25 novembre img1 GMViolenzadonne(ASI) Perugia. Tra le innumerevoli iniziative organizzate nell’ambito della Giornata internazionale della violenza sulle donne 2015, si è tenuto lo scorso 24 novembre alla Sala della Vaccara, l’incontro, promosso dal Comune di Perugia e dal Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, con la professoressa Maria Giuseppina Pacilli, autrice del libro “Quando le persone diventano cose: corpo e genere come uniche dimensioni di umanità”.


L’incontro è stato aperto dall’assessore alle Pari opportunità del Comune, Edi Cicchi, che ha evidenziato come il problema della violenza di genere non coinvolga solo le donne ma anche i minori presenti in famiglia, con ripercussioni drammatiche. “Molti degli uomini che usano violenza contro le donne -ha precisato l’assessore- l’hanno subita da bambini o hanno assistito alla violenza perpetrata dal padre nei confronti della madre. Ci sono molte forme di violenza contro le donne, tutte basate sull’oggettivazione sessuale della donna stessa. Bisogna, dunque -ha concluso- diffondere consapevolezza e informazione e impegnarci per una certezza della pena, perché le donne che subiscono violenza e vogliono denunciare si possano sentire garantite, protette e rispettate”.
Proprio per queste donne oggi sono numerosi gli strumenti a disposizione nella nostra regione, come ha orgogliosamente precisato la presidente del Centro Pari Opportunità della Regione Daniela Albanesi. “Il 90,4% delle violenze -ha detto- sono violenze domestiche, ovvero che avvengono nell’ambito della “normalità” dei rapporti. Se nel 2003 le donne che si sono rivolte al Telefono Donna di Perugia e Terni sono state 250 (165 a Perugia e 85 a Terni), dieci anni dopo erano già salite a 630 (444 a Perugia e 186 a Terni). Nel 2014, a seguito dell’ampliamento del servizio telefonico nelle 24 ore, dell’apertura di punti d’ascolto in tutta la regione e di Centri antiviolenza nei due capoluoghi di provincia e ad Orvieto nonchè delle case protette, le segnalazioni sono aumentate a 551 contatti a Telefono Donna -a cui si devono aggiungere i 274 contatti del servizio telefonico esteso oltre i normali orari- 75 segnalazioni presso i punti di ascolto e oltre 150 sono state le donne che si sono rivolte direttamente ai centri anti violenza. Per il 2015 -ha proseguito ancora la Presidente Albanesi- dall’inizio dell’anno ad oggi abbiamo avuto 232 chiamate a Telefono Donna di Perugia, 104 a quello di Terni, 196 al servizio esteso h24, 35 segnalazioni ai punti di ascolto, mentre ai CAV si sono rivolte 154 donne a Perugia, 103 a Terni e 26 a Orvieto, in totale oltre 850 segnalazioni di violenza di genere.”
Il punto è che, fortunatamente, non sono tanto aumentati i casi di violenze, quanto piuttosto, è maturata la consapevolezza delle vittime nei confronti di se stesse e la conoscenza di tutti quei servizi di supporto a disposizione per uscire dal dramma. Sono infatti sempre di più anche le donne che, una volta, denunciata la violenza subita, decidono di portare avanti il percorso verso la liberazione. Oggi in Umbria, la loro percentuale è intorno al 63% rispetto alle segnalazioni.
“Tuttavia -ha concluso la Presidente del Centro PO- c’è ancora molto da fare, se si pensa che il sommerso è ancora intorno al 90%. E’ necessario mettere in rete professionisti adeguatamente formati in grado di dare risposte certe e univoche alle vittime di violenza. Ma soprattutto dobbiamo agire sul piano culturale, dare consapevolezza, fornire informazioni e responsabilizzare uomini e donne, poiché sappiamo bene che c’è una stretta correlazione tra l’oggettivazione sessuale della donna e la violenza di genere”.
Proprio sul concetto di oggettivazione sessuale si è concentrato, infine, l’intervento della dottoressa Pacilli che sull’argomento ha scritto anche un libro, dal titolo “Quando le persone diventano cose: corpo e genere come uniche dimensioni di umanità”. La violenza, secondo quanto spiegato dalla psicologa, è espressione di una matrice socioculturale che si evidenzia non solo in quella che la Pacilli stessa ha chiamato la “violenza dell’occhio pesto”, ma anche in molti altri tipi di violenza, anche meno evidenti. Basta guardare le immagini che ci propongono continuamente tv, internet, cinema e video giochi: donne mercificate, paragonate a oggetti o come tali usate e proposte, la loro identificabilità con alcune parti del loro stesso corpo, quelle più smaccatamente di richiamo sessuale, e non nella loro interezza di essere umano. In questa visione la donna è vista come un oggetto, uno strumento. Ci sono studi scientifici che comprovano come negli uomini che guardano una donna sessualmente oggettivata, si attivano le stesse aree del cervello di quando guardano un oggetto qualsiasi. “E’ evidente che questi uomini non si preoccupino di usare violenza verso una donna, per loro è come rompere una matita”.
Come contrastare questa cultura della violenza? “Decostruire questi stereotipi di genere -ha sostenuto la dott.ssa Pacilli- può aiutare a reagire alle immagini oggettivanti che quotidianamente ci propongono i media. In altri termini, vanno contrastate queste forme di sessismo e di discriminazione tra uomo e donna, che possono diventare pericolose. La donna deve recuperare la sua dignità femminile attraverso ”investimenti identitari” numerosi e diversi, con il fine di evitare di mettere in pericolo la propria persona”.

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