Nuccuarelli(ASI) – Intervista esclusiva al professor Franco Ivan Nucciarelli, docente in varie istituzioni d’Italia con esito finale alla facoltà di Lettere dell’università di Perugia. Consigliere comunale di Perugia, eminente studioso ed esperto di storia, nonché anima ed autore di una coinvolgente lezione di storia tenuta durante la presentazione di “Progetto 1416”.

Il professor Nucciarelli spiega perché la figura di Andrea Braccio Fortebraccio sia a tutti gli effetti da considerarsi come quella del “più grande perugino di tutti i tempi”, il lascito del valente condottiero alla città e come esso sia ancora parte integrante di quest’ultima.


-Perché la figura di Andrea Braccio Fortebraccio al centro di “Progetto 1416”, è una figura di fondamentale importanza, non solo per la città di Perugia, ma per tutta l’Italia?


-Si tratta del condottiero più famoso del suo tempo. Come d’uso a quei tempi, anche se a noi può lasciarci un po’ perplessi, anche sconcertati, combatteva per la chiesa, contro la chiesa, per Firenze, contro Firenze. Ma ha giocato un ruolo importantissimo nello scacchiere politico del tempo. Le compagnie di ventura erano quelle che decidevano poi gli spostamenti politici. Si considera importante perché ha combattuto in Umbria, in Toscana, nelle Marche, in Romagna, in Emilia, in Abruzzo, in Campania, in Calabria, in Puglia, e a Roma, dove entrò vincitore e questo gli valse la scomunica, lei capisce che ha avuto un influsso sull’Italia centromeridionale e su sette – otto regioni. Quindi non è un capitano di ventura con un raggio d’azione ridotto a Perugia e dintorni. Se lei pensa che ha conquistato Bologna la quale per farlo andar via gli dovette dare 180.000 fiorini, ossia una somma astronomica con i quali lui mise poi insieme un esercito con cui conquistò Perugia. Poi è importante perché la vittoria di Sant’Egidio, che lo rese Signore di Perugia, avviò quel procedimento di abbandono della forma comunale, l’inizio dell’assunzione della forma di signoria, e poi, successivamente, del principato, che condurrà infine al rinascimento. Tutte queste altro non erano che riforme tipiche della politica del rinascimento. Purtroppo arrivò nel 1416, morì nel 1424, durò quindi solo 8 anni. Perciò il solco che aveva iniziato a scavare nella vita della città rimase solo allo stadio iniziale però le memorie che ha lasciato, come ad esempio il Sodalizio di San Martino, tra le prime istituzioni nel suo genere, testimoniano che nella memoria dei perugini è ancora vivo. Si veda la commessa di Bruno Buitoni senior che commissionò a Salvatore Fiume il quadro ad oggi esposto a Palazzo Donini, sede della Regione, che lo dipinse nel 1949.


- Parlando della storia passata è corretto dire che se la sua opera fosse più a lungo, anziché fermarsi ai soli 8 anni, la storia nazionale e quella città avrebbero avuto tutt’altro corso?


- Certo. Se lui avesse vinto a L’Aquila, sarebbe divenuto signore anche di una parte considerevole del Regno di Napoli. Purtroppo li il problema è che se lo contendevano il Regno di Napoli, gli Angioini e gli Aragonesi. Ci fu una battaglia. Alfonso d’Aragona la perse, tornò in Spagna, e quindi Braccio si sentì isolato. Ma se fosse rimasto Braccio il papa non sarebbe entrato a Perugia. Il papato ci mese del tempo per entrare nella città. Tutto il ‘400 fu un progressivo avvicinamento che porta al 1540, all’arrivo di Paolo III e quindi alla presa di Perugia da parte dello Stato Pontificio. Probabilmente se Braccio avesse creato un signoria solida da lasciare al figlio, o al nipote, come fecero gli Estensi a Ferrara, e i Gonzaga a Mantova, noi avremmo avuto la signoria dei Fortebraccio che sarebbe diventato un ducato, come Mantova, Parma, Piacenza, Modena, Reggio, ecc... Quindi, molto probabilmente saremmo arrivati al risorgimento con uno stato autonomo poiché lui era signore, oltre che di Perugia, anche di Todi, Terni, Orvieto, Narni, Spoleto e Montone, ossia tre quarti dell’attuale Umbria.


- Parlando di Montone, la storiografia lo ricorda con l’appellativo “da Montone”. Perciò questo tale personaggio ha ricevuto alcune critiche legate alla sua presunta non appartenenza alla città. Questo non indebolisce la su figura e il “Progetto 1416”?


