convegno fontana maggiore 23 rotaryFranco Moriconi, presidente Rotary Club di Perugia: "L'attenzione per questo simbolo della città resterà viva"

(UNWEB) Pubblico numeroso e attento nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, a Perugia, per il convegno sulla Fontana Maggiore che si è svolto il 23 giugno. Così il Rotary Club di Perugia ha voluto celebrare la riconsegna del monumento alla città dopo il restauro di una delle dodici protomi della vasca superiore, un intervento finanziato nell’ambito del progetto Art Bonus.

Ad aprire l’incontro, i saluti del presidente del club, Franco Moriconi. “La nostra associazione, nata nel 1936 come secondo Rotary d’Italia, sotto la presidenza di Romeo Gallenga Stuart – ha ricordato il professore – si fonda sull’idea del servizio. Ringrazio il consiglio direttivo e tutti i soci che hanno collaborato al progetto per la tutela di un’opera d’arte così rilevante per Perugia. Mi auguro che a questo incontro ne seguano altri e mi impegno a fare di tutto affinché si possa intervenire ancora, anche coinvolgendo altri soggetti, per valorizzare la Fontana Maggiore, sempre nello spirito del servizio alla comunità”.

L’assessore alla cultura del Comune di Perugia, Leonardo Varasano, ha ringraziato il Rotary per “la generosità, lo slancio e la sensibilità dimostrati a fronte di una necessità impellente, quale il restauro della protome distaccata, ma anche per la volontà di approfondire il valore del nostro monumento più identitario. Gesti esemplari, questi, che resteranno nella storia di Perugia”. Un ‘grazie speciale’ è stato rivolto a Alberto Grohmann, uno dei relatori, iscritto nell’albo d’oro lo scorso 20 giugno. Citando un “cantore della peruginità” come Claudio Spinelli, Varasano ha ricordato che la fontana è ‘la regina della piazza, il nostro sentimento, una di casa”, ma anche, attingendo stavolta al filosofo Anselm Grün, “la nostra patria, che risiede negli odori che assorbiamo da bambini così come nelle immagini iconiche della città”.

“Perugia ha molti landmark, ovvero pietre miliari, ma la Fontana, frutto della collaborazione tra culture diverse e prodotto moderno per la grande fiducia nel domani che rispecchia, li riassume tutti”, ha aggiunto Emidio De Albentiis, direttore dell’Accademia di Belle Arti, che ha moderato il dibattito.

Alberto Grohmann, professore emerito dell’Università degli studi, ha quindi ricostruito il periodo a cavallo fra il ‘200 e il ‘300, il più fortunato della città, basato sulla difesa del diritto, sull’ordine e sull’abbondanza delle risorse, quello in cui Perugia seppe pensare a grandi progetti che avessero una vita futura, come l’Università e l’Ospedale. Guidando il pubblico in un viaggio ideale, a partire dalla “platea magna” dell’inizio del ’200, spazio sterrato ove si affacciavano una cattedrale ed edifici dall’aspetto diverso rispetto a quello attuale, Grohmann ha parlato dello sviluppo di una città dinamica, in cui si muoveva “una infinità di soggetti” e di cui il ceto medio fece la fortuna dando impulso alla costruzione dell’acquedotto e alla realizzazione della “più bella delle fontane medievali”.

L’ingegnere Lucio Ubertini, Unesco Chair Holder Water Resources Management and Culture – Università La Sapienza, si è concentrato sull’acquedotto medievale, dopo aver ringraziato i numerosi esperti con cui si è confrontato per intervenire su un tema divenuto oggetto di una letteratura di grande ampiezza. “Spero che a questa giornata seguiranno altri eventi e progetti utili per mantenere e conservare sia la Fontana sia l’acquedotto medioevale, insigne opera d’arte e di scienza dell’ingegneria idraulica”, ha auspicato.

“La Fontana Maggiore di Perugia – ha poi detto Mirko Santanicchia, docente di storia dell’arte medievale dell’Università degli studi – dopo oltre 700 anni resta il fulcro della piazza cittadina e ci mostra ancora quelle ‘cose meravigliose’ richiamate dall’iscrizione in versi, presentandosi come una summa dei saperi medievali”. Per Santanicchia, il progetto d’insieme, i marmi e i bronzi costituiscono uno dei massimi capolavori nel panorama artistico dei secoli finali del medioevo, cui Nicola e Giovanni Pisano, i più geniali scultori del momento, insieme alla perizia tecnica di fra Bevignate e di Rubeus, hanno dato magnificamente forma. Un’opera che testimonia, insieme alla fontana, detta degli Assetati, realizzata negli stessi anni da Arnolfo di Cambio e non più in situ, una fase di grande fervore sul piano politico, economico, sociale e culturale. Il docente ha anche richiamato “un grande scampato pericolo”: “Risale al 1822 un progetto che prevedeva di smontare la Fontana per costruirne una più moderna, episodio che insegna a non perdere mai di vista le risorse che costituiscono la vera anima della città”.

Al restauratore Giacomo Perna è stato affidato il compito di illustrare l’ultimo intervento eseguito sulla Fontana. “Una delle protomi zoomorfe di bronzo – ha spiegato – si era distaccata perdendo la sua funzione di canalizzazione dell’acqua dalla vasca superiore a quella inferiore. Il restauro ha previsto la rimozione dei prodotti di corrosione cristallini e polverulenti del rame misti a concrezioni carbonatiche, date dal percolamento dell’acqua meteorica e della fontana stessa. Il metallo è stato poi trattato per realizzare una protezione stabile e limitare gli interscambi tra metallo e ambiente esterno. La protome, a restauro concluso, è stata ricollocata nella posizione originaria creando un innesto con un tubolare di rame di nuova fattura inserito in quello preesistente”. Operazioni “completamente reversibili e nel completo rispetto dei materiali originali”. Perna ha tuttavia sottolineato l’importanza della “prevenzione e conservazione”, attraverso una manutenzione periodica, per evitare gli stress che lo stesso restauro reca a un’opera d’arte.

“Il convegno ci ha offerto un dono pari a quello del restauro – ha concluso il sindaco di Perugia, Andrea Romizi – I beni, infatti, si recuperano anche nella conoscenza e nella memoria. Così, oggi ci siamo riappropriati del significato della Fontana Maggiore e di una luminosa Perugia del passato che ancora chiama a nuove sfide. E, dopo l’iniziativa del Rotary, siamo ancora più consapevoli dell’importanza di strumenti come Art Bonus, che coinvolgono la cittadinanza nello sforzo di strappare al degrado e all’abbandono i nostri beni comuni”.