DSC 0113 scaled(UNWEB) Nel 1962 fece il suo debutto Diabolik, il misterioso e geniale ladro generato dalla fantasia di Angela e Luciana Giussani. Il Comune di Perugia insieme a Munus Art&Culture, gestore dei servizi museali comunali, celebra con una mostra (fino al 20 agosto) i sessant’anni del Re del Terrore, uno dei personaggi simbolo del fumetto made in Italy, vera e propria icona inconfondibile dell’immaginario e la cui nascita ha modificato in maniera definitiva la storia dell’editoria e della narrazione a fumetti (e non solo) nel nostro paese, influenzandone fortemente la cultura popolare.


La mostra “Diabolik, 60 anni in nero”, autorizzata dalla casa editrice Astorina e inaugurata il 6 luglio, è stata progettata e realizzata dalla Biblioteca delle Nuvole, biblioteca comunale dei fumetti di Perugia, con la collaborazione dell’associazione Lo Spazionauta di Orvieto e del Museo del Giocattolo di Perugia, e con il patrocinio della Provincia di Perugia.
L’esposizione si dipana lungo le suggestive sale del Palazzo della Penna, Museo Civico di Perugia, guidando il visitatore lungo un percorso che consentirà di conoscere la storia editoriale del personaggio fino ai giorni nostri, nonché la sua influenza nella cultura del nostro paese. Si inizia dal racconto della nascita della casa editrice Astorina, su iniziativa di Angela Giussani presto affiancata dalla sorella Luciana, per conoscere la genesi del “Re del terrore”, analizzando le possibili fonti di ispirazione dai romanzi d'appendice di fine '800 e i modelli cinematografici. Esposto in una teca, il “numero 1” di Diabolik, reca un'avvertenza: “Attenzione. Si tratta di una ristampa! L'originale è nel caveau di una banca, con Diabolik in giro non potevamo rischiare...”. Esposto anche un raro numero della rivista a fumetti “Big Ben”, la prima testata a fumetti prodotta dall'Astorina nel 1961.
La visita prosegue in una sala dove sono esposte opere di artisti locali che hanno voluto omaggiare il “Re del terrore” ognuno con il proprio stile e la propria tecnica artistica; lo sguardo “altro” su Diabolik rivela, attraverso segni i più diversi, sempre un grande rispetto per l'iconica figura del “re dei ladri”, e ne segnala la grande forza iconica.
Proseguendo, insieme a pubblicazioni particolari, rare e fuori serie (è esposto anche il famoso “librone rosso” edito in collaborazione con l'editrice Dardo all'inizio degli anni'70) alcuni pannelli con testo ed immagini guidano il visitatore a conoscere “tutti gli uomini (e le donne) del re”, e cioè tutte le figure professionali che hanno lavorato sia alla scrittura sia alla realizzazione grafica di 60 anni di Diabolik. Una bacheca raccoglie le più importanti opere di critica, sotto forma di libri o riviste.
E’ poi possibile incontrare, nella zona denominata “ridere di terrore”, le parodie di Diabolik e i personaggi umoristici ispirati al “re del terrore”; qui regnano figure come Paperinik (il diabolico vendicatore, creato per la rivista “Topolino” da Guido Martina e Giovan Battista Carpi nel 1969), Cattivik (realizzato nel 1967 da Bonvi, l'autore delle famose Sturmtruppen), ma anche altre icone della cultura pop degli anni'60 come Scheletrino (di Alfredo castelli) o Dorellik (personaggio televisivo e poi cinematografico impersonato da Johnny Dorelli). In alcune bacheche sono raccolte collezioni di giocattoli e statuette, come ad esempio la raccolta di pistole giocattolo e di modellini di auto della polizia vintage prestati dal museo del giocattolo di Perugia oppure le figure tridimensionali dei cattivi dei fumetti e dei cartoni, come Gambadilegno o Wile E.Coyote. In un'altra bacheca sono celebrati due cattivi “in nero” predecessori di Diabolik, come lo Zagar di Jacovitti o il Macchia Nera di Floyd Gottfredson.
Una sala è dedicata all’effetto dirompente della rivoluzione operata dalla testata delle sorelle Giussani, il fenomeno dei tascabili a fumetti per adulti, neri ed erotici, con alcune testimonianze dei processi penali e di quelli mediatici scatenati dai benpensanti dell'epoca contro il nuovo filone di eroi “criminali”. Sono esposte rare pubblicazioni dell'epoca, tavole originali e copertine delle edizioni che riempirono le edicole in quegli anni.
In una sala nera e buia si può entrare a proprio rischio e pericolo: sono collocate infatti le statue in grandezza naturale di Diabolik ed Eva Kant, realizzate dall’artista Paolo Mirmina. Si è scelto di esporre tavole originali (i disegni originali che vengono realizzati per la produzione delle storie a fumetti) di due autori molto “lontani”. Giuseppe Palumbo, materano che vive a Bologna, è uno dei disegnatori più importanti di Diabolik, ha all'attivo anche numerose altre opere a cominciare dal personaggio “Ramarro” che esordì nei primi anni'80 sulla mitica rivista Frigidaire. Ha realizzato per il Re del Terrore storie importanti e addirittura è stato incaricato di disegnare il remake del mitico numero uno della serie. Artista raffinato ed eclettico, lavora in analogico con pennello ed inchiostro di china su carta.
David Ferracci è un giovane ma promettente fumettista locale (è di Bastia Umbra ed ha studiato all’Istituto d’Arte di Deruta, per poi passare alla Scuola Romana dei fumetti). Lavora già con diverse case editrici e ha realizzato la sua prima storia breve per Diabolik, disegnando completamente con tecniche digitali.
Due autori di livello diverso ma soprattutto con un approccio diverso al lavoro, ma sempre nel rispetto della lunga tradizione di grandi disegnatori della scuderia di Diabolik. Nella mostra sono visibili anche cartoline, poster, curiosità, pubblicità con Diabolik o Eva Kant come testimonial. Insomma una mostra da visitare, guardare ma anche da leggere, che oltre ad un sentito omaggio ad una delle figure più mitiche e rappresentative del fumetto italiano si configura anche come un tuffo nella nostalgia per i fruitori più “adulti” ed una lezione di storia della cultura popolare italiana per quelli più giovani.

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