DSC 6640(ASI) Perugia. Le celebrazioni in occasione del XX giugno si sono aperte lunedì mattina con la deposizione delle corone di alloro al monumento ai caduti del 1859 alla presenza delle Autorità civili e militari.


“In occasione delle commemorazioni del XX giugno – ha esordito il sindaco Andrea Romizi - capita che si indugi innanzitutto sulla riprovevole condotta delle truppe del colonnello Schmid, sugli inutili eccidi, le aggressioni subite, il libero saccheggio, così come sulla privazione delle libertà. Se ci fermassimo a ciò, tuttavia, non rivolgeremmo il giusto tributo ai protagonisti di allora, né si comprenderebbe appieno quanto rimanga attuale e di valore l’insegnamento offertoci da quella generazione di nostri concittadini. Ed allora è solamente rivivendo quegli accadimenti con l’animo, con le speranze ed i turbamenti di chi vi ha partecipato che potremo fino in fondo fare nostro lo slancio che li animò anche nelle circostanze più sfavorevoli. Proviamo, quindi, ad immergerci in quelle atmosfere, per avvertire il vivo fermento che diffusamente andava propagandosi in quegli anni. Quanti, anche giovanissimi, passarono notti insonni interrogandosi su cosa fosse materialmente possibile e più giusto fare per l’unità e l’indipendenza del popolo italiano”.
Tra questi – ha continuato il sindaco – molti decisero di passare all’azione: alcuni già in occasione delle rivolte mazziniane, come Domenico Lupatelli che, entrato in contatto con i fratelli Bandiera, li accompagnò nella loro sfortunata spedizione del giugno 1844 alla volta della Calabria. Altri, i più, passarono all’azione in occasione della guerra di Indipendenza.
Nella prima, nella seconda e nella terza guerra di Indipendenza furono moltissimi i giovani perugini che chiesero di partire come volontari per partecipare al conflitto contro l’Austria.
Tanti ragazzi partirono quasi clandestinamente, o per eludere la vigilanza della polizia o, più semplicemente, per superare la contrarietà dei familiari comprensibilmente angosciati.
A testimonianza di quello slancio, con il quale molti partirono sospinti da forti ideali, rimangono belle pagine del Bonazzi: “anche fra noi i più impazienti giovani, non trovando subito occasione di partire in massa, andavano isolati all’alta Italia ad incorporarsi nei reggimenti italiani. Ogni sera, spirando l’aura d’un tepido aprile, numerose frotte di giovani percorrevano la città cantando al chiaro di luna o al tremolio delle stelle la giuliva canzone della partenza <<addio, ninetta="" addio="">>; e a notte inoltrata per gli ascosi sentieri della Cupa e del Bulagaio prendevano la campagna. Non si prevedeva allora qual immenso vuoto avrebbe lasciato la loro partenza in caso di rivoluzione o difesa”.
“Se tale era il coinvolgimento dei nostri concittadini – ha commentato il sindaco – nello sposare la causa unitaria e nello spingersi fuori regione per combattere mossi dall’ideale di Patria, figurarsi quando l’occasione si presentò per Perugia. E difatti il 14 giugno i perugini, pur sapendo di non avere adeguati mezzi per resistere, presero la rischiosa iniziativa dell’insurrezione popolare che dimostrò la volontà di una parte significativa della popolazione di unirsi al processo per l’unità e l’indipendenza dell’Italia.
Un’insurrezione che valse a Perugia la medaglia d’oro per meriti del Risorgimento italiano.
La difesa fu approntata con quei 600 uomini, che dalla città, dai ponti e da altri luoghi il governo provvisorio poté raggranellare, in gran parte armati di fucili da caccia, con poche barricate erette in fretta alle porte di San Costanzo e di San Girolamo”.
Al di là della sconfitta che Perugia subì, il 20 giugno 1859 rimane una data storica intorno alla quale i cittadini continuano con orgoglio a riunirsi ed a riconoscersi.
Quella capacità di resistere, quella caparbia voglia di rialzarsi dopo aver subito un duro colpo caratterizzano ancora oggi il popolo perugino, in grado di reagire alle asperità.
Nel contempo – ha continuato Romizi – il XX giugno si celebra anche un’altra ricorrenza, ossia la liberazione dalla dittatura nazi-fascista. Il 20 giugno del 1944, infatti, le truppe alleate entrarono in città; un giorno speciale in cui si aprirono le porte della nuova Italia che sarebbe diventata una Repubblica, di cui proprio quest’anno si celebrano i 70 anni di vita.
“Il messaggio del XX giugno che quei ragazzi di allora consegnano ai giovani di oggi, che si trovano a mollare gli ormeggi ed a dover intraprendere nuove rotte in tempi a dir poco complessi, rimane chiaro, forte e nitido: il 20 giugno ci insegna, infatti a non arrendersi, ad accettare le sfide, rimanere uniti, anche nei momenti più bui e di fronte alle ingiustizie. Valori profondi che il tempo non offusca, anzi esalta”.
“Anche per questo al XX giugno come perugini senza distinzioni si deve voler bene e con spirito di concordia ed unità dobbiamo responsabilmente scongiurare qualsiasi utilizzo in chiave divisiva, vivendo questa giornata in armonia”.
Dopo il discorso del Sindaco, emozionante l’esibizione dei bambini del coro del XX giugno.
Le celebrazioni sono proseguite con la deposizione delle corone di alloro davanti alla lapide che ricorda i patrioti fucilati nel 1944 dai nazi-fascisti presso il poligono di tiro ed al monumento di caduti presso il cimitero civico.

 

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