Fora Bori Bettarelli(UNWEB) "Come minoranze in Consiglio regionale daremo battaglia sul Piano Regionale per la Non Autosufficienza, con proposte concrete e non ideologiche ma che avranno al centro l’attenzione e il sostegno ai più deboli e bisognosi”: lo annunciano Andrea Fora (Patto Civico per l’Umbria), Tommaso Bori e Michele Bettarelli (PD), membri della Commissione Sanità e Servizi sociali che ha appena licenziato il nuovo PRINA triennale.

"Prima di tutto – affermano - occorre che la Regione faccia la sua parte fino in fondo. Mentre il Governo nazionale stanzia per l’Umbria 2 milioni di euro in più rispetto agli anni precedenti, la Regione non può addirittura ridurre le risorse di 500 mila euro rispetto agli stanziamenti precedenti. Siamo preoccupati dal cambiamento dei criteri di accesso all'assegno di sollievo che, senza aggiungere un solo euro e quasi raddoppiando la platea, rischia di togliere risorse necessarie per pazienti molto gravi e le loro famiglie".

"La Giunta regionale – sostengono Fora, Bori e Bettarelli - deve assolutamente individuare maggiori risorse per il PRINA: infatti la quota pro capite del bilancio regionale impegnata per il Piano è di molto inferiore ad altre regioni del centro-nord che hanno indici di invecchiamento di gran lunga inferiori a quelli della nostra regione. Lo abbiamo fatto notare anche all’assessore Coletto, presente in Commissione, ricordandogli che anche la sua cara Regione Veneto stanzia sul PRINA più del doppio delle risorse economiche rispetto a quelle trasferite dal Governo. Da noi è esattamente l’inverso, si riducono".

“Questa richiesta – proseguono - è fondata anche su motivazioni di etica e uguaglianza di trattamento, perché seppure è certamente positivo che con l’atto proposto dalla Giunta si vada ad ampliare la platea dei beneficiari per la gravissima disabilità, è altrettanto certo che farlo con risorse invariate o addirittura, come in questo caso, diminuite, significa ridurre l’importo degli assegni alle persone che già ne usufruivano e questo è inaccettabile e grave. La politica di ‘una briciola ciascuno’ che non guarda all’effettività del bisogno ma a dare un po' a tutti, non risolve nessun problema e risponde a logiche che non vogliamo definire, ma che certamente non sono ispirate da principi sociali né sanitari”.

“Diverse altre sono le modifiche che avanzeremo in Aula – spiegano - ad iniziare dalla richiesta di eliminare, soprattutto per gli anziani, il punto programmatico contenente la dicitura ‘incrementare, laddove possibile, l’assistenza indiretta per sostenere la famiglia e/o il badantato’. Dietro un intento che sembrerebbe positivo, c’è il serio pericolo che alla fine l'anziano venga lasciato solo e privo di reali aiuti e servizi. Potrebbe tradursi in concreto in un aiuto alla famiglia mediante monetizzazione, in cui però l’anziano rischia di diventare un mezzo e non un fine. Altra indicazione che daremo, al fine di incrementare ulteriormente l’offerta dei servizi di welfare della nostra regione, sarà quella di richiedere l’istituzione di un Albo regionale delle assistenti familiari, finalizzato alla regolarizzazione dei contratti di lavoro in questo settore e alla qualificazione dell’offerta assistenziale”.

“Ancora qualche giorno ci separa dal prossimo Consiglio regionale – concludono - e la maggioranza, se vuole, può ancora porre rimedio ad un Piano che, se approvato con queste risorse e con questa impostazione, aumenterà per tanti cittadini le difficoltà quotidiane senza ridurle ad altri. Almeno su questi temi auspichiamo che il governo regionale sappia cambiare strada dopo essersi reso conto che quella imboccata non è certamente quella giusta”.


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