confcommercioperugia“Bene l’azione della Guardia di Finanza che nella provincia di Perugia ha appena scoperto 3 falsi circoli, con 1,5 milioni di euro non dichiarati e 150 mila euro di Iva evasa”

(UNWEB) Perugia. Anche l’Umbria aderisce alla Giornata di mobilitazione nazionale “Legalità mi piace”, indetta da Confcommercio per promuovere e rafforzare la cultura della legalità, che si chiuderà oggi a Roma con l’intervento del ministro dell'Interno Angelino Alfano.

“Anche l’abusivismo commerciale è una forma di illegalità, che danneggia enormemente le imprese”, commenta Giorgio Mencaroni, presidente Confcommercio Umbria, oggi a Roma per partecipare all’evento. “Per questo abbiamo apprezzato, di recente, il lavoro della Guardia di Finanza della provincia di Perugia che ha portato alla luce l’attività di 3 false associazioni no-profit, scoprendo 8 lavoratori in nero, redditi non dichiarati per oltre 1,5 milioni di euro, una evasione Iva per circa 150 mila euro, numerose altre irregolarità in termini di sicurezza e igiene degli alimenti, che potevano avere conseguenze gravi anche sugli utenti.

Quella emersa è una forma di concorrenza sleale che utilizzava indebitamente un regime fiscale agevolato, ma sono tanti altri i casi in cui l’illegalità distrugge il lavoro di tanti imprenditori che operano nel rispetto delle regole.

Confcommercio, anche in Umbria, si batte per un’economia più sana e più forte, per un Paese più civile”.

Dai dati dell'indagine sui fenomeni criminali realizzata da Confcommercio con Gfk Eurisko emerge che nel 2016 le imprese del commercio hanno perso 26,5 miliardi di euro a causa dei fenomeni legati alla criminalità. Tra abusivismo, contraffazione e taccheggio sono andati in fumo 20,8 miliardi di euro di fatturato, mentre i costi spesi per la difesa e le assicurazioni ammontano a 5,7 miliardi di euro.

I fenomeni illegali - contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio - incidono sul corretto funzionamento del mercato perché falsano il gioco della concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, perché determinano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro, colpiscono la tutela dei consumatori, la sanità e la sicurezza pubblica, causano un danno d’immagine all’intero paese.

CONTRAFFAZIONE E ABUSIVISMO: IN AUMENTO IL FENOMENO E I RISCHI PER LA SALUTE

Il 65% delle imprese è danneggiato dall’acquisto illegale; più colpiti sono i settori dell’abbigliamento, delle calzature e dei prodotti alimentari.

Nel 2016 il 27% circa dei consumatori ha acquistato almeno una volta prodotti illegali o ha utilizzato servizi offerti da soggetti non autorizzati.

Abbigliamento (+2,1%), e audiovisivi, videogiochi, musica (oltre il +2%) svettano su tutti, ma tra i settori più colpiti ci sono anche i gioielli e i generi alimentari. Cresce anche l’acquisto illegale sul web, dai farmaci all’elettronica.

Il 72% circa dei consumatori pensa che acquistare prodotti illegali sia «normale» o “utile” per chi è in difficoltà. Lo sostengono in prevalenza uomini e giovani fra i 18 ed i 24 anni. Nel 2016 la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti che ritengono di essere state danneggiate “in generale” dall’azione della illegalità è cresciuta al 65,1% rispetto al 62,1% del 2015. La percezione è più forte tra le imprese del Mezzogiorno.

IL TACCHEGGIO NEL COMMERCIO: PEGGIORA L’IMPATTO SUI RICAVI DELLE IMPRESE

Colpiti 2 negozi su 3, aumentano le spese per difendersi. E’ donna il profilo-tipo. Nel 2016, il 68% delle imprese del commercio al dettaglio dichiara di aver subito episodi di taccheggio. E anche se il fenomeno è in leggera diminuzione (a dichiararlo sono il 6,1% delle imprese contro il 2,5% del 2015), aumenta del 10% l’incidenza negativa sui ricavi delle imprese (da 4,7% nel 2015 a 5,2% nel 2016); in aumento anche il numero di imprese che hanno adottato misure per difendersi dal fenomeno (dal 48,3% al 52,6%); quanto all’identikit del taccheggiatore, per il 52% degli imprenditori intervistati si tratta di una donna di età compresa tra i 35 e i 64 anni, spesso madre di famiglia, ma aumentano le segnalazioni di taccheggiatori extracomunitari (12,4% contro l’11,9%).