(UNWEB) “La sanità pubblica è al collasso e le strutture private convenzionate che hanno rapporti con il servizio sanitario regionale subiscono una poderosa sforbiciata: tempi duri per gli umbri che rischiano di trovare sempre meno risposte, in caso di necessità di servizi sanitari e prestazioni”. Così il capogruppo del Partito democratico, Simona Meloni, in merito alla “delibera 98 del 1° febbraio scorso, relativa agli accordi contrattuali tra le strutture erogatrici pubbliche e tra le aziende Usl e le strutture private che intrattengono rapporti con il Servizio sanitario regionale per l’anno 2023”.

“Il documento – spiega Meloni – ovviamente corredato dai pareri di regolarità tecnica e amministrativa dei dirigenti regionali competenti, da un lato dispone di confermare, al fine di consentire la continuità del servizio per il 2023, i volumi finanziari massimi delle Case di cura private, comprensivi della quota specialistica ambulatoriale. La sorpresa si cela nei punti successivi dell’atto, quando si scrive che le aziende sanitarie potranno prorogare i contratti in essere, avendo cura di non superare il 70 per cento del budget complessivo, comunque ripartito per dodicesimi, dando mandato alla Direzione regionale salute e welfare di rivedere, entro il mese di febbraio 2023, la programmazione finalizzata a soddisfare le necessità complementari al pubblico”.

“Un taglio – continua Meloni – del 30 per cento che è stato deciso sotto gli occhi di tutti, anche per le strutture convenzionate con il servizio sanitario regionale. Un campanello d’allarme davvero grave che sembra un embrione di piano di rientro per il disavanzo ultramilionario della sanità. Tra le misure che una Regione è chiamata a mettere in atto, quando si è in presenza di un buco in sanità, c’è infatti anche quello di tagli al budget per erogatori privati di prestazioni. Gli altri campanelli d’allarme – conclude - non sono certo meno preoccupanti, a partire dal blocco degli ingressi nelle Rsa e dalla riorganizzazione della rete ospedaliera, senza alcun criterio di vicinanza al territorio. Dopo la paralisi per la sanità pubblica, ecco il colpo anche per quella convenzionata, costringendo gli umbri all’emigrazione sanitaria verso il nord del Paese”.