lei a ricandidarsi, come già fece nel 2019, quando fu sconfitta da Cherubini. Data la fluidità della situazione, c’è anche chi ipotizza che potrebbe alla fine realizzarsi una saldatura, innaturale ma da non scartare a priori, tra Marchesini, Calzini e Torroni, per unire quelle che elettoralmente appaiono come tre debolezze e farne almeno una mezza forza per contendere la sindacatura a Cherubini. C’è chi giura che qualcuno stia già pensando a questa ipotesi, che però dovrebbe mettere d’accordo personalità umanamente e politicamente poco inclini a recitare un ruolo da comprimario, specie dopo essersi già ampiamente esposte circa le loro aspirazioni. Senza considerare che resterebbe poi da definire un programma condiviso e credibile per gli elettori, in una realtà che è ancora provata dopo la crisi del 2008 e la perdita di centinaia di posti di lavoro da parte delle aziende locali. L’ipotesi a tre, dunque, per quanto qualcuno ci lavori, non sembra facile da costruire, ma c’è chi pensa che potrebbe quantomeno realizzarsi la saldatura tra Calzini e Torroni. Ad oggi, tutto sembra ancora possibile a Panicale quanto alle liste alternative a Cherubini e la primavera pre elettorale si annuncia molto calda. La ridiscesa in campo di Cherubini e la continuità di programmi e risultati che implicitamente la ricandidatura richiama, però, costringe qualunque altro candidato ad uscire dalle rivendicazioni di discontinuità all’insegna del solo “anticherubunismo”. Il confronto adesso si sposta inevitabilmente sui contenuti e sulla credibilità politica e personale dei candidati. Un elemento di chiarificazione non da poco, in una realtà in cui, fino alla legge che ha consentito il terzo mandato, il panorama era quello di una lotta per bande intrisa di tatticismi e veleni in cui si parlava poco o niente di contenuti, strategie e capacità.