Nella giornMeloni PD1ata della donna, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Simona Meloni (Pd) augura per tutte un maggiore protagonismo e condizioni di equità salariale, lavorativa e parità di genere.

 

(UNWEB) Perugia, - “L’Umbria deve trovare la forza e la determinazione per ripartire, ma non può farlo senza il contributo determinante delle donne. Ritengo infatti che buona parte della nostra capacità di uscire da questa crisi sanitaria ed economica, passi per il superamento delle attuali disuguaglianze sociali ed economiche: quelle che questa pandemia sta invece continuando ad amplificare, a tutti i livelli, penalizzando, in particolare, le donne. È da qui che dobbiamo ripartire, andando a ripensare modelli di sviluppo in coerenza con nuove politiche pubbliche capaci di invertire la rotta”: così la vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Simona Meloni (Pd).

“I recenti dati Istat sull’andamento dell’occupazione femminile relativi a dicembre scorso, sono – sottolinea Meloni - oltremodo chiari: su 101mila posti di lavoro persi, 99mila sono lavoratrici. Stiamo parlando del 98 per cento dei licenzianti totali, un dato che su base annuale va comunque oltre il 70 per cento a discapito delle donne. Gli effetti drammatici della pandemia stanno quindi producendo una crisi severa specie in ambito lavorativo, esasperando le disuguaglianze di genere sia a livello sociale che economico. A questa fortissima criticità si somma un dato ancor più strutturale dato dalla differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne rispetto agli uomini, che si aggira intorno al 20 per cento in meno. La parità salariale diventa quindi sempre più un miraggio e un obiettivo da raggiungere. Nel Global Gender Gap Report 2020, il nostro Paese si colloca in 125esima posizione per parità salariale a parità di mansione, il 30 per cento circa delle donne italiane abbandona il lavoro dopo aver avuto il primo figlio, perché già sa che non disporrà dei servizi per i quali riuscire a bilanciare la vita lavorativa con le attività non retribuite necessarie per la crescita dei figli e la cura degli anziani. L’Istat definisce questa situazione ‘inverno demografico’ ovvero siamo più poveri e facciamo meno figli. Questa situazione porta con sé’, non solo un problema di equità, ma anche una consistente perdita di efficienza economica, considerando che le donne rappresentano oltre il 51 per cento della popolazione, oltre ad esserne la parte più istruita. Invertire questa tendenza potrebbe significare la creazione di nuova ricchezza per il Paese, di occupazione, di gettito fiscale”.

“Saremo nelle condizioni di ripartire - afferma Meloni - solo quando diminuiranno queste diseguaglianze e si tornerà ad investire in modo serio e continuativo, sulle strutture sociali come gli asili nido, pubblici e privati convenzionati, e su tutto ciò che ruota intorno al tema della cura, della famiglia e dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Ma non solo. È necessario un profondo cambiamento, che è prima di tutto culturale, che potrebbe essere agevolato attraverso un uso efficace dei fondi di Next Generation EU. Credo che la sfida del futuro passi da un investimento vero sui fondi europei da destinare all’universo femminile. Dall’impresa, al lavoro, dai servizi alla persona, alle misure strutturali che vadano ad incidere sulla bassa occupazione femminile, sulle differenze salariali, sulla stabilizzazione dei contratti più precari, fino a toccare i temi della rappresentanza di genere. In Europa esistono esempi importanti, specie provenienti dalle esperienze maturate nei Paesi del Nord, che hanno fatto della cultura di genere e della promozione dell’indipendenza della donna il fulcro di un modello sociale capace di assicurare sviluppo e coesione sociale. Mi auguro, dunque – conclude - che l’8 marzo sia un’occasione importante per mettere in moto questo processo innovatore. Auguro a tutte noi che la Next Generation EU, diventi quella nuova generazione di cittadine e cittadini europei in cui le donne saranno finalmente le protagoniste”.


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