(UNWEB) Perugia. E’ stata presentata nel corso della mattinata del 22 giugno presso il caffè Bistrot, in piazza G. Matteotti, 32, a Perugia, la mostra di opere di Paolo Ballerani e Mauro Tippolotti “Il passato è presente. Archeologia contemporanea” allestita al Museo archeologico nazionale dell’Umbria da sabato 25 giugno a domenica 25 settembre.
Presenti all’incontro, oltre ai due artisti, Maria Angela Turchetti, direttrice del Museo archeologico nazionale dell’Umbria, Leonardo Varasano, assessore alla cultura del Comune di Perugia, Andrea Baffoni, critico d’arte, ed esponenti della Casa degli artisti di Perugia, della Confraternita del Sopramuro, di aziende e soggetti sostenitori.
I visitatori saranno subito accolti da una riproduzione della Venere di Milo di circa cinque metri (per l’esattezza 4,80 m.), realizzata da Ballerani, posta al centro del prato del chiostro dell’ex convento di San Domenico, dove ha sede il museo. Si tratta di una sfida e di una delle tante provocazioni che l’esposizione intende proporre. La nota statua, infatti, viene colta mentre è intenta a scattarsi un selfie con l’unico braccio rimasto. Dei dieci lavori di Paolo Ballerani otto saranno collocati nel chiostro e due lungo le scale. Sono in polistirolo, polipropilene con rivestimento in resina e colori in polvere. Le opere di Mauro Tippolotti andranno invece ad animare il salone degli Umbri e degli Etruschi al piano superiore del MANU. Si tratta di pannelli di grande formato in tela classica con tecnica mista, acrilico e olio.
L’esposizione è organizzata dal Museo archeologico nazionale dell’Umbria in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Perugia.
L’assessore Leonardo Varasano ha esordito citando il titolo della mostra: “Il passato è presente: qui l’ossimoro è nel contrasto artistico: il contenuto precipuo del museo archeologico e l’arte contemporanea che poi ha il faro nella Venere di Milo che è stata descritta molto attenta ai nostri vezzi ed ai nostri vizi, una gigantesca presa in giro rispetto a quello che è il nostro malcostume. Quello è il viatico, l’elemento che riempie la corte del museo archeologico. Poi però se ci si addentra ci sono le altre opere di Tippolotti e Ballerani; opere significative perché i due si cimentano in una continua ricerca”.
Riferendosi a Tippolotti Varasano ha spiegato che due opere colpiscono: la prima è una presa in giro “dell’andrà tutto bene”, un’opera sull’ottimismo e sull’ottimismo dei pessimisti ben informati come diceva Montanelli, sull’ottimismo e sul pessimismo della ragione. E poi vi è un’opera su cui l’artista incastona una poesia di Rimbaud: consigliato vederla da vicino per “interleggerla”.
“Ho citato queste due opere perché Tippolotti è l’artista dell’esplosione dei colori, ma è anche quello della ricerca continua”.
Quanto a Ballerani – spiega Varasano – egli si cimenta da tempo con le criniere ed i cavalli, ma le declina in talmente tanti modi che anche nella sua arte emerge una ricerca continua. Tra le opere vi è un arcobaleno, segno dell’alleanza, che rappresenta un buon auspicio per uscire da un periodo “tetro”.
“Tutto questo per raccontarvi i molteplici significati che racchiude questa mostra fin dal titolo, dal luogo e dai contrasti che contiene. Tante opere tra cui la Venere del vizio contemporaneo che esprime una forte critica sociale accentuata. Lì ci si soffermerà per poi addentrarsi tra le molteplici opere dei due autori, fatte di ricerca continua”.
Varasano ha concluso sottolineando di aver apprezzato il metodo corale adottato, perché vi è il Manu, c’è il Comune, la casa degli artisti, totem, la confraternita del sopramuro, Aba e altri sponsor per un’uscita collettiva che sta diventando la cifra piacevole della nostra città”.