mons. maffeis con il seminarista faina prossimo al sacerdozio(UNWEB) Perugia. Il futuro sacerdote: «Credo in una Chiesa dal respiro ampio, diocesano, che non sminuisca la parrocchia, ma che sappia andare oltre il “campanilismo”»

Domenica 29 gennaio, alle ore 17, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo Ivan Maffeis, il seminarista Claudio Faina, docente di inglese, sarà ordinato sacerdote diocesano. L’ordinazione avviene nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa di san Costanzo, vescovo e martire del II secolo, patrono e fondatore della prima comunità cristiana di Perugia.

Breve biografia. Claudio, laureato in lingue e letterature straniere presso l’Ateneo perugino, la città dove è nato quaranta anni fa, è originario della parrocchia di San Donato all’Elce nella quale ha vissuto l’iniziazione cristiana ed è stato catechista e animatore dei gruppi giovanili. La vita parrocchiale, il percorso dei dieci comandamenti, il corso Sichem promosso dalla Pastorale vocazionale diocesana ed il percorso di fede vissuto nella comunità Magnificat, hanno fatto nascere in lui degli interrogativi sulla propria vocazione. Nel gennaio 2016 inizia il percorso di discernimento e formativo presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi, che lo ha condotto fino alla sua chiamata al sacerdozio dopo essere stato ordinato diacono transeunte il 12 settembre 2021 dal cardinale Gualtiero Bassetti. Ha vissuto il diaconato al servizio delle comunità parrocchiali di Fratticiola Selvatica, Piccione e Ramazzano (Perugia) e di San Nicolò e Sant’Angelo di Celle (Deruta).

Il tempo del diaconato. Intervistato dal settimanale La Voce - che seguirà in diretta sul suo canale YouTube l’ordinazione, a partire dalle ore 17 del 29 gennaio -, il futuro sacerdote racconta la sua esperienza di diacono, del suo primo “sì”. «In questo tempo ho imparato ad affidarmi ancor più al Signore e sento di essermi irrobustito nella fede, di essere cresciuto umanamente anche grazie alle tante persone che ho incontrato in cinque parrocchie in poco più di un anno. Il mio diaconato, tempo di servizio, ha avuto una evoluzione dal Seminario, perché mi sono trovato a servire in una maniera nuova la Chiesa da ministro ordinato, facendo anche un servizio di apostolato che per me si è configurato in particolar modo nella scuola. Insegnando inglese, nella scuola secondaria di primo grado di Bevagna, ho l’opportunità di incontrare molti giovani e di pormi con loro, oltre che come insegnante, come uomo che indossa il clergyman... L’essere sacerdote non è a tempo determinato e nemmeno confinato in alcuni spazi. Ho già detto sì al Signore con il diaconato e il prossimo 29 gennaio pronuncerò un sì ancora più grande che va a completare una scelta».

Data non casuale. Perché l’ordinazione nella ricorrenza del Santo patrono? «È la festa del primo vescovo di Perugia – risponde l’ordinando –, un giorno a me molto caro fin da ragazzo. Ho vissuto sempre la festa di san Costanzo con entusiasmo e ho tanti bei ricordi della mia infanzia-adolescenza legati a questa ricorrenza... È una data non casuale – commenta –, soprattutto dal punto di vista religioso. È importante scegliere una data in cui si commemora un martire, perché ci fa capire che stiamo dando la vita al Signore per poi riversare l’amore che Cristo ha dato a noi nei fratelli che Lui ci vorrà fare incontrare».

Il rapporto con il pastore. «La festa di san Costanzo vescovo fa ancora più riflettere sull’importanza di avere un pastore, una guida. Con il nuovo vescovo Ivan si è subito creato un ottimo rapporto di fiducia, di sincerità, di schiettezza e di stima profonda. Mi ha affidato una porzione della Chiesa che Papa Francesco ha posto sotto la sua guida, ciò mi sostiene e mi incoraggia. Per questo la festa di san Costanzo riunisce in sé diverse sfaccettature, da quella ministeriale a quelle del servizio e dell’attaccamento alla comunità diocesana».

La Chiesa del futuro. L’ordinando Claudio Faina ha le idee chiare sulla Chiesa che verrà. È convinto che «sarà sempre più una Chiesa vitale nell’avere un respiro ampio, diocesano, che non sminuisca la parrocchia, ma che sappia andare oltre il “campanilismo”. Siamo, come dice Papa Francesco, una Chiesa “in uscita”, in una nuova Pentecoste, quasi un ritorno alla Chiesa degli inizi del cristianesimo dove, forse, saremo più minoranza ma più convinti e più felici di stare insieme, non dando per scontato che il vicino abbia il nostro stesso credo».


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