- Assolutamente no. Tempo fa qualcuno mi disse proprio questa cosa contestandomi la validità della sua opera per la città e in quell’occasione infatti pensai “Ecco. Evviva la bestia”. Fortebraccio era di Perugia. Lui è nato nel rione di Porta Sant’Angelo da una mamma perugina della famiglia Montemelini, di antichissime origini perugine, e il padre era già cittadino di Perugia. Scusi allora sono straniero anche io. Mamma e papà erano toscani. Io sono nato a Perugia ma a venti giorni mi riportarono in Toscana. Io non mi sento straniero sebbene abbia i genitori fiorentini. Io sono nato qui e poi ci ho passato la vita. Lui nacque a Perugia da due cittadini perugini. Di Montone erano i signori. C’erano due famiglie principali, gli Olivi e i Fortebraccio, che erano nemici. Dopo un po’ di tempo, quando Braccio era già adulto, l’antipapa Giovanni XXIII, lo nominò conte di Montone. Ma questo altro non è che un predicato nobiliare. Lui era cittadino perugino.


-Parlando del suo ricordo e della sua eredità. La prima storiografia che fu fatta risale a cento anni dopo la sua morte, e si tratta di un opera scritta con alcuni artifici volti a metterne in cattiva luce la fama. A tutt’oggi non esiste dunque una storiografia ufficiale e completa senza faziosità?


- No non esiste. Esistono vari libri, tra cui i due libri di Marco Rufini, mio buon amico ed eccellente studioso. Si tratta per lo più di opere molto interessanti e ben scritte, ma non si possono considerare dei saggi critici con una ricca biografia contenente note e citazione di documenti. Quindi manca una ricognizione delle fonti storiche e dei documenti d’archivio che poi è quella che io ho cominciato a fare in vista di questo progetto.


-Si potrebbe dire che quella prima biografia che fu scritta fu una sorta di tentato sabotaggio alla figura di Fortebraccio?


-Sabotaggio? La parola è forse un po’ eccessiva. Ma i Baglioni, che poi diventano nascostamente “cripto-signori” di Perugia, poiché la loro non fu mai una signoria ufficiale, a causa dell’azione di Braccio videro ritardata di decenni la loro azione di presa del potere. Arrivarono infatti solo dopo Fortebraccio. Quindi ce l’avevano con lui. Quindi quando Campano, lo fa sulla spinta di nemici di Fortebraccio. I Testimoni oculari ormai non c’erano più. Molte cose furono travisate. Alla realtà si è poi aggiunta la fantasia e la leggenda, fino a produrre un opera, sicuramente interessante, che si legge volentieri ma che dice cose non esatte.


-Il prossimo anno ricorreranno i 600 anni esatti dalla presa di Perugia. Come mai a distanza di così tanto tempo è ancora così importante la sua figura per la cittadinanza?


- Perché lei pensi che Perugia, tra il ‘300 e il ‘400, ha subito la dominazione dell’Abate di Monmaggiore, Biordo Michelotti, Giangaleazzo Visconti duca di Milano, Ladislao d’Angiò re di Napoli; Perugia era una città disperata e disorientata che letteralmente mendicava un capo. Arriva Braccio Fortebraccio, fa degli statuti tutt’ora conservati negli archivi leggibili e controllabili, però rispettosi anche della struttura comunale. Braccio non venne e fece a pezzi tutte le strutture preesistenti. Pensi che Cambio, Mercanzia, e altre simili istituzioni le trova e le lascia. Lascia la struttura comunale pur divenendo un signore che assicura alla città pace, stabilità, equilibrio e benessere. Infatti, a testimonianza di ciò, avviò anche una grande opera di costruzioni. Costruisce uno scolmatore che porta via l’acqua del lago Trasimeno nell’Anguillara e poi nella Caina che impedì finalmente le esondazioni del Trasimeno. Costruì le “Briglie di Braccio” in via Ripa di Meana che a tutt’oggi sostengono tutte le costruzioni che vanno sul “sopramuro” fino a Piazza Matteotti. Si tratta del signore rinascimentale che affida la ricerca del consenso del plauso della cittadinanza a queste grandi opere. Chiaro è che 8 anni sono pochi, ma nonostante questo ha lasciato una traccia più che tangibile nella città ed ha fatto si che arrivasse sulla soglia di diventare capitale di un grosso stato in Italia centrale. Quindi un perugino moderno deve riconoscere che un momento di grande gloria nella plurimillenaria storia perugina, è dovuto a Braccio Fortebraccio.


Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia