locandina presepe vivente parrocchia san barnaba perugia(UNWEB) Perugia. «Dopo la pandemia, che ci ha fatto rinviare questo progetto, la nostra comunità parrocchiale di San Barnaba, ma non solo, potrà vivere quest’anno il presepe vivente come “esperimento sociale”». Ad annunciarlo è don Alessandro Scarda, parroco di San Barnaba, la parrocchia di Perugia città che si snoda lungo via Cortonese, tra la stazione Fs di Fontivegge e lo Stadio “Curi” di Pian di Massiano, un quartiere per diversi aspetti “sensibile” dal punto di vista sociale. A poche centinaia di metri dalla chiesa parrocchiale si trova il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” della Caritas diocesana, con l’Emporio della solidarietà “Tabgha” e la Mensa “Don Gualtiero”.

Il presepe vivente, che sarà allestito nell’area del complesso parrocchiale, visitabile lunedì 26 dicembre e venerdì 6 gennaio, dalle ore 17.30 alle 20.30, è un “esperimento sociale”, perché, spiega il parroco, «non essendo la nostra una comunità di paese, più raccolta, ma di città, più dispersiva, possa essere occasione di maggiore aggregazione e vitalità oltre le celebrazioni liturgiche, le attività pastorali e il catechismo per piccoli e adulti».

«La spinta a progettare il presepe vivente – prosegue don Alessandro Scarda – ci viene dall’essere comunque una comunità parrocchiale in cui la tradizione del presepe è molto sentita. Tant’è vero che per Natale vengono allestiti da molti anni quattro presepi statici all’interno del nostro complesso. Mentre il presepe vivente con diversi figuranti ed anche qualche pecorella, ma non voglio aggiungere altro perché avrà delle sorprese, si svilupperà lungo un percorso esterno con diverse scene di vita della nascita di Gesù che è venuto al mondo povero tra i più poveri della terra per la salvezza di tutti. Questo messaggio lo vogliamo affidare a quanti si sono prodigati, soprattutto ragazzi e ragazze, che ringraziamo di cuore, affinché il presepe vivente-esperimento sociale raggiunga il suo intento: essere come comunità parrocchiale testimoni della luce di Cristo per quanti vivono nel nostro quartiere lontani da noi e, a volte, sempre più presi dal “mondo”».


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