Paparelli BoriI consiglieri del Partito democratico, Fabio Paparelli e Tommaso Bori, criticano l’Esecutivo regionale in relazione alla risposta fornita in Aula all’interrogazione sul Piano regionale per la non autosufficienza. Per Paparelli e Bori “l’assessore Coletto ormai sembra più interessato a smantellare quanto di buono la comunità umbra, nel suo insieme di istituzioni e reti associative, ha messo in campo”.

 

(UNWEB) Perugia, – “Sul Prina si conferma l’inconsistenza delle politiche sociali e su tema della disabilità di questa Giunta regionale, incapace di elaborare un piano strutturale e risposte concrete basate sul confronto e sull’ascolto delle famiglie e delle parti sociali”. Così i consiglieri regionali del Partito democratico, Fabio Paparelli e Tommaso Bori, a margine dell’interrogazione discussa in Aula sul Piano regionale per la non autosufficienza.

“È una questione sostanziale e non semplicemente formale il concetto di vita indipendente – spiegano Paparelli e Bori – che per le persone con disabilità rappresenta la possibilità di vivere la propria vita come qualunque altra persona, prendendo le decisioni riguardanti le proprie scelte con le sole limitazioni che possono incontrare le persone senza disabilità. Non si tratta, pertanto, di vivere necessariamente una vita per conto proprio o di semplice autonomia, bensì di autodeterminazione”. 

“La Giunta regionale – prosegue Paparelli – sembra andare però in una direzione contraria rispetto anche al decreto ministeriale del 26 settembre 2016, in cui si dettano le linee guida relative al modello sociosanitario, in cui i servizi debbono integrarsi per fornire risposte più appropriate ai bisogni complessi. Tutto questo era al centro del sistema umbro, ma l’assessore Luca Coletto ormai sembra più interessato a smantellare quanto di buono la comunità umbra, nel suo insieme di istituzioni e reti associative, ha messo in campo. Ha già dichiarato infatti l’idea di revisionare i criteri attraverso una commissione, andando verso la voucherizzazione e l’utilizzo dell’Isee quando invece servirebbe un budget di progetto per ogni persona. Una commissione, peraltro mai istituita e che pertanto non ha prodotto nulla”.

“Non sono state spese parole - aggiunge - in merito alla scelta di un intervento sociosanitario integrato e programmato sulle esigenze delle singole persone. L’unico modo per affrontare e dare soluzione al tema non può che essere un budget di progetto, senza alcuna voucherizzazione tout court che preluderebbe alla privatizzazione del sistema sociale umbro. Il quadro però è allarmante anche per le risorse rese disponibili, come denunciato dagli stessi sindacati che hanno parlato di un taglio di un milione di euro delle risorse previste, alla luce di una platea – evidenzia Paparelli – con numeri rilevanti. In Umbria vivono 38mila persone ultra 85enni e quindi più esposte al rischio disabilità, 43.879 titolari di indennità di accompagnamento a cui aggiungere i titolari di indennità Inail per infortunio sul lavoro, di pensione di invalidità e gli invalidi civili al 100 per cento per i quali l’accesso al Prina è ancora troppo ridotto. Quindi aumentare la platea includendo disabilità, grave, gravissima, Sla e malattie rare senza aumentare il budget previsto, è di fatto una diminuzione della risorse. Infine l’ultima sollecitazione, relativa all’albo regionale delle assistenti familiari, finalizzato alla regolarizzazione dei contratti di lavoro e alla qualificazione dell’offerta assistenziale. Occorre accelerare sul tema, per assicurare competenza con cui soddisfare i bisogni di cura primaria e un vero accompagnamento verso la massima autonomia possibile”.