Quale Welfare Pubblico 1(UNWEB) CASTIGLIONE DEL LAGO - Tanto pubblico oggi al Centro Sociale l'Incontro di Castiglione del Lago, presso l'auditorium dell'aeroporto Eleuteri. Il tema della tavola rotonda, organizzata dallo Spi Cgil insieme all’Auser Trasimeno e alla Cgil dell’Umbria, era infatti di massima attualità: "Quale welfare per il Trasimeno?".


Sul futuro del sistema socio sanitario, tra vecchi e nuovi bisogni, si sono confrontati Guglielmo Moroni Presidente Coordinamento Auser Territoriale del Trasimeno, Ivo Banella Segretario dello Spi Cgil Trasimeno, Sergio Batino Sindaco di Castiglione del Lago, Vincenzo Sgalla Segretario Generale Cgil Umbria, Maria Rita Paggio Segretaria Generale Spi Cgil Umbria, l'Assessore alla Sanità Luca Barberini, Tiziana Ciabucchi Presidente Auser Umbria, la Direttrice Distretto Sanitario USL Umbria 1 del Trasimeno Simonetta Simonetti e Giulio Cherubini Sindaco di Panicale e Coordinatore Unione Comuni Trasimeno. Ad ascoltarli, e poi a porre domande, tanti cittadini, i rappresentanti delle associazioni di volontariato e di promozione sociale.
«La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale - ha dichiarato nel suo intervento Ivo Banella - e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità. Il nostro paese sarà sempre più popolato di anziani: in Italia nel 2011 le persone ultra 65enni erano circa 12 milioni, il 20,5% della popolazione; oggi siamo il paese europeo più vecchio con il 21,4% ultra 65enni, rispetto alla media europea del 18,5%: si prevede che nel 2050 gli anziani saranno quasi 22 milioni, il 34,3 % della popolazione. In Umbria già oggi gli anziani sono il 24,8% della popolazione e di questi l'11% ha più di 75 anni». I nuovi anziani sono in genere persone in buona salute che tuttavia, invecchiando, andranno inevitabilmente incontro a malattie croniche che incideranno molto sul sistema sanitario. Durante il dibattito è apparso chiaro a tutti che l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che necessita l'adozione di politiche e strategie uniche a governare questa situazione. «L’allungamento della vita è il risultato - ha detto Banella - delle condizioni del vivere nelle società occidentali e dei progressi nella medicina in termini di prevenzione e trattamento delle malattie. Ma è contestualmente cresciuta la fascia di popolazione anziana che convive con malattie croniche e disabilità. Per allontanare sempre più questi periodi di malattia e restringerli nel tempo dobbiamo incoraggiare gli anziani ad essere attivi e a migliorare la propria qualità di vita e di benessere, stimolarli verso interessi nuovi: si devono promuovere stili di vita sani che consentano di evitare l’insorgere di patologie invalidanti».
Lo Spi Cgil in Umbria ora si batte perché la legge regionale sull’invecchiamento attivo venga rifinanziata adeguatamente. Ma da Ivo Banella sale anche un grido di dolore: «Siamo tra gli ultimi del Centro Nord e il Trasimeno manifesta nel contesto umbro una situazione ancora peggiore: siamo l’unico distretto che a oggi non dispone di strutture diurne per l’Alzheimer nonostante anziani residenti sempre più bisognosi di assistenza qualificata e continua. Riteniamo che per il tipo di patologia cosi grave e che coinvolge interi nuclei familiari non sia più rinviabile la realizzazione di strutture e di servizi utili al rallentamento della malattia ed al miglioramento delle condizioni di vita dei malati e dei familiari. Non è possibile pensare che questo sia un problema a carico delle famiglie coinvolte e magari affrontabile con le badanti. Sono 5/6 anni che sono autorizzati nel nostro territorio centri diurni per l’Alzheimer mai realizzati». Nel territorio, secondo Banella, è insufficiente la disponibilità di posti in case protette convenzionate a fronte di una lunghissima lista di attesa causata da un numero sempre più crescente di anziani bisognosi. Oggi il Trasimeno supplisce alla mancanza di trasporti, il servizio di Filo d’Argento svolto dai Centri Socio-Culturali che rispondono a migliaia di richieste nel corso dell’anno. «È fondamentale sviluppare questi servizi con nuove risorse umane e materiali, perché nonostante l’impegno e il tempo che ogni giorno moltissimi volontari dedicano per rispondere a tutte le esigenze che vengono manifestate con encomiabile dedizione le risorse scarseggiano e non vogliamo più trovarci nella situazione in cui i circoli sono costretti ad interrompere la propria azione perché non più in grado di sostenere le spese. Dobbiamo far sì che in futuro la Regione e l’associazione dei Comuni attraverso le risorse loro assegnate, destinino una parte sufficiente e in modo strutturale per finanziare i servizi svolti dal Filo d’Argento».
Ancora più duro l'intervento del sindaco castiglionese Sergio Batino: «Il Trasimeno dà un grosso contributo all'Umbria, in tutti i settori, ma siamo stanchi di essere gli ultimi. Abbiamo un elenco lungo di lamentele e non ci stiamo più, ora diciamo basta: dobbiamo trovare la forza di cambiare questa situazione. La Regione sta investendo sul territorio ma deve fare di più e presto per farci recuperare il distacco accumulato nei decenni. Non possiamo accettare "economie" sulla nostra pelle. Vogliamo stare in Umbria con gli stessi diritti di tutti gli altri territori. Non è possibile che il Trasimeno sia fuori dai piani alti: non abbiamo dirigenti nelle organizzazioni sociali, né nel sindacato, né nelle istituzioni, senza nessun tecnico, senza politici, senza nessuno nei ruoli dirigenziali».
«Il modello di sanità "ospedalocentrico" di 30/40 anni fa non è più sostenibile - ha dichiarato l'assessore Luca Barberini. Con 800 mila abitanti avevamo 25 ospedali, con troppo spesso una qualità insoddisfacente: oggi andiamo verso una rete sanitaria ridotta ma più specializzata, dove dobbiamo fare più prevenzione, più cure primarie e maggiore assistenza territoriale. Sulla prevenzione ci stiamo muovendo in maniera decisa e siamo ai vertici nazionali: il ruolo dell'anziano attivo e lo screening ampliato a più soggetti sta portando risultati incoraggianti. Dobbiamo sempre tener conto delle direttive introdotte, a livello nazionale, dai nuovi LEA (livelli essenziali di assistenza) che abbiamo brillantemente raggiunto in anticipo in Umbria, anche grazie ad un percorso condiviso con le associazioni e gli operatori del settore. Siamo carenti sul rapporto letti/abitanti per fornire assistenza alla cronicità e alla riabilitazione: qui dobbiamo fare meglio e investire di più. Al Trasimeno poi serve un lavoro coordinato con le amministrazioni. Per le residenze Alzheimer abbiamo scritto tutto nel piano sociale: è per noi obbligatorio aprirle e lo faremo, ma occorre un tavolo degli 8 comuni che sia concorde e lavori in armonia».


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