stadio curi(UNWEB) Perugia. Il 5 maggio 2014 il Perugia calcio risalì, battendo il Frosinone, dalla serie C alla B. Oggi il Perugia è retrocesso in serie C e il Frosinone è in finale playoff per la serie A.

Il fallimento del Perugia parte da lontano con un progetto improvvisato e basato su scommesse che di anno in anno ha visto cambiare la rosa. Giocatori che hanno lasciato un segno come Di Carmine, Faraoni, Dezi, Goldaniga e altri che non hanno lasciato traccia. Allenatori cambiati in continuazione Camplone, Bucchi, Bisoli, Breda, Nesta, Oddo e Cosmi che non hanno potuto costruire nulla. Il calcio di provincia può essere basato su operazioni per cercare di generare utile, o per creare un modello virtuoso in stile Atalanta o Sassuolo. Il presidente Massimiliano Santopadre e i suoi dirigenti non hanno fatto nulla di progettuale. Goretti ha fiutato alcuni buoni affari, ha vinto scommesse che hanno portato risultato e per cinque anni il Perugia si è sempre affermato nelle zone alte, arrivando al quarto posto con Bucchi e giocandosi sempre i playoff. Ma alla fine i nodi vengono al pettine e in questa stagione assurda, iniziata bene e conclusa malissimo sono venute fuori tutte le mancanze. Il lockdown per molti tifosi sembrava una salvezza arrivata e si temeva il crollo della squadra, che è arrivato nel modo più clamoroso: ai rigori di playout traditi da quei Iemmello e Bonaiuto che erano state tra le poche note liete di questa stagione.

Si può gridare allo scandalo, mettendo in discussione l’origine pescarese di Oddo, che Iemmello è in odore proprio della maglia biancoazzurra, ma la realtà è che il Perugia per quello che ha mostrato quest’anno ha meritato la retrocessione. Nella partita di ritorno dei playout sul piano dell’agonismo e della grinta il Perugia c’era, ma il Pescara giocava meglio e non si poteva pretendere di salvarsi in extremis dopo un girone di ritorno disastroso con un mercato altrettanto nefasto. Un fallimento sportivo frutto di scelte sbagliate, di poca progettualità e tanti proclami. Santopadre ha mostrato sempre una certa teatralità, non da ultimo, la dichiarazione di farsi tatuare il Grifo sul petto, ma la realtà che ha puntato più a sanare i conti con un suo utile, che a costruire una squadra solida. Può andare bene per un po’, ma poi la paghi questa politica che tante società e tifoserie ha affossato. Proprio le tifoserie sono le vittime di queste gestione e la tifoseria del Perugia c’era anche ieri numerosa, nonostante il divieto di entrare nello stadio. I tifosi hanno fatto fino a che ha potuto il dodicesimo uomo, forse quello che ha permesso di arrivare ai rigori con inni e cori, ma poi ha assistito all’ennesima presa in gira. Tifoseria che ha aspettato la squadra fino alle 2.30 accusando Santopadre con Bonaiuto e Iemmello per la prestazione e i rigori tirati in malo modo

Delusa la città, delusa la tifoseria e anche qualche calciatore come Melechiorri, Vicario e Kouan che hanno onorato la maglia, a differenza di altri già in vacanza e a pensare alla nuova società. Il Grifo non è stato onorato, questa è la verità e la serie C è l’amara condanna. Poi potrebbe esserci un regalo dai tribunali se qualche società non riesce ad iscriversi o se l’ennesimo ricorso del Trapani che fa leva sul regolamento FIGC che prevedeva la serie B a 22 squadre andasse a buon fine ripescando i siciliani e proprio il Perugia. A prescindere da ciò, il Perugia deve ripartire da zero, cambiando tutto e tutti. Bisogna costruire un progetto solido, che maturi nel tempo e porti a sicuri successi e forse per guardare al futuro, bisogna ripartire dal passato glorioso e chi vuol capire, capisca…

Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia