oddi1(UNWEB) Perugia. Il complesso di San Francesco al Prato, nel cuore del rione di Porta Santa Susanna, compie un ulteriore passo avanti verso la complessiva riqualificazione e valorizzazione.

In particolare, torna all’antico splendore, la cappella degli Oddi, posta nella parte sinistra dell’ex chiesa oggi auditorium, recuperata tramite la campagna Art Bonus grazie all’azienda Sterling Spa.

Oggi, martedì 17 settembre, la cappella è stata restituita ufficialmente alla città dopo il lungo intervento di restauro. Questa mattina, all’interno dell’auditorium, si è tenuta la conferenza stampa di inaugurazione alla presenza della sindaca Vittoria Ferdinandi, del vicesindaco Marco Pierini, dell’assessore ai lavori pubblici Francesco Zuccherini, del Ceo di Sterling spa Simone Ferlin, del direttore dei lavori Stefano Barcaccia, della storica dell’arte Valentina Borgnini.

Nel pomeriggio, invece, sempre presso il complesso di San Francesco al Prato si svolgerà il convegno “Da tesoro nascosto a gioiello ritrovato”, con successiva visita della cappella.

Aprendo l’incontro la responsabile della comunicazione del Comune di Perugia Simona Cortona con soddisfazione ed emozione ha spiegato che oggi finalmente si celebra la riapertura di un luogo straordinario, chiuso da anni, ma oggi tornato ad essere un “gioiello ritrovato”. La riqualificazione della cappella – ha aggiunto – ha richiesto un lungo lavoro, superando tanti problemi, tra cui il covid, ma oggi giunge alla conclusione grazie ad un bel lavoro di squadra. “Siamo felici di poterlo fare nell’anno in cui si celebra il decennale di art bonus, 10 anni in cui, come Comune di Perugia, siamo riusciti a fare tantissime cose diventando una best practice a livello nazionale.

LA CAPPELLA DEGLI ODDI E SAN FRANCESCO AL PRATO

Il complesso di San Francesco al Prato, che comprende chiesa, convento, oratorio e prato, sorge accanto al rinascimentale oratorio di San Bernardino nel luogo noto come “Campo dell’Orto”. La chiesa fu eretta dai frati dell’Ordine Francescano, con l’imposizione della prima pietra da parte di Papa Innocenzo IV, verosimilmente tra il 1227 ed il 1230.

San Francesco al Prato divenne ben presto il Pantheon cittadino. Le famiglie preminenti, infatti, non solo ne fecero la chiesa e il sacrario della nobiltà, ma iniziarono anche a gareggiare per ottenere il patronato delle cappelle e degli altari poi arricchiti da numerose opere d’arte. Vi erano all’interno i lavori dei maggiori pittori locali come Taddeo di Bartolo, Fiorenzo di Lorenzo, Benedetto Bonfigli, Domenico e Orazio Alfani, Dono Doni. Molti sono i personaggi illustri sepolti nella chiesa. Tra questi Bartolo da Sassoferrato, il condottiero e signore di Perugia Braccio Fortebraccio morto nel 1424; il pittore Fiorenzo di Lorenzo, operante nel XV secolo.

Al termine della parete sinistra della Chiesa, attraverso un finissimo cancello quattrocentesco, si accede alla cappella della famiglia Degli Oddi, un’antica casata perugina – ha spiegato la storica dell’arte Valentina Borgnini – tra le più illustri ed influenti del Rinascimento in Umbria. A destra, qui recentemente ricollocato, si trova il Gonfalone di San Francesco al Prato attribuito a Benedetto Bonfigli e dipinto in occasione della peste del 1464. In fondo al sacello, grazie ad una proiezione, è possibile vedere l’Assunzione della Vergine, che Raffaello eseguì tra il 1502 e il 1504 per Leandra Baglioni degli Oddi, un capolavoro poi confluito nei Musei Vaticani. In questo spazio sono visibili anche varie lastre tombali, il busto del marchese Ascanio Della Corgna, l’altare gotico e il sarcofago/urna con le ossa di Braccio Fortebraccio. La cappella degli Oddi ospitava anticamente uno dei capolavori di Raffaello, la Pala degli Oddi, una grande tavola ad olio raffigurante l’incoronazione della Vergine con relativa predella probabilmente terminata nel 1505. L’opera, requisita dalle truppe napoleoniche e successivamente restituita, è oggi conservata a Roma presso la Pinacoteca Vaticana.

