martelli(UNWEB) Le vicende giudiziarie di GEST e GESENU hanno evidenziato la mala gestione dei rifiuti in Umbria che ha avuto e continuerà ad avere in futuro, forti ripercussioni sui comuni e di conseguenza sulle tasche dei cittadini.

Alcuni comuni dell'ambito si sono coalizzati ed hanno intrapreso iniziative per tutelarsi cercando di fare luce in base alle notizie trapelate su eventuali esborsi non dovuti ; invece nessuna azione rivendicazione o presa di posizione da parte del comune di Assisi.

Con la chiusura dell'unico impianto di compostaggio, gestito da GESENU, l'umido raccolto nei comuni dell'ambito sembra destinato verso impianti di altre regioni con un aggravio di costi per il trasporto che sicuramente ricadranno sui cittadini.

La vicenda giudiziaria è ancora in corso

Intendo sottolineare le responsabilità politiche cercando di ripercorrerne la storia di cui le recenti vicende ne potrebbero essere una diretta conseguenza.

Il motivo principale dell'inefficienza umbra è stato il monopolio politico ed economico della sinistra con la relativa mancanza di concorrenza.

Il piano regionale dei rifiuti non è stato celere nel fissare le linee future ben sapendo che le discariche stavano per riempirsi, non si è fatta chiarezza sull'inceneritore rinviando sempre il problema.

Guai a parlare di possibilità di utilizzare impianti esistenti di privati o di autorizzare la realizzazione di impianti di conferimento gestiti da terzi al di fuori del cerchio magico che ruotava intorno alla Gesenu. Un po' diconcorrenzaavrebbe fatto emergere che le tariffe per lo smaltimento, fissate dalla regione, non erano proprio a buon mercato.

La ditta che vinse l'appalto ad Assisi nel 1998, chiese di realizzare a proprie spese un' impianto di compostaggio dimensionato per l'umido del nostro comune, allora non c'erano impianti in Umbria, non vi dico ma vi lascio immaginare quale fu la risposta dei responsabili provinciali e regionali ai tecnici della ditta che intendeva iniziare le procedure.

Di fatto dopo due anni la regione elargi un cospiquo contributo a fondo perduto alla Gesenu per la realizzazione dell'attuale impianto di compostaggio che però ci costa ben 80 euro a tonnellata; se la regione avesse concesso l'autorizzazione invece, il Comune, e quindi i cittadini non avrebbero avuto il costo relativo.

Sull'obbligo per i comuni di smaltire nei centri obbligati e a costi imposti il comune di Assisi ha avuto anche una sentenza giudiziaria favorevole che sanciva la mancanza di concorrenza.

Ma poi è arrivata la legge regionale che ha costretto i comuni ad aderire all'ambito obbligatorio.

L'amministrazione Bartolini ha resistito lungamente non aderendovi cosciente del fatto che ciò avrebbe comportato un forte aumento delle tasse per i cittadini e una considerevole diminuzione dei servizi, come di fatto è avvenuto dopo l'ingresso di Assisi sotto l'amministrazione Ricci.

Ora con la gestione associata che scade nel 2024 con i costi imposti, i servizi sono sempre di meno e i cittadini pagano sempre di più.

Sono convinto che una gestione maggiormente oculata e non obbligatoria come è stata quella con l'attuale gestore avrebbe costi minori e prestazioni migliori.

L' interdittiva antimafia prima e l'attuale inchiesta su Gesenu possono rappresentare per i comuni dell'ambito una ottima motivazione per ridiscutere le condizioni di funzionamento , per costringere la regione a fare il proprio dovere, per evitare che i controllati siano anche controllori, per essere certi della congruità dei costi per diminuire le tasse ai propri abitanti.

E l'amministrazione comunale assisana di sinistra cosa fa? Silenzio assoluto; ora vanno a braccetto con i loro compagni della regione e sicuramente non vorranno contrariarli .... e noi paghiamo troppo!

A quando la ribellione fiscale dei cittadini con un'autoriduzione per lo meno del20% della tassa sui rifiuti?

Eraldo Martelli

 

 

 

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