veglia missionaria 2020 f3(UNWEB)  Perugia. «Dopo le testimonianze che abbiamo ascoltato sento il desiderio di dire che anche questa sera siamo ciascuno di noi al centro dell’interesse di Dio ed anche a tutti noi interessa Dio, perché la nostra vita sia piena». Così il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi ha commentato la Parola di Dio pronunciata alla Veglia diocesana missionaria di preghiera tenutasi nella chiesa parrocchiale Madonna Regina della Pace del quartiere Santa Lucia di Perugia, nella serata del 16 ottobre, promossa dall’Ufficio diocesano missionario.

Presenti il parroco di Santa Lucia, don Ignazio Zaganelli, i direttori diocesani della Caritas, don Marco Briziarelli, e dell’Ufficio per le vocazioni, don Alessandro Scarda, e la responsabile dell’Ufficio regionale missionario della Ceu, Annamaria Federico, che ha coordinato la serata e presentato due significative testimonianze di “tessitori di fraternità”, titolo della stessa veglia di preghiera a cui hanno partecipato oltre cinquanta persone, in buona parte giovani. «La loro presenza – ha commentato la responsabile regionale – fa ben sperare per il prosieguo delle opere missionarie».

Una nuova pienezza di vita. «Il Signore vuole riempire quel non senso della nostra vita – ha proseguito il presule – e mai come in questo momento sta emergendo il nulla che sta conquistando il cuore di ciascuno di noi. Nella tempesta del vivere di oggi è solo Cristo che cerca te, che mette te al centro e che ti salva. E’ solo Cristo che può portare a pienezza la nostra vita, come se si aprisse, anche attraverso le testimonianze che abbiamo ascoltato, una possibilità nuova di pienezza per ciascuno di noi e viene come sconfitta quella paura esistenziale che tutti ci portiamo addosso. Viene ridonata una speranza, perché c’è una possibilità ancora oggi nonostante tante condizioni che sembrano contraddire quello che stiamo vivendo».

Non crociate e grandi cose. «Questa sera ho sentito come un profumo di bellezza, di un’alba nuova per ciascuno di voi e questo lo possono sperimentare tutti – ha commentato mons. Salvi –. E’ talmente bello l’amore che ti raggiunge che senti il desiderio in te di farlo sperimentare a tutti coloro che incontri. “Eccomi, manda me”, recita la nostra veglia di preghiera, ma non per fare crociate e grandi cose, ma per dare a me e ad altri la possibilità di questa salvezza, come abbiamo sentito dagli Atti degli apostoli. Siamo chiamati a costruire luoghi, rapporti per essere tessitori di fraternità dove Cristo diventa esperienza viva».

Tessitori di relazioni umane. Il vescovo ausiliare ha concluso con le parole di papa Francesco molto attuali e di impegno anche missionario in questo tempo di pandemia: «“Obbligati dalla distanza fisica o a rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno delle relazioni sociali, anche della relazione comunitaria con Dio. Tessitori di fraternità è più che mai attuale nella situazione dell’emergenza Covid che ci ha costretto al distanziamento tra le persone, mentre ora dobbiamo ricordarci che il Vangelo ci invita ad essere tessitori di relazioni umane”. E’ questa, forse, la nuova sfida missionaria: costruire luoghi dove Cristo si sperimenta, dove Cristo, attraverso la nostra libertà, ma anche attraverso la nostra fragilità, diventa esperienza sensibile».

Le testimonianze missionarie. L’esortazione del presule, quella di “costruire luoghi dove Cristo si sperimenta”, ha trovato riscontro pratico nelle significative testimonianze di vita missionaria di una giovane coppia dell’Operazione Mato Grosso (OMG) di Perugia in Perù e di due giovani che hanno vissuto la loro esperienza di carità e missione in Malawi. Questi ultimi sono stati presentati da don Marco Briziarelli, in qualità di presidente dell’associazione “Amici del Malawi”. Giovanni e Sara, del progetto diocesano “missione giovani”, hanno raccontato la loro esperienza tra la popolazione del Malawi, uno dei Paesi più poveri del mondo, sperimentando la grandezza di essere tessitori di fraternità per gli “ultimi” della terra e, nel contempo. per sé stessi e per le comunità di appartenenza.

Il Covid-19, uno dei tanti gravi problemi. Molto penetranti sono state le parole di Elena e Giacomo, la giovane coppia dell’OMG rientrata di recente da Chimbote, in Perù, una città di altre 350mila abitanti sulla costa. I due coniugi, con i loro tre bambini (è in arrivo un quarto), coordinano da sei anni le attività socio-caritative della parrocchia della zona delle baracche. Elena è la responsabile della scuola parrocchiale dove 75 alunni sono messi nella condizione di proseguire gli studi, altrimenti abbandonerebbero la scuola in tenera età. Giacomo è impegnato sul fronte lavoro, coordinando le attività di una cartiera che assicura una occupazione dignitosa a diverse persone. Quando Giacomo è rimasto a casa per il lockdown, ha provato vergogna nel vedere uscire i suoi amici peruviani per andare al lavoro. In Perù, ha commentato, «la pandemia da coronavirus si somma ai gravi problemi di povertà e miseria già esistenti che causano vittime ogni anno nell’indifferenza di molti. Il Covid-19, in Perù, non è il principale problema del momento come lo è per i Paesi ricchi».


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