LA RINASCITA DELLA CAPPELLA DEGLI ODDI

Ad illustrare il percorso che ha portato al recupero della cappella degli Oddi è stato il direttore dei lavori Stefano Barcaccia.

L’intervento è consistito nella ricollocazione all’interno della Cappella degli Oddi delle spoglie e dei manufatti rinvenuti all’interno della ex chiesa di San Francesco al Prato, configuratasi fin dalla sua edificazione come luogo privilegiato di sepoltura delle principali famiglie perugine. In occasione dell’intervento di riqualificazione dell’intero complesso, si è scelto infatti di assicurare una definitiva sistemazione ai manufatti contenenti le spoglie di Braccio Fortebraccio e quelle degli esponenti della famiglia della Corgna. Sono state inoltre ricollocate altre opere d’arte, anche in riproduzione digitale, storicamente presenti nel sito, sulla scorta della documentazione storica, fotografica e sulla base degli studi più recenti.

Sono sei, più in dettaglio, le azioni realizzate.

1- Restauro e ricostruzione (anastilosi) dell’altare nella Cappella del Gonfalone, realizzato con il recupero degli elementi superstiti, e ricollocazione del Gonfalone della Madonna della Peste del Bonfigli, attualmente nell’adiacente Oratorio di San Bernardino;

2- Restauro del sarcofago di Bartolo di Sassoferrato, collocato nella ex Cappella Baldeschi;

3- Ricollocazione su apposito supporto nella Cappella della Trinità del sarcofago di Braccio da Fortebraccio, già restaurato dal Fai nel 2013;

4- Realizzazione di nuovo sarcofago da collocare nella Cappella della Trinità contenente i resti della famiglia della Corgna, rinvenuti in San Francesco al Prato nel 1967 e conservati in

cassette di zinco presso la sagrestia del Convento adiacente; restauro e ricollocazione del busto di Ascanio della Corgna, precedentemente conservato a Palazzo dei Priori;

5- Ricollocazione virtuale nella cappella della Trinità dell’Incoronazione della Vergine di Raffaello con proiezione laser mediante video mapping e realizzazione al di sotto dell’immagine di nuovo manufatto.

6- Al fine di dare collocazione alle spoglie dei Della Corgna, conservate in nove cassette di zinco, e di annettervi il busto di Ascanio nel tentativo di “riconfigurare” l’antica unità tra opera d’arte e sepoltura che caratterizzava la Cappella dei Della Corgna in San Francesco al Prato, è stato realizzato un moderno “sarcofago”, su cui è stato posto il busto restaurato.

LE SCULTURE

L’intervento condotto all’interno della Cappella degli Oddi – spiega l’artista scultore Matteo Peducci – oltre a comprendere la creazione di elementi scultorei ex novo, quali un nuovo sarcofago per contenere i resti della famiglia Della Corgna, si è focalizzato sulla ricostruzione dell’altare in pietra rosso ammonitico, di cui circa il 50% era andato perduto.

Ciò ha comportato una fase preliminare di ricerca storica e geologica per identificare il materiale originario. È stato così individuato il rosso ammonitico, probabilmente estratto dal monte Subasio, dove già ai tempi dei Romani erano attive piccole cave. Fortunatamente, alcuni blocchi estratti da queste cave abbandonate da tempo hanno consentito di utilizzare lo stesso materiale impiegato per la costruzione dell’altare originario.

Oltre alla ricerca del materiale, è stato condotto uno studio sulle tecniche di lavorazione del XII secolo, basato sulle conoscenze storiche e sull’analisi delle superfici degli elementi esistenti, dove sono ancora visibili i segni degli scalpelli e i graffi di levigatura.

Questa analisi ha rivelato un’eccezionale raffinatezza che suggerisce l’intervento di botteghe rinomate dell’epoca.

L’intera opera di ricostruzione è stata eseguita manualmente, seguendo le tecniche tradizionali, e i nuovi pezzi sono stati assemblati insieme a quelli preesistenti utilizzando metodi di montaggio reversibili conformi ai principi del restauro contemporaneo.

Dopo il completamento, l’intero altare è stato pulito e protetto con cera naturale.

