ConfcommercioUmbriaIl presidente Mencaroni: "Fenomeno da arginare con urgenza, perché danneggia imprese e lavoratori. Proporremo un incontro con i sindacati dei lavoratori per definire azioni comuni"

(UNWEB) In Italia sono oltre mille i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati al CNEL, ma solo una parte è sottoscritta da organizzazioni realmente rappresentative. A preoccupare è soprattutto la proliferazione dei cosiddetti contratti pirata, siglati da sigle minori e applicati a centinaia di migliaia di lavoratori, con condizioni nettamente peggiorative rispetto ai contratti leader di settore, come il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi firmato da Confcommercio.

Il fenomeno riguarda anche l'Umbria. Secondo i dati resi noti oggi dall'Ufficio Studi di Confcommercio, sono 1.515 i lavoratori umbri oggi impiegati con contratti pirata, pari al 2,3% degli occupati nei settori interessati del terziario, commercio, turismo e pubblici esercizi (oltre 65.000 dipendenti totali). Un fenomeno che si concentra soprattutto in ambiti strategici come il commercio e il turismo, pilastri dell'economia regionale.

Nella graduatoria 2024 delle provincie meno virtuose, secondo la percentuale di dipendenti con contratti "pirata" sul totale delle attività economiche corrispondenti, che vede al primo posto Vibo Valentia (26,46%) dove un lavoratore su quattro ha un contratto "pirata" e all'ultimo Treviso con 0.37%, la provincia di Terni si colloca al 42° posto con 2,9% e quella di Perugia al 48° con 2,11%.

L'Umbria, insomma, fa meglio della media nazionale, che è di 3,51%, ma non basta.

I contratti pirata riducono infatti salari e tutele dei lavoratori – fino a quasi 8.000 euro lordi annui in meno rispetto al CCNL Confcommercio – ma creano anche un grave squilibrio competitivo: le imprese corrette si trovano penalizzate da chi risparmia sul costo del lavoro. Ne derivano concorrenza sleale, dumping contrattuale e un indebolimento complessivo del tessuto produttivo.

"I contratti pirata – sottolinea il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – non fanno bene a nessuno: danneggiano i lavoratori, privano le imprese corrette di condizioni eque di mercato e minano la qualità complessiva dell'occupazione. Serve intervenire con urgenza, rafforzando il principio della rappresentatività e promuovendo contratti collettivi di qualità che garantiscano tutele adeguate e welfare integrativo. Confcommercio Umbria ha già iniziato a confrontarsi con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e a breve proporrà un incontro per definire azioni comuni di contrasto a una piaga che rischia di estendersi ulteriormente anche nella nostra regione".

Principali effetti del dumping

I contratti-pirata riducono significativamente diritti e tutele dei lavoratori, creano dumping salariale e normativo, incentivano concorrenza sleale (le imprese corrette sono penalizzate perché devono competere con chi risparmia sul costo del lavoro). In altre parole, riducono la qualità dell'occupazione basandola, sostanzialmente, sul taglio delle condizioni di lavoro.

A titolo di esempio, i lavoratori a cui vengono applicati questi contratti si trovano con:

             salari ridotti (fino a quasi 8.000€ di retribuzione annua lorda in meno rispetto al CCNL Confcommercio)

             integrazioni per malattia o infortunio ridotte (al 20-25% contro il 100% del contratto Confcommercio)

             meno ferie, permessi e scatti di anzianità

             indennità ridotte o assenti

             orari lunghi senza compensazioni

             flessibilità accentuata senza garanzie

             carenza o totale assenza di molte forme e strumenti di welfare, come la sanità integrativa e la previdenza complementare.

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Dipendenti "pirata" in % dipendenti totali attività economiche corrispondenti 2024

Vibo Valentia 26,46
Cosenza 13,51
Palermo 12,84
Lecce 12,57
Trapani 10,56
Isernia 10,08
Salerno 9,71
Sud Sardegna 9,59
Caserta 9,51
Catanzaro 9,36
Siracusa 9,36
Reggio di Calabria 8,74
Napoli 8,08
Caltanissetta 8,07
Ragusa 7,89
Avellino 7,81
Catania 7,23
Roma 7,04
Frosinone 6,68
Brindisi 6,50
Bari 6,38
Messina 6,35
Viterbo 6,20
Nuoro 6,17
Matera 6,15
Benevento 5,77
Taranto 5,71
Enna 5,54
Campobasso 5,42
Agrigento 5,22
Crotone 5,18
Rieti 5,10
Chieti 4,66
Foggia 4,29
Pescara 4,23
Barletta-Andria-Trani 4,06
Latina 4,00
L'Aquila 3,93
Teramo 3,71
Potenza 3,50
Grosseto 3,23
Cagliari 3,04
Terni 2,96
Massa-Carrara 2,64
Sassari 2,30
Milano 2,18
Fermo 2,16
Lucca 2,14
Perugia 2,11
Oristano 1,76
Pisa 1,71
Livorno 1,70
Prato 1,70
Torino 1,66

Rovigo 1,58
Vercelli 1,48
Macerata 1,42
Verona 1,38
Firenze 1,37
Savona 1,35
Ascoli Piceno 1,35
Cremona 1,33
Monza e della Brianza 1,29
Udine 1,26
Bologna 1,25
Sondrio 1,14
Trieste 1,08
Arezzo 1,07
Pavia 1,06
Pistoia 1,05
Venezia 1,02
Brescia 1,02
Novara 0,97
Mantova 0,97
Rimini 0,96
Siena 0,96
Alessandria 0,93
Lecco 0,89
Trento 0,88
Ancona 0,86
Pesaro e Urbino 0,86
La Spezia 0,84
Modena 0,84
Reggio Emilia 0,84
Ravenna 0,83
Varese 0,82
Ferrara 0,80
Valle d'Aosta 0,79
Parma 0,77
Gorizia 0,76
Vicenza 0,75
Pordenone 0,74
Verbano-Cusio-Ossola 0,73
Genova 0,67
Piacenza 0,65
Bergamo 0,64
Lodi 0,62
Como 0,62
Cuneo 0,62
Padova 0,60
Forlì-Cesena 0,57
Asti 0,55
Imperia 0,51
Belluno 0,49
Bolzano 0,44
Biella 0,39
Treviso 0,37

Elaborazione Ufficio Studi Confcommercio