(UNWEB) Perugia. Nel solco tracciato a Natale da Papa Francesco, oggi in tutte le diocesi si apre un Anno Santo, che trova nella speranza il suo filo conduttore.
Abbiamo iniziato sulla Piazza, dove il bisogno di speranza che sale dalla Città ha preso voce nelle parole di un giovane studente lavoratore, della dottoressa responsabile dell’Hospice, del direttore della Caritas e della Prima Cittadina. Mettersi in ascolto esprime la disponibilità a lasciarsi interrogare dalla vita della gente e a non far venire meno il nostro contributo di credenti.
Ci siamo presi quest’impegno camminando insieme verso la Cattedrale. Vi siamo entrati con umiltà, da mendicanti di speranza quali siamo. Come i pastori del presepe, come i Magi dell’Oriente, bussiamo alla porta di Colui che rimane la risposta alle attese più profonde del cuore umano.
Lui, il Bambino di Betlemme, il Crocifisso e il Risorto, è la nostra speranza. Lui, porta santa e volto misericordioso del Padre, ci assicura che non siamo gettati e abbandonati in un’esistenza assurda; Lui, via del ritorno a casa, restituisce un significato buono al nostro presente e ci rende testimoni di speranza dove questa è andata perduta.
“La speranza cristiana – ricorda il Papa – è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme. Ci chiede di non indugiare, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede – direbbe Sant’Agostino – di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità”.
I segni di questa speranza li puoi riconoscere in quanti, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si spendono in modo silenzioso e fedele per il bene degli altri.
La speranza fiorisce dove è sostenuto il desiderio di generare e la vita, dal concepimento in poi, è custodita nella sua sacralità.
La speranza fiorisce dove una mano amica aiuta i giovani a non scivolare in gesti autodistruttivi; dove ci si fa carico della sofferenza della persona malata come della solitudine di quella anziana; dove chi vive condizioni di disagio incontra opportunità per rialzarsi; dove le attese dei migranti non sono umiliate da pregiudizi e chiusure; dove le giornate lunghe e vuote dei carcerati incontrano opportunità di studio e di lavoro, che dischiudono percorsi di reinserimento sociale.
La speranza fiorisce dove si costruiscono i presupposti etici per far sì che i beni della terra non restino privilegio di pochi, il debito dei Paesi impoveriti venga ridotto, le spese militari si convertano per eliminare finalmente la fame e sulla violenza della guerra prevalga la ricerca della giustizia, della convivenza e della pace.
La speranza fiorisce dove le relazioni bloccate sono rinnovate dalla forza del perdono: “Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto – riconosce Papa Francesco –; tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta”.
La porta santa è aperta. Sia tale sarà anche il tuo cuore e in te troverà casa la speranza di vita di tuo fratello.
Don Ivan Maffeis,
Vescovo