Meloni Bori PD(UNWEB) “Alzare i limiti di età per l’accesso alla Procreazione medicalmente assistita (da 41 a 46 anni), adeguandosi a quelli previsti dal Dpcm del 12 gennaio 2017, e introdurre, per le donne in gravidanza, il Nipt (Non invasive prenatal testing) per l’analisi dei cromosomi 12, 18 e 21, garantendone la gratuità come screening primario per le donne residenti in Umbria”. È quanto chiedono i consiglieri regionali del Partito democratico, Simona Meloni e Tommaso Bori in una mozione che mira ad “adeguare la Regione Umbria alle ultime normative moderne, così da aiutare la vita dei cittadini e contribuire alla lotta all’infertilità”.

“L’infertilità di coppia – spiegano Meloni e Bori – è un problema di vaste proporzioni. Un tema che spesso viene contrastato con tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma), che possono presentare un diverso grado di invasività. La Regione Umbria è intervenuta, inizialmente, nel 2005, ed ha approvato i requisiti strutturali e strumentali per l’autorizzazione delle strutture che erogano prestazioni di procreazione medicalmente assistita e ha autorizzato all’esercizio la struttura pubblica regionale, allora ubicata nell’azienda ospedaliera di Perugia e oggi trasferita a Pantalla. Nel 2007 sono stati ridefiniti i requisiti minimi specifici di personale e organizzativi per le strutture che erogano prestazioni di procreazione medicalmente assistita e, contestualmente, sono stati definiti i pacchetti delle prestazioni da erogare. Può accedere la donna di massimo 41 anni e per non più di quattro cicli”.

“Nel frattempo, però, il mondo è cambiato – osservano Meloni e Bori – , c’è stata la sentenza della Corte costituzionale che, nel 2014, ha dichiarato illegittimo il divieto di procreazione assistita eterologa. Tale possibilità è stata recepita da una delibera di Giunta regionale del 2014 e nel 2017 la Pma entra nelle prestazioni garantite dal SSN con i criteri che vedono 46 anni e 6 cicli, lasciando alle Regioni il compito di intervenire in maniera specifica e aprendo così ad una babele di normative e differenze. In Umbria la delibera del 2014, che avrebbe dovuto recepire le novità, non è mai stata applicata”.

“L’Umbria – spiegano i due consiglieri Dem - è infatti una delle regioni in cui il limite di età è più basso: 41 anni. Si parte da un limite di 43 anni (in Valle d’Aosta, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Friuli, Marche, Liguria, Lazio, Basilicata, Bolzano), ad un limite di 46 anni (in Piemonte, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Abruzzo e Toscana), fino al limite di 50 anni in Veneto. I limiti troppo stretti, inoltre, in un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo, vanno a ledere ancora di più il diritto di accesso alle cure, in quanto il passare del tempo fa sì che, inevitabilmente, molte coppie stiano superando i limiti di età per accedere ai trattamenti. L’attività della Pma a Pantalla non si è mai fermata: i risultati parlano del 42 per cento di gravidanze contro il 27 per cento del dato nazionale”.

Per Meloni e Bori “serve un impegno sul ‘Non invasive prenatal testing’, un esame innovativo in quanto eseguibile tramite un prelievo di sangue materno in grado di rilevare alcune tra le principali anomalie cromosomiche quali la trisomia 13, 18 e 21.Il Nipt infatti – concludono - riduce drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive, abbattendo il numero degli aborti collegati alle tecniche di prelievo dei tessuti fetali e le possibili, ancorché rare, complicanze per le gestanti”.


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