interno della chiesa di santagata pg(UNWEB)  Perugia. «In questo momento di particolare insicurezza ed incertezza vissuto dalle popolazioni dell’Italia centrale a causa del sisma, non possiamo non raccoglierci in preghiera invocando anche la protezione di sant’Agata, soprattutto nel giorno in cui la Chiesa celebra la sua memoria liturgica. Sant’Agata è protettrice dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche, oltre che patrona delle madri che allattano e delle balie ed è invocata contro ogni malattia del seno». A evidenziarlo è mons. Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo della cattedrale di San Lorenzo e rettore della chiesa di Sant’Agata in Perugia, nell’imminenza della festa di questa santa siciliana, venerata anche nel capoluogo umbro, che sarà celebrata con una messa domenica 5 febbraio (ore 18) nella chiesa a lei intitolata.

Mons. Sciurpa ricorda la vita di sant’Agata, che è «“fondata - come scrisse la stessa santa - sopra una salda pietra: Cristo, e mai potrà essere separata dalla carità di Cristo”. Di questa grande santa, che visse nel III secolo, Catania e Palermo se ne contendono i natali, ma la tradizione la colloca piuttosto nella città di Catania, dove subì il martirio il 5 febbraio dell’anno 251, durante le persecuzioni di Decio».

La chiesa di Sant’Agata, edificata sette secoli fa intorno al 1317, è situata all’inizio della centralissima via dei Priori, giungendovi da corso Vannucci, conosciuta da molti fedeli e cultori di storia dell’arte come uno degli “scrigni” più preziosi dello stile gotico francescano presente in Umbria. All’interno della chiesa, restaurata e riaperta al culto nel febbraio 2015, sulle pareti e sulla volta ci sono decorazioni ad affresco di notevole interesse storico-artistico, di scuola umbro-senese. I lavori di restauro hanno permesso di rinvenire sulle pareti significative parti pittoriche come l’immagine di san Francesco che riceve le stimmate, sopra il noto ed originale volto del “Cristo triforme”, difronte all’ingresso laterale di destra, e di due santi padri della Chiesa dipinti sulle lunette della volta sovrastante l’altare.


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