(UNWEB) L’Assemblea legislativa dell’Umbria, riunita questa mattina a Palazzo Cesaroni, ha discusso l’interrogazione a risposta immediata presentata dalla consigliera regionale Donatella Porzi (Pd) e relativa alle “azioni che la Giunta intende intraprendere per la tutela dei livelli occupazionali e per far fronte alla grave crisi occupazionale e alla chiusura dell’impianto Colacem di Ghigiano (Gubbio)”.

Illustrando l’atto in Aula, Porzi ha spiegato che “il 22 febbraio il Gruppo Colacem ha annunciato il fermo produzione e la conseguente chiusura momentanea dell’impianto di Ghigiano di Gubbio. Lo stop alla produzione di cemento è dovuto principalmente all’impennata dei prezzi della quotazione della Co2 emessa, che è passata dagli 8,3 euro del 2018 ai quasi 100 euro del febbraio 2022. La guerra in atto tra Russia ed Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione del costo dell’energia e del combustibile necessario ad alimentare il forno dello stabilimento. Si tratta di una struttura produttiva dove lavorano 100 dipendenti diretti, con un indotto non irrilevante. Tutti i lavoratori sarebbero a rischio con il conseguente impoverimento del tessuto economico e industriale dell’intero Alto Chiascio. È in atto una grave crisi del settore cementiero nazionale. Sia l’azienda che i dipendenti hanno sollecitato più volte le istituzioni regionali e gli enti locali a farsi carico della crisi, che rappresenta il 28 per cento del Pil del territorio dell’Eugubino. Nel maggio 2021, a fronte di una richiesta dell’azienda di utilizzo di Combustibili Solidi Secondari, la Regione aveva indicato la procedura di Via per concedere l’autorizzazione. Nel frattempo è entrata in vigore a luglio 2021 la normativa che apporta ulteriori modifiche e che esclude dall’obbligo di Via la sostituzione di combustibili fossili con il CSS-C. Nel nuovo decreto legge 77/2021 vengono inserite nell'elenco delle opere strategiche, anche nuovi impianti per la produzione di energia da residui e rifiuti”.

L’assessore Michele Fioroni ha risposto che “la situazione è talmente complessa che serve un intervento del Governo sul breve periodo. Ma è importante che si garantisca il miglior clima possibile affinché gli stabilimenti di Gubbio possano ripartire quanto prima, evitando scelte irreversibili come la delocalizzazione fuori regione o all’estero. È il momento della responsabilità e non più dei no pregiudizievoli, basati sul rifiuto della scienza e sulla mancanza di fiducia nelle istituzioni preposte ai controlli ambientali. Quello dei cementifici di Gubbio è un comparto strategico della nostra Regione, un tema centrale. I grandi cambiamenti strutturali hanno bisogno di tempo, bisogna capire come il Governo possa intervenire con strumenti di breve periodo in grado di garantire la compatibilità di un settore che sconta un sistema generale di rincari. In questi anni l’Italia è stata intossicata da tanti comitati del no che non hanno accettato le evidenze scientifiche su fonti di combustibile che erano considerate in linea a livello comunitario. Oggi la Regione Umbria si trova in difficoltà con i cementifici, ma con un paradosso: la posizione anacronistica del comune di Gubbio che ha fatto ricorso per l’uso di un combustibile alternativo malgrado le norme abbiano ribadito possa essere utilizzato senza ulteriori livelli di autorizzazione. Sui combustibili alternativi la Regione ha fatto quello che era necessario, adeguandosi al decreto semplificazione. Rischiamo di realizzare le opere del Pnrr con un cemento importato da fuori regione o dall’estero. Non esiste una soluzione immediata”.

Nella sua replica Porzi ha detto che “alcune posizioni possono pregiudicare il percorso in maniera irreversibile, spingendo questi siti al di fuori della nostra regione. Questo sarebbe un danno senza via di ritorno. Servono tempi certi e celeri”.