IL RESTAURO DEL BUSTO DI ASCANIO E DEL SARCOFAGO DI BARTOLO

Prima del restauro, il busto raffigura Ascanio della Corgna – riferisce la restauratrice Laura Zamperoni -era in sostanziale buono stato, ma coperto da uno strato di depositi che ne oscurava la naturale cromia. Esso è stato dunque sottoposto a un restauro conservativo per rimuovere i depositi superficiali e migliorarne la leggibilità. In particolare, è stata effettuata la pulitura con solventi e saliva sintetica per rimuovere lo sporco senza danneggiare la superficie lapidea. Il busto è stato inoltre trattato con cera microcristallina per proteggerlo da danni futuri. Durante il restauro sono emerse incisioni e residui di gesso che suggeriscono un passato intervento di copiatura tramite calco.

Il sarcofago che custodisce le spoglie del giurista Bartolo da Sassoferrato è in marmo bianco con decorazioni a basso e alto rilievo e presenta uno stemma araldico al centro e

motivi decorativi ai lati. Dopo vari spostamenti nel corso dei secoli, nel 1971 è stato posizionato nella collocazione attuale e su di esso è stata adagiata la copertura in stile antico realizzata in travertino. Prima dell’intervento, il sarcofago presentava diversi segni di degrado, compresi depositi superficiali, patine biologiche, fessurazioni ed erosioni. Il restauro si è articolato in diverse fasi. Innanzitutto, sono stati eseguiti la rimozione dei depositi, la pulizia chimica, la microstuccatura delle fessurazioni e il ritocco pittorico delle aree danneggiate. Successivamente, per proteggere il sarcofago è stato applicato un idrorepellente traspirante per preservarne l’integrità. Tali interventi consentiranno di preservare la struttura e l’estetica del monumento nel lungo periodo.

IL VIDEO MAPPING DELLA PALA DEGLI ODDI

Il video mapping della prestigiosa pala degli Oddi è stato curato dalla docente di storia dell’arte Valentina Borgnini. Questo progetto – ha detto – è stato realizzato non solo per restituire al pubblico l’emozione di vedere l’opera nel suo contesto originale, ma anche per venire incontro all’esigenza di comunicare, nella maniera più semplice possibile, i risultati di tante ricerche condotte per comprendere l’evoluzione di questo altare e le sue vicende conservative. Ho pensato questo progetto come uno storytelling visivo per ricostruire la storia avventurosa della cappella e del dipinto, piegando così la tecnologia visiva al servizio della divulgazione storico-artistica. Attraverso questa narrazione immersiva, intendo valorizzare il patrimonio culturale e rendere accessibile a tutti la storia di un capolavoro che ha segnato profondamente la storia dell’arte.

DICHIARAZIONI

Il restauro della Cappella si deve alla generosità dell’azienda Sterlin, nata nel 1976 ed oggi specializzata nella produzione di principi attivi farmaceutici con una vasta gamma di applicazioni terapeutiche, sia nell’uomo che negli animali.

A spiegare le ragioni del finanziamento è stato il Ceo Simone Ferlin: “il restauro della Cappella degli Oddi a San Francesco al Prato ha rappresentato, per Sterling, molto più di un semplice intervento conservativo: è un gesto di profonda responsabilità sociale e culturale. Per un’azienda come la nostra, impegnarsi in iniziative di questo tipo significa partecipare attivamente alla tutela del patrimonio culturale italiano, contribuendo a preservare opere che incarnano la storia e l’identità collettiva del nostro Paese.

Nonostante le sfide incontrate lungo il cammino, tra cui la pandemia e altri imprevisti tecnici, il progetto è stato portato a termine con determinazione e competenza. Questa esperienza ha rafforzato in noi la convinzione che il successo di un’impresa non si misuri solo in termini economici, ma anche attraverso la capacità di lasciare un’impronta duratura nella società: il restauro della Cappella Oddi è un esempio tangibile di come il mecenatismo possa rappresentare un potente strumento per valorizzare il nostro patrimonio culturale. Esso consente di rafforzare i legami con il territorio e dimostrare un impegno reale verso la comunità, restituendo parte del valore generato dall’attività aziendale. É quindi motivo di grande orgoglio per noi di Sterling aver contribuito al restauro della Cappella degli Oddi, un gioiello artistico che arricchisce il patrimonio culturale della nostra città. Sostenere la conservazione e la valorizzazione di opere d’arte così significative è per noi un investimento nel futuro della nostra comunità e nella salvaguardia della sua identità storico-artistica”.

