(UNWEB) Natale 2024. Il messaggio dell’arcivescovo Renato Boccardo: «Mentre tanti, troppi non sanno a che porta bussare per trovare casa, pane e lavoro ... la fede ci dice che non siamo figli di un Dio che sta lontano, dietro porte chiuse, raggiungibile solo a costo di fatiche disumane. Siamo figli di un Dio che ha mandato il suo Figlio ad "essere porta" (cf Gv 10, 7-9), a scardinare gli alti battenti della morte».
«Natale è questo: Dio che viene e si fa vicino, perché anche nella notte più buia, quando tutto sembra senza vita, un nuovo inizio è sempre possibile, una nuova aurora può sbocciare, un nuovo cammino può ricominciare». È il messaggio di Natale 2024 che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha fatto risuonare nelle celebrazioni eucaristiche della Notte e del Giorno.
La Notte di Natale il Presule ha presieduto la veglia nella Basilica Cattedrale di Spoleto con i presbiteri e i fedeli della Pievania di S. Ponziano. Nell’omelia ha ricordato che «nel sonno dei popoli e nella notte del mondo, Dio viene ad abitare nella storia umana. Si affida cioè alla cura delle nostre mani e del nostro cuore, con fiducia incrollabile nel fatto che davanti ad un bambino appena nato sapremo tirare fuori il meglio di noi». L’Arcivescovo ha ricordato i gesti di Maria dopo aver partorito Gesù: lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia. «Non ci sono parole, ci sono solo gesti di cura e di attenzione per il bambino che è nato. Anche noi – ha detto - possiamo festeggiare così: avvolgiamo in fasce il Dio che viene, prendiamocene cura, esercitiamo l’arte della tenerezza; non riduciamolo al bambino di cartapesta dei nostri presepi dimenticandoci dei bambini di carne che muoiono sotto le bombe degli adulti in Ucraina, in Palestina, in Libano, in Siria; non deponiamolo nei riti senza anima, nelle devozioni senza fede, nelle tradizioni senza vita. Accogliamolo nella Parola che Egli ci rivolge. Incontriamolo nella preghiera. Avvolgiamolo in fasce prendendoci cura di quanti incontriamo sul nostro cammino, specialmente dei più poveri, di coloro che sono segnati dalle ferite della vita, che attraversano il mare in cerca di pane e libertà, che si vedono negati i diritti fondamentali. E allora spunterà una nuova alba anche dalla notte oscura. E scopriremo che davvero è possibile ricominciare, ricostruire la speranza, edificare un mondo nuovo».
Il Giorno di Natale mons. Boccardo ha celebrato due Messe: una all’Hospice “La Torre sul Colle” di Spoleto e una nel Duomo. In Cattedrale hanno concelebrato il vicario generale don Sem Fioretti e i sacerdoti della Pievania di S. Ponziano; la Messa è stata animata dalla corale della Pievania, diretta da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Molti i fedeli presenti, tra cui il vice presidente del Consiglio comunale di Spoleto Sergio Grifoni e il comandate della Compagnia Carabinieri di Spoleto maggiore Teresa Messore.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha detto: « Oggi chiederemo questa grazia: che il Verbo di Dio si faccia carne in noi, che la sua Parola prenda vita nella nostra vita. E lo farà così: come un grido a volte di dolore altre di gioia, come una fame che diventa desiderio, come un silenzio colmo della Sua presenza. Mentre tanti, troppi non sanno a che porta bussare per trovare casa, pane e lavoro, mentre le porte della solitudine si chiudono su troppi giovani, su troppi anziani, mentre infiniti dolori non sanno a che porta picchiare con il silenzio delle lacrime, questa notte Papa Francesco ha aperto a Roma la Porta Santa del "Giubileo della speranza". La porta aperta dice quello che la fede del popolo cristiano sa da sempre: non siamo figli di un Dio lontano, che abita dietro porte chiuse, raggiungibile solo a costo di fatiche disumane. Siamo figli di un Dio che ha mandato il suo Figlio ad "essere porta" (cf Gv 10, 7-9), a scardinare gli alti battenti della morte».