AA009459(UNWEB) Perugia - All’indomani del Consiglio che ha visto il Sindaco Andrea Romizi affermare l'estraneità sua e della sua Giunta a qualsiasi tipo di coinvolgimento con la ‘Ndragheta, è emersa la volontà da parte del gruppo consiliare del Partito Democratico di avanzare la richiesta di dimissioni ai danni di Nilo Arcudi, attuale presidente del Consiglio Comunale nonché consigliere eletto alle ultime amministrative dello scorso maggio nelle file della lista Perugia Civica, a sostegno della coalizione di centrodestra.

Arcudi, forse da politico di lungo corso, non ha escluso alcuna possibilità. Sembrerebbe infatti che il presidente del Consiglio Comunale in carica sia sempre più solo. Si aprono dunque diversi scenari.

1- Arcudi si dimette da presidente

In tal caso, rifacendosi all’appello dei consiglieri del PD, Arcudi compirebbe il suo passo indietro tornando tra i banchi dei consiglieri, privo dell'ormai ex collega di lista Massimo Pici, secondo degli eletti in Perugia Civica, che avrebbe già aderito al gruppo misto in polemica con i vertici, spaccando dunque la lista e diminuendone il peso politico.

A questo punto, il giovane medico Giacomo Cagnoli, primo degli eletti di Forza Italia, si lancerebbe verso la Presidenza del Consiglio, togliendo finalmente al Sindaco il peso dei malumori diffusi nel partito di Berlusconi per quello che era stato ritenuto un riconoscimento post-elettorale fin troppo magro. Con questo nuovo equilibrio anche Francesca Renda della civica "Blu" potrebbe aspirare a quella casella di assessore allo Sviluppo Economico e al Marketing Territoriale lasciata in eredità da Michele Fioroni, scelto da Donatella Tesei per formare la nuova Giunta regionale. Pici, mostratosi intransigente nella richiesta di dimissioni indirizzata ad Arcudi, potrebbe diventare addirittura presidente della futura Commissione Antimafia.

Altra eventualità è che Federico Lupatelli, eletto nelle file di Fratelli d'Italia, potrebbe divenire presidente del Consiglio e, a sua volta, Massimo Pici, tramite un possibile accordo coi meloniani, andrebbe ad acquisire la delega allo Sport, attualmente nelle mani dell'assessore al Commercio Clara Pastorelli.

2- Arcudi si dimette da presidente e da consigliere

Si tratta chiaramente di uno scenario inverosimile ma che chiuderebbe ogni questione e permetterebbe ad Anita Gentile, prima dei non eletti di Perugia Civica, di salire a Palazzo dei Priori. In tal caso, con Perugia Civica compatta, lo stesso Massimo Pici, come uomo delle istituzioni e delle Forze dell’Ordine, potrebbe pensare anche alla remota possibilità di assumere la presidenza del Consiglio Comunale.

3- Arcudi non si dimette da presidente

In tal caso, le cose potrebbero complicarsi. L’opposizione potrebbe chiedere la revoca da presidente ex Art. 21 del Regolamento del Comune, che prevede un terzo dei voti dei consiglieri per essere presentata (quindi 11 su 33, quorum per il quale sarebbe sufficiente l’intera opposizione), ma il voto dei due terzi per essere approvata (quindi 22 su 33).

La presentazione della richiesta di revoca potrebbe mettere in difficoltà la Lega che, come già dichiarato, potrebbe votarla contando anche sul possibile sostegno di Massimo Pici e di Forza Italia; sommando questi si arriverebbe ad un totale di 19 pareri favorevoli alla revoca di Arcudi e quindi ne servirebbero altri tre, per quanto né Fratelli d’Italia, né Blu, né Progetto Perugia si siano ancora espressi a riguardo. Il peso politico più rilevante lo ha in ogni caso il Sindaco che, votando a favore della revoca, sarebbe sicuramente seguito dai consiglieri "fedelissimi" di Progetto Perugia e Blu.

4. Sfiducia a Romizi

Altro scenario più complesso è quello relativo alla mozione di sfiducia al Sindaco, dando luogo alla temuta procedura ex Art. 143 del TUEL. In base a tale norma non sono necessarie né indagini della magistratura né sentenze ma sarebbe rimesso alla discrezione di una Commissione eventualmente nominata dal Prefetto il compito di stabilire, tramite una relazione, se ci siano state o meno infiltrazioni mafiose nel Consiglio Comunale. Questa relazione sarebbe poi valutata dal Consiglio dei Ministri ed entro tre mesi dall’invio sarebbe emesso un decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Interno.

Va assolutamente specificato che tale scenario di scioglimento è particolarmente estremo ed improbabile, oltre a costituire l'eventualità più catastrofica per l’Amministrazione Romizi bis. Di sicuro è un’ipotesi che si lega solo e necessariamente al nome di Nilo Arcudi. La maggioranza difenderà ad ogni costo il suo presidente del Consiglio Comunale? Resisterà alle pressioni del PD?

Le ore passano e la pressione su Arcudi si fa sempre più forte. Ironia della sorte a chiedere le dimissioni del politico di origine calabrese è proprio lo stesso partito che contribuì a nominarlo vicesindaco per nove anni, tra il 2005 e il 2014, nelle allora giunte di centrosinistra, guidate prima da Renato Locchi e poi da Wladimiro Boccali. In quegli anni Arcudi, eletto nelle file dei Socialisti e Riformisti, ottenne - come riportato in questi giorni dal Corriere dell'Umbria (https://corrieredellumbria.corr.it/news/home/1351499/nilo-arcudi-perugia-inchiesta--ndrangheta-presidente-consiglio-comunale-socialisti-renato-locchi-wladimiro-boccali-andrea-romizi-politica.html) - deleghe pesanti quali quelle alle aziende partecipate (Gesenu, APM, Umbra Acque, Sipa, Minimetrò e SiEnergia), ad ambiente e territorio, a protezione civile e ricostruzione post-sisma, alle politiche del sistema idrico e dei rifiuti, alle politiche per le aree verdi e per l’attuazione del piano energetico comunale e della metanizzazione.

Infine, c’è da chiedersi poi cosa pensa l'opinione pubblica? E il pensiero della città sarebbe in armonia con certe decisioni? C’è o ci sarà veramente un segno di discontinuità? La situazione non è sicuramente semplice per nessuno ma chi si trova a essere ago della bilancia di questa intricata questione politica (e non giudiziaria, non essendoci al momento alcun indagine nei confronti di Arcudi) è ancora una volta Nilo Arcudi.


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