106639216 2737742576462763 1830082593387202272 oI medici in formazione specialistica che operano in Umbria hanno chiesto, nell'audizione in Terza commissione che si è tenuta ieri pomeriggio, non solo il riconoscimento del “bonus covid” che è stato corrisposto a tutto il personale sanitario e a loro no, ma anche una riforma del contratto, di cui la Regione che si faccia portavoce nelle sedi opportune, per superare l'ambiguità dello studente lavoratore e che li inquadri come lavoratori in formazione, preveda indennità di guardia, festivi e notti, garantendo il rispetto della legge in materia di gravidanza, infortunio o forme di impossibilità a lavorare.

 

(UNWEB) Perugia,  - “Il mancato riconoscimento del bonus per l'impegno nell'emergenza coronavirus, assegnato a tutto il personale sanitario composto da medici strutturati, infermieri, tecnici e segretari ma non ai medici specializzandi, non è solo una questione economica, ma una mancanza di rispetto e di considerazione per chi quotidianamente manda avanti con il proprio lavoro poco retribuito e senza tutele interi reparti d'ospedale o ambulatori”: lo ha detto, in rappresentanza delle centinaia di medici in formazione specialistica che operano in Umbria, il dottor Luca Saccarelli, nell'audizione di ieri della Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace.

Si tratta di medici con almeno 6 anni di studi alle spalle, che hanno conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, un'abilitazione professionale a seguito di un esame di Stato e che hanno sostenuto, superandoli, test di accesso alle varie scuole di specialità. Vengono retribuiti con una quota fissa di 22mila 700 euro lordi all'anno, cui si somma una quota variabile di 2mila 300 euro lordi l'anno. Il loro contratto prevede 38 ore di lavoro settimanali ma, hanno fatto notare ai membri della Commissione Sanità e Servizi sociali, vanno molto oltre, arrivando a coprire attività di guardia nelle notti o nei festivi, spesso in sostituzione del medico strutturato, senza poter accedere ad alcuna forma di remunerazione aggiuntiva. Al netto di 1600 euro mensili vanno poi tolte spese obbligatorie per: assicurazione professionale, iscrizione all'Albo e Federazione nazionale, iscrizione alla cassa previdenziale, iscrizione all'Università e pagamenti dei contributi previdenziali all'Inps.

“Siamo costretti – ha detto il dottor Saccarelli – a coprire le mancanze di organico degli ospedali e troppo spesso ci assumiamo responsabilità che non ci competono. Firmiamo un contratto con Regione e Università che ci inquadra come figura ibrida, a cavallo fra uno studente e un lavoratore, con i difetti dell'uno e dell'altro. Possiamo usufruire al massimo di 40 giorni di malattia consecutivi, superati i quali viene sospesa la formazione e la borsa parzialmente decurtata. In molti casi non godiamo dello stesso trattamento del personale, non possiamo parcheggiare nei posti per dipendenti e non possiamo usufruire dei servizi di ristorazione. Eppure tutti siamo stati coinvolti nell'emergenza, chi si è trovato in prima linea nei reparti covid19, chi si è unito dopo, da volontario, chi è dovuto rimanere a casa e chi si è ammalato. Le nostre ferie e i permessi sono state bloccati, i turni da coprire sono aumentati, abbiamo affrontato un rischio infettivo che ha tenuto centinaia di colleghi lontani dalle loro famiglie, ma nessuno di noi ha titubato. Eppure, al momento di gratificare per l'opera prestata durante l'emergenza tutto il personale, sanitario e non, di tutte le strutture e di tutti i comparti, compreso quello amministrativo, la Regione Umbria ha dimenticato i suoi specializzandi, come se il nostro operato fosse scontato, superficiale e non indispensabile”.

Questi medici chiedono una riforma del contratto, di cui la Regione si faccia portavoce nelle sedi opportune, che superi l'ambiguità dello studente lavoratore, li inquadri come lavoratori in formazione, preveda indennità di guardia, festivi e notti, garantisca il rispetto della legge in materia di gravidanza, infortunio o forme di impossibilità a lavorare. Anche il diritto a una rappresentanza riconosciuta in tutte le sedi in cui si discute del lavoro del medico, con la convocazione e l'attivazione del già eletto “Osservatorio regionale della formazione medico specialistica.

È stato evidenziato anche come altre Regioni abbiano parificato il trattamento riguardante il “bonus covid” a qualsiasi altra figura professionale: la Toscana verserà agli specializzandi un contributo giornaliero tra i 20 e i 45 euro in base al livello di rischio biologico a cui sono stati esposti per il periodo dal 17 marzo al 30 aprile; la Puglia ha stabilito premi che oscillano tra i 400 e i 2500 euro lordi, destinando una parte del Fondo da 5milioni di euro provenienti da risorse regionali; in Emilia Romagna sarà disponibile un fondo proveniente dalle donazioni dei cittadini e finanziato con i 2,3 milioni di euro disponibili per gli interventi di protezione civile; nel Lazio è in arrivo un bando ad hoc.

Dopo aver ascoltato le ragioni dei medici specializzandi, la presidente della Commissione, Eleonora Pace, ha detto che il problema evidenziato va molto al di là della questione dei bonus e che sarà necessario ritornare sull'argomento, che non può essere esaurito con le risultanze di una semplice audizione.


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