Notte di Natale 2025 1(UNWEB) Spoleto. “Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta, ... perché oggi è nato per noi il Salvatore”. Sono le parole del Salmo 95 che è risuonato in tutte le chiese la Notte di Natale per annunciare a tutti la grande gioia della nascita di Cristo Signore. A Spoleto l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha presieduto la Messa della Notte nella Basilica Cattedrale, gremita di fedeli. Con il Presule hanno concelebrato i sacerdoti della Pievania di S. Ponziano e la liturgia è stata animata dalla corale della Pievania diretto da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Presente il vice sindaco della Città di Spoleto Danilo Chiodetti.

Veglia in preparazione della Messa della Notte e proclamazione della Kalenda. Prima della Messa c’è stata una veglia di preparazione, con l’ascolto di alcuni testi dell’Antico Testamento che annunciano la venuta del Cristo Salvatore. È stata anche proclamata la Kalenda, testo poetico preso alla data del 25 dicembre del Martirologio Romano, che presenta alcuni riferimenti storici e geografici per indicare la centralità della Natività del Signore nella vita dell’umanità e nella storia del mondo.

Nella liturgia è risuonato l’annuncio “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini”. L’Arcivescovo ha sottolineato che l’annuncio è «per chi pernotta accanto al letto di un malato, ascoltando il respiro di un coniuge, prendendosi cura di un figlio piccolo. L’annuncio è per chi - oggi come allora - vive notti che sembrano non finire più, segnate dal dolore, dal dubbio, dalla solitudine, dalla rassegnazione; è per chi vive sotto le bombe, per chi attraversa il mare nella paura, per chi non trova posto nelle nostre case e nelle nostre coscienze. L’annuncio è per chi rimane sveglio nel buio a “fare la guardia al suo gregge”: custodisce cioè la sua famiglia perché possa rimanere unita, perfeziona un progetto perché possa realizzarsi, si fa in quattro per reggere quel che è stato costruito, o semplicemente rimane fedele un giorno dopo l’altro alle persone e alle cose che gli sono state affidate. L’annuncio è per noi che, come i pastori, rischiamo di farci vincere dal turbamento di fronte a quello che non conosciamo, che disturba le nostre abitudini e ci fa uscire dalle nostre sicurezze, e così non ci lasciamo avvolgere dalla luce del nuovo e dell’inedito. Ma un tale annuncio deve essere anche sulle nostre labbra, perché siamo noi oggi gli angeli inviati a dire a tutti, con le parole ma soprattutto con la vita, che Dio viene e rimane con noi, Emmanuele. E questa notizia ci spinge a dare coraggio, a comprendere e accompagnare le paure, ad osare la gioia».

Messe nel Giorno di Natale. La mattinata del 25 dicembre si è aperta per mons. Boccardo con la visita all’Hospice “La Torre sul Colle” di Spoleto, dove ha celebrato la Messa, ha incontrato i malati, i loro familiari e il personale medico e paramedico. Con paternità e prossimità, in una celebrazione familiare, lontana dal clamore mediatico, mons. Boccardo ha ripetuto con forza l’annuncio del Natale: “Oggi è nato per noi il Salvatore”. Questa parola raggiunge ogni uomo, in ogni condizione di vita ed è un annuncio di speranza specialmente per quanti soffrono nel corpo. Alle 11.30, poi, il Presule ha presieduto il solenne pontificale in Duomo. Molti i fedeli presenti, tra cui il vice presidente del Consiglio comunale Sergio Grifoni. Nell’omelia l’Arcivescovo ha sottolineato come in questo Natale ci sia ancora troppa violenza. «Ferite invece che suture; vendette invece che ricomposizioni. Viviamo in un mondo di violenza, che serpeggia e si diffonde e si alimenta anche nel quotidiano di persone comuni. L’aggressività e il risentimento sono ormai dominanti nel discorso pubblico, dove non vi è più alcun pudore nel fare ricorso ogni giorno ad espressioni di rancore e, quindi, di distruzione. E non possiamo negare che anche il parlare privato è ormai denso di flutti di tensione e di prepotenza. Le nostre parole, le parole del nostro tempo, ai vari livelli, sono spesso divenute parole di morte, che generano gesti di morte. Eppure, di altre parole abbiamo sete, abbiamo desiderio: di parole di vita. Parole che edificano, che costruiscono, che allacciano e non strappano, che saldano e non fratturano, che siano di consolazione e non di desolazione. Di queste parole il nostro dire - sia pubblico che sia personale, intimo - avrebbe necessità. Ma dove le possiamo trovare?». Nel Cristo Bambino, Parola che il Padre dona. «Solo questo Bambino potrà salvarci», ha scandito con chiarezza mons. Boccardo. Poi, il Presule ha invitato i tanti fedeli presenti ad essere sinceri: «Il Natale che il Vangelo racconta è una nascita di rifiuto, di scarto, di povertà, di violenza: un parto in un luogo disagevole, lontano da casa, dopo aver avuto il divieto di accesso a uno spazio di sollievo. Come molti ammalati, abbandonati per ore e anche per giorni nei corridoi dei reparti di pronto soccorso; come molti anziani, condannati alla nostalgia e alla solitudine; come molti profughi che attraversano il Mediterraneo e si vedono rifiutata accoglienza e solidarietà; come molte persone, che da mesi, da anni sono private della serenità, della salute, della famiglia... e anche della vita. Chi verrà incontro agli uomini sprofondati negli abissi del male?». Cristo Gesù che dirà al mondo intero: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8, 12).

 

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