Unanottealmuseo(ASI) Perugia. Sala stracolma e tante persone costrette in piedi o addirittura a seguire la diretta nella saletta video dell’anticamera. è questo il bilancio, oltremodo positivo, dell’evento organizzato nel tardo pomeriggio di giovedì dal Museo del Perugia Calcio e dal Comitato dei Tifosi, che ne gestisce lo spazio e le attività. Tantissimi appassionati hanno potuto ascoltare testimonianze e aneddoti dei principali protagonisti dell’estate del 1975, quando in soli cento giorni la Sicel dell’indimenticato Spartaco Ghini, coadiuvata da tante altre aziende minori locali, diede vita al nuovo Stadio Comunale di Perugia, nell’area di Pian di Massiano.

«Abbiamo voluto compiere una retrospettiva da tre angolazioni: sotto l’aspetto calcistico, sotto l’aspetto tecnico e sotto l’aspetto sociologico, perché il passaggio dallo stadio cittadino, a pochi passi dall’acropoli, al nuovo impianto cambiò le abitudini dei perugini», ha incalzato Carlo Giulietti, chiamato ad introdurre l’incontro, affiancato dal moderatore, il giornalista Mario Mariano, che ha condotto il dibattito con grande efficacia, gestendo la complessa girandola di interventi in maniera tale da coinvolgere un pubblico mai distratto e, anzi, attentissimo a recepire una carrellata di racconti che, logicamente, si mescolano, confusamente ma piacevolmente, coi ricordi personali di gran parte dei presenti in sala.

è stato l’Ing. Fabio Maria Ciuffini, all’epoca assessore all’Urbanistica del Comune di Perugia, a dare il via al dibattito, ricordando la determinazione di tutti – Società di calcio ed Amministrazione Comunale in primis – per dare alla squadra e alla tifoseria una nuova “casa”, adatta alle esigenze di una compagine di Serie A, ma anche le polemiche che immancabilmente segnarono le prime settimane di progettazione. «Alcuni accusavano il Comune di sperperare soldi per il calcio – ha ricordato Ciuffini – reclamando fondi per il nuovo ospedale, ma dimenticavano che a quel tempo era lo Stato a dover provvedere agli ospedali, mentre ai Comuni spettava, fra le altre cose, la costruzione degli impianti di calcio, col supporto finanziario del Credito Sportivo».

A rimarcare la trasparenza delle operazioni che precedettero l’apertura del cantiere, è stato anche il Geom. Alberto Cirimbilli, anch’egli nel team dell’Amministrazione Comunale del tempo, che ha voluto ricordare l’assoluta regolarità della seconda gara d’appalto [la prima era stata annullata per vizi di forma, nda], quando la Sicel vinse la concorrenza di due aziende bresciane e dell’ILVA. I tecnici del colosso industriale perugino, rappresentato in sala dagli Ingg. Mariano Barbarella e Raffaele Morettini, avevano già in mente come poter dare vita all’opera in tempi relativamente brevi.

Come ha ricordato ai presenti il figlio Francesco, Ghini – che a quel tempo ricopriva anche la carica di amministratore delegato del Perugia Calcio – più di chiunque altro nell’entourage sapeva quanto era importante riuscire a vincere la sfida del tempo e consegnare il nuovo impianto alla città per la prima di campionato, che il Perugia avrebbe disputato il 5 ottobre 1975 proprio in casa contro il Milan, facendo segnare un record assoluto di circa 35.000 presenze: un dato ancor più impressionante se si considera che la Curva Sud era ancora costituita da un piccolo settore parterre per gli ospiti e non sarebbe stata ampliata prima del 1979.

A caratterizzare la natura innovativa dell’impianto dal punto di vista tecnico erano poi le fondazioni pneumatiche – pensate per venire incontro alle particolari caratteristiche del terreno – volute dall’Ing. Luigi Corradi, artefice del progetto, intervenuto a metà conferenza per portare la sua attesa testimonianza, senza dimenticare qualche aneddoto simpatico.

Ilario Castagner, giovane allenatore di quella squadra leggendaria, sfidò così in quel catino bollente un altro tecnico ad inizio carriera, cioè Giovanni Trapattoni, che avrebbe poi proseguito la carriera in tante altre piazze, sia in Italia che all’estero, inclusa la panchina della Nazionale. Rimasto nel cuore di tutti i perugini, l’allenatore di origini venete ha ricordato in particolare l’effetto che quegli spalti affollati e rumorosi, così vicini al campo da gioco, producevano sui giocatori, esaltando i suoi ed intimorendo gli avversari.

Giovanissimo era anche l’allora 34enne Giovanni Perari, sindaco socialista fresco di nomina in quell’estate di attese e speranze, ricordato in sala dal figlio Massimo Perari, oggi consigliere comunale di maggioranza, accompagnato dall’attuale presidente del Consiglio Comunale Leonardo Varasano, che ha voluto evidenziare l’importanza del contributo corale dell’imprenditoria locale del tempo.

Secondo Mario Mariano, oggi – complice una burocrazia spesso farraginosa – sarebbe impensabile costruire uno stadio completamente nuovo in appena cento giorni. Si trattò – ha aggiunto Carlo Giulietti – di un vero e proprio tour de force, con maestranze impegnate ad avvicendarsi in turni senza sosta, proseguiti alacremente giorno e notte, sotto lo sguardo incredulo dei tifosi che la sera, dopo cena, affollavano Pian di Massiano per seguire i lavori. Ovviamente, nulla era iniziato per caso. «L’idea del nuovo Stadio – dice Cirimbilli – prese forma già il 4 dicembre 1974», quando egli stesso cominciò – è proprio il caso di dirlo – a sondare il terreno di Pian di Massiano, indicato come possibile sede dell’impianto. Quel «terreno alluvionale» ricadeva su due proprietà, una della storica famiglia imprenditoriale perugina degli Spagnoli e l’altra del cantante lirico Mario Sereni. Entrambi – ricorda Cirimbilli – cedettero senza esitazioni quelle parti di loro proprietà, entusiasti di poter contribuire alla realizzazione del nuovo Stadio Comunale.

«Oggi, anche dal punto di vista strettamente calcistico, quasi tutto è cambiato», ha chiosato a fine incontro il giornalista del “Messaggero” Corrado Losito, ma sicuramente resta sullo sfondo «la passione di quei tifosi» che, come l’arzillo abbonato Marcello Grizi – 94enne, applauditissimo dal pubblico in sala – sono cresciuti sui gradoni di uno stadio probabilmente destinato a cambiare il suo aspetto, rinnovandosi in maniera significativa, entro i prossimi due anni.

Se ne parla da tempo ormai e chissà che non possa occuparsene un altro importante gruppo industriale locale. Potrebbe essere l’inizio di una nuova epoca d’oro.

Andrea Fais- Agenzia Stampa Italia