Il presidente Gori e il coordinatore Fugnanesi scrivono al presidente nazionale Manfredi e all'assessora regionale allo Sviluppo della montagna Meloni
In Umbria, secondo alcune stime, il numero dei Comuni potrebbe scendere drasticamente
(UNWEB) Perugia, – La rimodulazione dei criteri sulla definizione dei Comuni montani preoccupa molto Anci Umbria. La drastica riduzione prospettata infatti, se venisse confermata, metterebbe a serio rischio il futuro di molti enti. Si tratta di Comuni – ad oggi in Umbria sono 69 su un totale di 92 – che usufruiscono del sostegno di incentivi economici, fiscali e sociali, essenziali per tamponare gap strutturali e infrastrutturali.
Per questo motivo nei giorni scorsi Federico Gori, presidente di Anci Umbria, e Giampiero Fugnanesi, coordinatore della Consulta per le Politiche della Montagna, hanno inviato una lettera al presidente nazionale Anci, Gaetano Manfredi, e all'assessora regionale allo Sviluppo della montagna, Simona Meloni, per attenzionare questa situazione.
"A seguito delle recenti comunicazioni provenienti da alcune Anci regionali, - scrivono nel documento - anche Anci Umbria desidera esprimere la propria preoccupazione in merito ai criteri di classificazione dei Comuni montani che la Commissione tecnica, istituita ai sensi dell'art. 2, comma 1, della legge 12 settembre 2025 n. 131, sta definendo. Dalle prime informazioni disponibili, infatti, emerge un'impostazione eccessivamente restrittiva, fondata quasi esclusivamente su parametri altimetrici e di pendenza, che rischierebbe di ridurre in modo significativo il numero di Comuni classificabili come montani, con conseguenze gravi per le aree interne del nostro Paese e, in particolare, per una regione come l'Umbria, dove la morfologia del territorio presenta una complessità orografica diffusa, ma non sempre coincidente con i soli criteri altimetrici".
La lettera prosegue affermando che "tale approccio, se confermato, snaturerebbe la ratio stessa della Legge Montagna, che mira a riconoscere e promuovere le zone montane nel loro insieme, valorizzando le specificità territoriali e contrastando lo spopolamento, la perdita di servizi essenziali e le disuguaglianze economico-sociali che caratterizzano molti piccoli comuni umbri. Inoltre, una definizione restrittiva di 'montanità' rischierebbe di compromettere l'accesso a risorse fondamentali, come il Fondo per la montagna e gli altri strumenti di sostegno previsti dai decreti attuativi, aggravando le disparità già esistenti tra territori".
Da questi presupposti nasce l'appello di Anci Umbria che, prima dell'espressione del parere in sede di Conferenza Unificata, chiede che "si apra un confronto approfondito e condiviso con le Anci regionali e con i delegati nazionali, così da garantire una posizione unitaria e realmente rappresentativa delle esigenze dei territori".
La lettera si conclude con l'auspicio di un coordinamento a livello nazionale che "garantirebbe un maggiore sostegno alle preoccupazioni dei comuni montani" e con la disponibilità "per ogni utile contributo e confronto".
