DSC 4939L’arcivescovo Renato Boccardo: «Facciamo in modo che questa costruzione sia una “casa” di umanità, dove ci si ritrova per pregare, per condividere momenti fraterni e per volersi bene gli uni gli altri»

(UNWEB) Cascia. Ore 11.10 di giovedì 29 luglio 2021: un lungo applauso ha accolto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo in visita alla piccola comunità di Colforcella di Cascia per l’inaugurazione del Centro di Comunità post-sisma 2016. Il Presule ha celebrato nella nuova struttura la prima Messa insieme al parroco dell’altipiano di Avendita don Canzio Scarabottini e all’emerito don Giuliano Medori. Presente il sindaco Mario De Carolis e, naturalmente, gli abitanti di Colforcella. Il centro è stato posizionato su un terreno di proprietà della parrocchia e servirà per la vita pastorale e sociale della comunità; è costato circa 30.000,00 euro (fondi diocesani sisma 2016), misura 60 metri quadrati circa, ha un bagno e un ripostiglio.

Un’operazione frutto di buona sinergia. «Questa struttura – ha detto all’inizio della Messa l’Arcivescovo - nasce da una richiesta condivisa da tutta la popolazione. Poi, alcuni abitanti sono venuti tempo fa da me a Spoleto a chiedere un aiuto per questa operazione. Grazie alla buona volontà e all’impegno di tanti siamo riuscita a farla. Ho saputo anche delle difficoltà per far arrivare qui il camion che portava il materiale, ma le cose che si fanno con fatica sono le più belle. Affrontando, poi, delle avversità si rinsaldano anche i legami tra di noi e diventiamo sempre più consapevoli che siamo dipendenti gli uni dagli altri e che insieme stiamo bene. Grazie, quindi, agli abitanti di Colforcella, al geometra Simone Desantis che ha seguito i lavori, ai sacerdoti e a quanti hanno sostenuto con varie offerte le popolazioni colpite dal sisma del 2016, grazie alle quali è stato possibile realizzare anche questo centro».

Una “casa” di umanità. Nell’omelia, commentando il Vangelo del giorno, mons. Boccardo ha sottolineato come Gesù andando nella casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania sapeva di sentirsi accolto. «Questo – ha detto - ci fa pensare al bisogno che ciascuno di noi ha di avere delle relazioni belle e positive. Per far ciò dobbiamo ricomporre dentro di noi l’armonia dei sentimenti e imparare che quello che veramente vale nella vita è la dimensione umana, le relazioni, l’accoglienza e il sostegno reciproco, il perdono. È necessario riscoprire la bellezza dello stare insieme, sapendo che le differenze non ci devono necessariamente separare, ma si possono anche comporre. La casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania ci fa pensare anche a questa “casa” di Colforcella: può essere un luogo di umanità dove veniamo attorno all’altare del Signore per ascoltare la sua Parola e per ricevere il pane dell’Eucaristia, per imparare a volerci bene gli uni gli altri. Ma questa “casa” può essere anche il luogo dell’aggregazione dove ci si ritrova insieme per momenti di condivisione, fraternità e amicizia. Facciamo in modo – ha concluso il Presule - che questa costruzione sia veramente una “casa” di umanità».

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