DSC 0617 Il Presule: «Digiuniamo dall’essere ripiegati sui telefonini per alzare lo sguardo verso chi ci sta accanto e ricominciare a comunicare con la parola più che con gli sms o in chat; digiuniamo dalla troppe parole (soprattutto dai giudizi) per vivere gesti concreti di carità»

(UNWEB) «La Quaresima è il tempo della “lotta spirituale” per vivere il mistero pasquale, per vincere con Gesù il nostro “io” e lasciarci trasfigurare dal suo amore». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è rivolto ai fedeli nell’omelia pronunciata nel Duomo di Spoleto durante la Messa nel Mercoledì delle Ceneri (17 febbraio 2021). Con questa celebrazione la Chiesa entra nel tempo della Quaresima, il tempo forte che prepara alla Pasqua, culmine dell’anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Con il Presule hanno concelebrato don Bruno Molinari parroco di Santa Maria nella Cattedrale, di S. Gregorio e dei Santi Pietro e Paolo e padre Gregorio Cibwabwa Lwaba Mambezi, OAD, vicario parrocchiale di Santa Rita. Il servizio all’altare è stato curato da alcuni ministranti, coordinati da don Pier Luigi Morlino, cerimoniere arcivescovile. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania di Santa Maria, diretta da Beatrice Bernardini. Durante la celebrazione sono state benedette le Ceneri e imposte poi sul capo di ogni fedele. L’Arcivescovo le ha ricevute da don Bruno Molinari. La celebrazione delle Ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del Giovedì Santo.

Nel tempo della Quaresima la Chiesa propone un cammino di digiuno, carità e preghiera. Nell’omelia mons. Boccardo si è soffermato particolarmente sul digiuno. «È una preziosa occasione per ritrovare il senso della vita, per gustare l’incontro col Signore, per vivere in uno stile fraterno. In concreto, non si tratta semplicemente di non mangiare qualche cibo (esempio la carne il venerdì), oppure digiunare qualche giorno alla settimana, ma di riscoprire il senso vero del digiuno nel tempo che viviamo. Il digiuno, infatti nella tradizione biblica è una via privilegiata per un rapporto autentico con Dio e con gli altri. E trova senso se legato alla preghiera e alla carità: si digiuna per la preghiera; e il frutto del digiuno è sempre la carità». L’Arcivescovo ha proposto ai fedeli presenti di vivere in maniera creativa e concreta il digiuno: «Digiuniamo – ha detto - dalla dispersione della vita per vivere l’incontro con il Signore nella preghiera; digiuniamo dall’essere ripiegati sui telefonini per alzare lo sguardo verso chi ci sta accanto e ricominciare a comunicare con la parola più che con gli sms o in chat; digiuniamo dalla troppe parole (soprattutto dai giudizi) per vivere gesti concreti di carità; digiuniamo dall’essere ripiegati sul nostro “io” per prenderci cura di chi il Signore ci fa incontrare; digiuniamo dai vizi per riscoprire la bellezza delle virtù».

Poi, l’appello di mons. Boccardo a far sì che questo tempo di sofferenza ancora caratterizzato dal diffondersi del Covid-19 sia offerto nella fede affinché diventi occasione di maturazione umana e cristiana: «Quando tutto vacilla – ha detto – si scoprono le cose veramente preziose, quelle che non crollano e sulle quali appoggiare la vita come su un fondamento solido. Si scopre il valore dell’unità familiare, dell’innocenza dei bambini, della vitalità dei giovani, della sapienza degli anziani. Si scopre il valore della preghiera in famiglia e l’importanza della presenza di Dio in mezzo a noi».

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