ArticoloUno CittadiCastello(UNWEB) Riceviamo  e pubblichiamo.

"Febbraio tempo di arance Tesei sempre più “chiagnona .  Giunta in confusione su contrasto alla pandemia"

"Situazione in controtendenza in Umbria, mentre quasi tutte le altre regioni diventano gialle e riaprono bar e ristoranti, Perugia e altri 30 comuni della regione hanno un tasso di contagio di oltre 200 casi ogni 100mila abitanti, che renderebbe l’epidemia non tracciabile.

La Giunta regionale leghista, ha prima nicchiato davanti alla richiesta dell’ISS di 10 giorni fa di prendere provvedimenti locali per evitare la zona rossa generalizzata, poi nell’ultimo fine settimana ha sostanzialmente delegato ai comuni, suscitando le loro proteste, restrizioni come il coprifuoco anticipato (alle 21), la chiusura dei parchi, il divieto di mangiare e bere all’aperto e di fare la spesa più di una sola volta al giorno: il tema più forte è però la chiusura “suggerita”, di tutte le scuole, dalle superiori (riaperte peraltro da pochi giorni, in presenza al 50%), fino alle elementari (e dubbi sulle elementari), che non hanno mai chiuso nemmeno in Lombardia e nelle altre zone “rosse”, durante la seconda ondata. Dopo una prima lettera della giunta che chiedeva ai comuni di chiudere, senza tanti dettagli, la rabbia dei sindaci (e dei cittadini, tra i quali serpeggia ora grande malcontento) un’altra missiva del Comitato scientifico regionale ha spiegato i motivi per cui andrebbero chiuse le scuole, ricordando i molti focolai che si sono accesi negli istituti nelle ultime settimane (oltre 35 classi in isolamento, con quasi 140 positivi) e i municipi (tra cui Perugia, Foligno, Amelia) hanno deciso la chiusura di tutte le scuole a partire dal 2 fino (almeno) al 15 febbraio. Intanto, arriva l’allarme dei sindacati della sanità, che definiscono la situazione dell’ospedale del capoluogo “fuori controllo”. Per non parlare delle residenze sanitarie assistite dove la situazione dei contagi è esplosa. La Presidente Tesei e il suo Assessore alla Sanità in evidente stato confusionale sia politico che amministrativo non sanno far altro che un grottesco scaricabarile delegando ai sindaci decisioni pesanti per contenere la curva dei contagi. Fino ad oggi i cittadini umbri hanno fatto disciplinatamente la loro parte con alto senso di responsabilità. E’ nella cabina di regia della regione che molte cose non hanno funzionato. Torna così in scena la “Chiagnona” de Montefalco” che versa le sue lacrime non più verso Roma e il governo ma in casa, nel territorio di 29 comuni tentando di lasciare nelle mani dei sindaci il cerino acceso su decisioni importanti. Ieri tutte le colpe erano del governo che accentrava le decisioni, oggi dei sindaci che non decidono. Lei “chiagne” sempre e le sue lacrime formano un acquitrino di sabbie mobili dal quale è ogni giorno più difficile uscire. Semplicemente inadeguata: lei e la sua improbabile giunta. Qui non si tratta di decidere contentini clientelari ma di salvare la salute e la vita degli Umbri. A difendere la ”Chiagnona” de Montefalco” solo la Lega con il segretario regionale Virginio Caparvi: “L’egoismo di chi si lascia sopraffare dagli individualismi non gioverà alla amministrazione regionale, tantomeno potrà essere di utilità per costruire la rinascita sociale ed economica della quale gli Umbri hanno bisogno”. Parole gne gne gne che non significano niente. Intanto nelle zone tornate gialle bar e ristoranti potranno riaprire fino alle18 con possibilità di sedersi ai tavoli e consumare all’interno, di visitare i musei nei giorni feriali e di spostarsi in tutto il territorio regionale. Certo non la soluzione di tutti i mali ma almeno un sollievo sociale ed economico. L’unica speranza che mentre gli Umbri sono costretti in casa riflettano sulle conseguenze che ha provocato il voto alla “Chiagnona” de Montefalco”. Hai visto mai che qualcuno possa pentirsi."

Così, in una nota, La Città di Castello che vogliamo e Articolo Uno


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