inaugurazione anno giudiziario teiu 2018Il vicario giudiziale padre Cristoforo Pawlik: «Spesso chi si accosta al matrimonio ha una visione unidirezionale, pensando che farà la crocerossina o il crocerossino».

(UMWEB) Perugia.Si terrà a Perugia martedì 26 febbraio (ore 10.30), nella sala del Dottorato delle Logge della cattedrale di San Lorenzo, l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano umbro (Teiu). Interverranno il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e moderatore del Teiu, mons. Giuseppe Bonfrate, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, che terrà la prolusione sull’esortazione apostolica Amoris Leatitia, e padre Cristoforo Pawlik, vicario giudiziale del Teiu, che relazionerà sull’attività 2018.

«Il tema della prolusione affidata a mons. Bonfrate – annuncia padre Pawlik – è di grande interesse e attualità per quanti operano nei Tribunali ecclesiastici. Nell’intera esortazione apostolica papa Francesco ha cercato di descrivere l’amore umano nell’ambito matrimoniale con tutte le sfumature, positive e negative, con la franchezza e la chiarezza che contraddistinguono la sua personalità. Nell’Amoris Leatitia il Papa ci ricorda di essere “chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”».

«Purtroppo – prosegue il vicario giudiziale del Teiu – non sono poche le persone che si accostano al matrimonio con una visione di idealismo surreale e fiabesca, non corrispondente alla realtà, scontrandosi con la vita concreta, vissuta e matura nel momento in cui comprendono che è completamente diverso da ciò che immaginavano. Questo le aiuta a crescere, capire e valorizzare il vero amore. Di fronte all’attività del processo canonico, da una parte si scopre dove, perché e come si è sbagliato nel progetto del matrimonio, dall’altra come si potrebbe affrontare, con coscienza, una nuova unione matrimoniale in modo tale che ciò che si vuole vivere nel futuro vincolo diventi un vero matrimonio come è stato progettato dal Creatore e descritto dai documenti della Chiesa. In questo senso il Tribunale aiuta le persone a specchiarsi e a confrontarsi con la loro visione del matrimonio, quella reale, concreta, vissuta».

«Quando chiedo alle persone quale è la differenza tra matrimonio celebrato in Chiesa e quello in Comune – evidenzia padre Pawlik –, mi rispondono: “il sacramento”. Ma quando poi chiedo cosa vuol dire il sacramento, nessuno sa rispondere. Gesù ha elevato il matrimonio alla dignità sacramentale nel momento in cui il suo amore verso la Chiesa si rispecchia negli sposi, nell’atto di donarsi l’uno per l’altro. Ma come giustamente ha ricordato papa Benedetto XVI e successivamente papa Francesco, l’amore non può essere unidirezionale, ha bisogno della reciprocità, della complementarietà. Spesso chi si accosta al matrimonio ha una visione unidirezionale, pensando che farà la crocerossina o il crocerossino. Questa situazione può reggere fino a quando lo scoglio diventerà insuperabile».

«Il processo mette le persone di fronte a certi criteri che vengono analizzati, approfonditi, spiegati – commenta padre Pawlik –, perché ogni situazione è unica e irripetibile. In questo senso il Tribunale aiuta a superare le cause dei mali e a prevenire eventuali nullità. Occorre una maggiore collaborazione di chi lavora nel Tribunale anche nella fase dell’accompagnamento successivo al matrimonio. Come ha scritto il Papa nell’Amoris Leatitia occorre una formazione permanente per assistere e aiutare i coniugi anche dopo le nozze».


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