L’assessore ai lavori pubblici e con delega per art bonus Francesco Zuccherini ha parlato di strumento importante, un’intuizione molto positiva portata avanti dallo Stato 10 anni fa che ha consentito di recuperare tanti beni culturali della nostra e di numerose città italiane. Perugia, in particolare, ha sfruttato al meglio questo strumento non soltanto dal punto di vista gestionale ma anche comunicativo, con il contributo fattivo degli operai del cantiere, a dimostrazione del fatto che l’Ente ha nel suo organico dipendenti di grande valore e capacità. Ma protagonisti di art bonus sono stati, oltre allo staff comunale, anche i cittadini e le aziende che si sono trasformati in tanti Mecenati per ridare lustro al patrimonio della città con le loro donazioni. “A loro diciamo grazie con l’auspicio che siano da esempio per altri Mecenati visto che ci sono ancora tante opere in attesa di finanziamento ed altre ancora verranno inserite nelle future campagne”.

Art Bonus peraltro è destinata ad ampliare il suo orizzonte. Ad annunciarlo è stato il vicesindaco ed assessore alla Cultura Marco Pierini spiegando che lo strumento, dal 2025, consentirà ai Mecenati di donare non soltanto per il recupero di beni storico-artistici ma anche per finanziare eventi, spettacoli e concerti. Questa soluzione, prima non consentita dalla normativa, costituisce oggi un ulteriore arricchimento di uno strumento che tanti riscontri positivi ha avuto dalla sua nascita ad oggi. Art bonus, infatti, è l’esempio lampante – ha continuato Pierini – ed unico in Italia di burocrazia semplice, visto che per aderire alla campagna è richiesto un solo gesto, ormai di uso quotidiano, quello di effettuare un bonifico indicando la giusta causale. L’auspicio, quindi, è che i grandi risultati ottenuti finora a Perugia, compreso quello di poter riqualificare un luogo unico come la cappella degli Oddi, possano trovare nuova linfa vitale nel futuro.

La sindaca Vittoria Ferdinandi, chiudendo l’incontro, non ha nascosto l’emozione di poter partecipare all’inaugurazione di un luogo così bello, condividendo con i presenti un momento tanto solenne. “Spesso pensiamo che il nostro patrimonio rappresenti solo qualcosa di materiale, quando in realtà è proprio la sua parte immateriale a renderlo di valore inestimabile. Le pietre, cioè, sono rappresentazione della nostra identità collettiva”.

Inaugurare un bene di valore artistico e culturale tornato all’antico splendore grazie al contributo di privati – ha continuato la sindaca – è un momento che ci consente di apprezzare i felici frutti della collaborazione tra istituzioni, cittadini ed imprese, come quella che si innesca grazie ad Art Bonus”. Sul successo della campagna a Perugia la sindaca ha spiegato che Art bonus per l’ente non è stato solo un mero adempimento normativo, ma il frutto di un grande lavoro di uno staff che ha saputo dedicarsi ad esso con passione e dedizione e di una governance che vi ha creduto. Ebbene questa impostazione proseguirà anche in futuro.

“Questo progetto, nell’arco di dieci anni, ha incentivato numerose azioni capaci di migliorare il volto della città, rendendola così più attrattiva anche agli occhi dei visitatori.

Soprattutto, però, ha rinsaldato i legami tra le persone che la abitano e la amano, le ha richiamate alla possibilità di prendersi cura in prima persona delle sue antiche pietre e, per questa via, di assicurare un lascito prezioso alle generazioni che verranno.

Ogni bene del nostro patrimonio culturale è un tassello di un’identità collettiva profonda. Prendendoci cura, quindi, di questo patrimonio, riscopriamo il senso di appartenenza a una stessa comunità che, nel tempo, ha espresso valori, talenti ed energie capaci di sostenerci ancora oggi e da cui possiamo trarre ancora risorse per affrontare al meglio il futuro. L’auspicio è che il circolo virtuoso che ha visto tante persone e aziende adottare un monumento, un manoscritto o un antico dipinto, intrecciando così per sempre la propria storia con quella del territorio, continui ad essere alimentato dalla stessa passione per Perugia emersa finora, in cui si sposano il bello e il bene”.

Infine la sindaca ha spiegato che art bonus, strumento simbolo di una buona politica, consentirà di raggiungere un altro risultato, ossia la cultura del recupero, soprattutto se ciò riguarda gioielli straordinari della città.

 


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