La città dei quindici minuti è un mantra ideologico che può essere dannoso se non è pensato partendo dall’ascolto delle realtà locali.

perugia(UNWEB) Riceviamo e Pubblichiamo- La mobilità è un altro tema su cui il programma del nuovo sindaco di Perugia, compita elementi che troviamo diffusi nelle amministrazioni affini che potremmo definire “radical chic”. Leggiamo alcune affermazioni.                                 

«Una diffusa qualità urbana degli spazi pubblici e un’adeguata gestione delle reti infrastrutturali (del trasporto pubblico e privato, ma anche delle infrastrutture verdi e grigie) sono tutti fattori imprescindibili per migliorare la vivibilità in città, anche a fronte delle crescenti criticità legate al riscaldamento globale, agli effetti del cambiamento climatico e alla necessità impellente di rigenerare la città dal punto di vista ecologico. Una città vivibile, infatti, lo è per i suoi abitanti e visitatori, ma lo è anche per i sistemi ecologici che sottendono alla sua sopravvivenza e al suo prosperare. É una città accessibile, vivace dal punto di vista economico, accogliente ed ecologica».

«Il criterio ispiratore deve essere quello della “città dei quindici minuti”, ossia una città più compatta, con servizi essenziali sia pubblici sia privati (scuole, uffici, negozi, ristoranti, presidi sanitari, ecc.) presenti in ogni quartiere-frazione, per ridurre al massimo gli spostamenti non necessari, valorizzando l’accessibilità pedonale e ciclabile e soprattutto investendo risorse per riportare la “città pubblica” al centro della vita delle comunità, nelle varie realtà insediative».

La città dei 15 minuti è un mantra che troviamo in molti luoghi amministrati da enti locali, che, per scelta o inconsapevolmente,  sono simili alle linee programatiche delle élites finanziarie.

L’Italia è una realtà fatta di città d’arte e di borghi di pregevole qualità urbana e sociale. Attualmente sia i centri storici delle città che i borghi soffrono di un progressivo spopolamento, qualitativo e quantitativo, dovuto anche alla globalizzazione e alla standardizzazione dei mercati e dei modi di vita promossi dal modello di capitalismo finanziario dominante. Contro questo degrado occorre riscoprire le comunità con le loro specificità.

Dal 2021 ad esempio con alcune associazioni di Emilia, Umbria e Marche stanno proponendo un cammino tematico basato sulla storia benedettina e camaldolese Fra queste l’associazione Eticamentesi è proposta l’ascolto delle comunità locali e la promozione congiunta di attività per rispondere a problemi concreti di queste realtà. Sta nascendo ad esempio un’interessante riattivazione della filiera del legno per la produzione di energia e calore con attenzione all’ambiente e all’uso sostenibile delle risorse. Un prossimo impegno sarà la riattivazione di filiere per i prodotti gastronomici di eccellenza che vengono estromessi dalla grande distribuzione. Come si vede si tratta di iniziative che nascono dal confronto e dall’ascolto e sono realizzate partendo dalla realtà. Non bastano perciò gli slogan, come quello della città dei quindici minuti, ma occorre capire le cause di quello che sta accadendo altrimenti le affermazioni generaliste possono essere addirittura controproducenti. Per esempio bisogna pensare a come limitare l’invadenza del commercio online che impoverisce le città ad opera di colossi che non vengono nemmeno adeguatamente tassati.

Nei programmi generici dei radical chic si affermano in maniera apodittica dei concetti, alcuni dei quali condivisibili, che trovano conferme e ripetizioni in affermazioni di docenti universitari e sindaci, ma che spesso vengono declinati nella realtà locale che è sempre diversa e magari più ricca e originare dei modelli pensati a tavolino, in maniera ideologica e controproducente. Un altro elemento è la mancata critica ad assetti di potere forti come ad esempio le banche che stanno desertificando di sportelli le città.