Messa Vescovo a S. Pellegrino Il Presule ha avuto un colloquio con il Ministro Dario Franceschini per fare il punto sul patrimonio artistico, seriamente compromesso, del territorio nursino.

(ASI) Spoleto. «Dinanzi ad una calamità quale il terremoto siamo tutti piccoli, peni di domande e di perplessità, senza parole. Sono qui per dirvi che non siete soli, che c’è una bella rete di solidarietà e di condivisione». È quanto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha detto all’inizio dell’omelia della Messa celebrata il pomeriggio di venerdì 26 agosto scorso a S. Pellegrino di Norcia, nel tendone dove le persone si ritrovano per colazione, pranzo e cena. «Tutto quello che come Chiesa possiamo fare lo faremo, ad iniziare dalla “ricostruzione” delle persone», ha garantito il Presule agli abitanti, circa 150 che ora vivono nella tendopoli allestita dalla Protezione civile, della frazione più lesionata dal sisma, insieme a Castelluccio, del comune di Norcia. Mons. Boccardo, dopo aver ricordato nelle preghiere dei fedeli le vittime del terremoto nelle Marche e nel Lazio, ha esortato i presenti a rimanere ancorati alla fede, all’unica roccia che non crollerà mai, Gesù. L’Arcivescovo, accompagnato dai Vigili del Fuoco, si è recato ancora una volta in visita al centro del paese, considerato zona rossa e quindi pericolosissima: ha osservato i resti del campanile crollato con la scossa della mattina del 25 agosto e le abitazioni ancor più lesionate rispetto alla precedente visita del 24 agosto. «Quando abbiamo avvertito la scossa del 25 mattina – ha raccontato con le lacrime agli occhi un uomo al Vescovo – siamo corsi alla chiesa e abbiamo visto il campanile crollato e le campane sopra le macerie. Ci siamo avvinati, abbiamo preso il batacchio di una di esse e per l’ultima volta abbiamo sentito quel suono che dal 1894 ha scandito lo scorrere del tempo». In accordo con la Curia Arcivescovile di Spoleto le campane sono state messe al sicuro nei fondi di una delle case fuori dal centro del paese, tra le meno lesionate. Mons. Boccardo prima di lasciare S. Pellegrino ha salutato e ringraziato i numerosi volontari della Protezione civile e le forze dell’ordine che stanno gestendo nel migliore dei modi l’emergenza.
La seconda intera giornata del Presule tra le zone terremotate era iniziata con un sopralluogo alle chiese della città di Norcia più lesionate - la concattedrale di S. Maria, la basilica di S. Benedetto e l’Addolorata a Norcia; la chiesa di Avendita, quelle di Agriano, quella di Fogliano e l'Abbazia di S. Eutizio a Preci – con il sottosegretario al Ministero dell’Interno Gianpiero Bocci e i vertici della Soprintendenza regionale. Tutte, ufficialmente, sono state dichiarate inagibili. E nella patria natale di S. Benedetto non c’è più un luogo di culto dove la comunità possa ritrovarsi per pregare. La Caritas diocesana di Mantova, allora, ha messo a disposizione una tensostruttura che fungerà da centro pastorale e che verrà posizionata sulla pista di pattinaggio antistante le scuole primarie e dell'infanzia, mentre un’altra sarà montata a S. Pellegrino. La parrocchia è parte attiva nello spazio di svago creato dal Comune presso il campo di calcetto, dove è allestito uno dei campi di accoglienza, per ascoltare la gente, per abbracciarla, per incoraggiarla a guardare al domani con speranza, per dire semplicemente “ci siamo". Mons. Boccardo nel corso della mattinata ha avuto un colloquio telefonico con il ministro per i Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini al quale ha illustrato la situazione criticissima del patrimonio artistico nursino. «Ho chiesto al Ministro – riferisce il Presule – di seguire da vicino la situazione e di sostenerci nella ricostruzione. Ho trovato nel titolare del MiBACT comprensione e disponibilità». Altro importante incontro è stato quello che l’Arcivescovo ha avuto, presso il monastero S. Antonio delle Benedettine, con i direttori delle Caritas diocesane dell’Umbria. «Grazie – ha detto loro - per essere venuti a Norcia a due giorni dal terremoto, mentre la terra continua a tremare. La nostra gente è messa nuovamente a dura prova, ma sa di poter contare sulla solidarietà e vicinanza di tutte le Chiese dell’Umbria, oggi qui rappresentate da voi e dai vostri collaboratori. E questo è un bel segno di comunione ecclesiale». A presentare alla Delegazione Caritas Umbria la situazione è stato il parroco della concattedrale di Norcia don Marco Rufini: «La nostra gente è atterrita e poco lucida in questo momento ed è stato drammatico per molti, soprattutto anziani, lasciare la propria casa. Abbiamo alcune decine di famiglie che non hanno più nulla, consapevoli di dover far venire una ruspa per spianare tutto. Dobbiamo essere vicini a quanti non potranno più tornare nelle loro abitazioni». Nei prossimi giorni la Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, dopo aver fatto il punto con la Protezione civile, comunicherà le modalità di una presenza stabile al fianco della gente, ad iniziare soprattutto dal momento in cui l’emergenza cesserà, i sopralluoghi saranno terminati e i riflettori spenti.