vangelo foto luca del pia 20(UNWEB) Perugia. Pippo Delbono da molti anni abita la scena come luogo di ricerca, lavorando costantemente negli spazi fertili che si vengono a creare tra pubblico e personale, tra autobiografia e storia, costruendo opere che si contraddistinguono nel panorama internazionale per la loro originalità. Vangelo, in scena al teatro Morlacchi da venerdì 4 a domenica 6 novembre, segna un nuovo passo in questo percorso.


Negli ultimi anni questa ricerca si è sviluppata in una particolare forma di performance musicale, un’indagine sulla forza sonora della voce e la parola che lo ha portato a incontrare musicisti come Enzo Avitabile, Alexander Balanescu, Petra Magoni, Antoine Bataille, Piero Corso, con i quali ha creato eventi e concerti che vengono presentati in parallelo ai lavori della sua compagnia teatrale. Da tempo la sua ricerca si è estesa anche alla creazione di un linguaggio personale nell’ambito del cinema, e il lavoro che ha portato ai suoi ultimi film (Amore carne, Sangue, La visite, Vangelo) scorre in parallelo alla creazione dei più recenti spettacoli, Dopo la battaglia, Orchidee, Vangelo, fortemente segnati da quest’indagine musicale e cinematografica.
Vangelo è un lavoro corale, nato in origine come opera contemporanea; è stato creato a Zagabria con l’orchestra, il coro, i danzatori e gli attori del Teatro Nazionale Croato insieme agli attori della compagnia che accompagna Pippo Delbono da anni. Vangelo nasce a partire dalla suggestione delle musiche composte da Enzo Avitabile, e si nutre di alte suggestioni poetiche ma anche della memoria forte portata da attori che hanno attraversato una delle guerre più feroci della storia contemporanea, una guerra che ha cambiato la storia, i luoghi e i confini del loro paese. Un confine che, proprio durante la creazione di Vangelo, si è visto sconvolto dall’arrivo di diecimila persone tra donne, uomini e bambini alla ricerca disperata di una terra promessa.
Quella di Pippo Delbono più che una compagnia teatrale è una comunità vagante, che fin dalla sua origine ha creato un nuovo alfabeto per la scena e per l’esistenza, anzi, per quel nodo inestricabile tra l’arte e la vita che solo alcuni sanno pericolosamente percorrere. Gli artisti del gruppo, lo stesso Delbono tra loro, sono prima di tutto persone che si ritrovano nella stessa natura, in un’instabilità senza soluzione, che conosce la solitudine, l’isolamento e che trova nell’atto teatrale la più alta condivisione possibile. La via scenica, lucida e folle, di Pippo Delbono trae linfa dalle esperienze che l’artista ha compiuto con l’Odin Teatret e con Pina Bausch, e dallo studio delle discipline orientali, ma la sua tensione vera consiste nel divincolarsi dalle regole e dal metodo, per inventare un altro piano di rigore, quello del sentire. Ed è un sentire che si dà la regola del distacco; ed è così che le creazioni nascono dagli inciampi, dalle letture febbrili, dal sogno. E si nutrono dell’ascolto reciproco, dell’improvvisazione, dell’esplorazione di esperienze personali, tessuto nel quale Delbono inserisce - ora come pugnali, ora come fiori - testi talvolta molto noti che ritrovano in questo modo nuova origine. La parola si mostra come voragine attraverso la compresenza della danza, risuonando nel suo silenzio, nel suo gesto muto; la danza a sua volta misura lo spazio e accende il ritmo che lo attraversa; i vuoti, infine, portano a compimento la spudoratezza del testo, il suo coraggio. Nascono così drammaturgie fisiche, dove a scrivere sono “corpi senza menzogna” e dove i codici della danza e del teatro s’innestano senza irrigidirsi mai. Funzione fondamentale è giocata dalla musica, che con la sua presa totalizzante porta via lo spettatore dal proprio piano di realtà, riportandolo ad uno stadio di disarmo. Non ci sono precedenti a un simile teatro, sia nelle premesse che nei risultati, e non vi è possibilità di replica. Quello di Delbono è un atto creativo unico, compiuto attraverso un movimento “a rovescio”: egli prende la vita, la sua pienezza, la sua ridondanza; la spoglia, la scompagina, la scandaglia fino a trovare il bandolo della bellezza che si nasconde nel punto più oscuro; e la guarda senza paura. Ed è sempre un atto di resistenza alla morte.
La prevendita dei biglietti viene effettuata, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13, presso l’Agenzia n°2 dell’Unicredit, in Via Mario Angeloni 80 e dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13,30 e dalle 17 alle 20, il sabato dalle 17 alle 20, al botteghino del teatro Morlacchi.
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it e presso il Piccadilly Box Office di Collestrada.


 AVIS

80x190