Bori(UNWEB) “L’ordinanza antimovida del Comune di Perugia dimostra come la destra non conosca altra strada oltre le politiche repressive, che si sono rilevate inutili e dannose. Non è accettabile che le uniche azioni attuate dalla Giunta comunale di Perugia siano quelle proibizioniste e paternalistiche. In questo solco si inserisce l’ordinanza del Comune di Perugia che vieta la vendita di alcol nel centro storico e a Fontivegge dopo le 23, che rischia di portare, inevitabilmente, alle chiusure dei locali in quegli orari durante i fine settimana e il rischio di una chiusura dovuta al danno economico dopo un periodo di stop legato alla pandemia”: lo afferma il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori, “congiuntamente ai Gruppi consiliari Partito Democratico, Idee Persone Perugia e Rete Civica Giubilei del Comune di Perugia”.

“Sul piano squisitamente politico – dice Bori - è paradossale l’atteggiamento dei partiti che governano la città, uniti negli slogan sulla ‘tolleranza zero’, ma poi inermi ed incapaci nel momento del governo e dei provvedimenti amministrativi. Per citare solo un esempio, c’è una mancanza grave da parte di chi governa la città, che si è perfino dimenticato di sottoscrivere la proroga dei Patti per la sicurezza, che a Perugia avevano permesso la realizzazione e il finanziamento di progetti importanti, nella corretta collaborazione tra Istituzioni”.

“Ma sono anche altre le carenze che l’amministrazione Romizi sta collezionando – continua Bori - per esempio non si incentivano abbastanza iniziative nelle scuole, in favore dei giovani, sul tema delle dipendenze, né si investe a sufficienza sulla rigenerazione urbana dei tanti luoghi abbandonati nella nostra città, che garantirebbero invece una offerta differenziata e innovativa di Perugia, né, infine, si valorizzano servizi su cui si è investito (come i bagni pubblici) e buone pratiche (bere consapevole, patente a punti per gli esercenti, cauzione per i contenitori da asporto, steward co-finanziati, ecc.) che altrove funzionano. In questo, andrebbero coinvolti maggiormente anche gli esercenti, nel tentativo di elaborare scelte comuni o protocolli che affrontino le criticità che anche in queste ultime settimane sono emerse e di responsabilizzarli rispetto ad atteggiamenti virtuosi e sinergici, piuttosto che soffocare le loro attività con inutili ordinanze proibizioniste”.

“Occorre un cambio di passo – conclude Bori - ma anche di mentalità, bisogna cambiare totalmente registro sul tema delle politiche del centro storico, in particolare quelle legate allo svago, al tempo libero e alla gestione degli spazi pubblici”.