Cari colleghi, dovendo lasciarvi a causa del mio pensionamento, voglio inviarvi un saluto di commiato e voglio condividere con voi un’esperienza che ho maturato in questi 44 anni di servizio e che credo abbia una sua valenza morale.
Parto da lontano, ma non vi preoccupate, farò presto.
Nel mio primo anno di Università a Scienze agrarie, conobbi un ragazzo che si era diplomato All’Istituto Tecnico Agrario di Viterbo con il massimo dei voti 60/60esimi, lui mi chiese : < e tu ?>
< Io ho frequentato l’Istituto tecnico per chimici, quindi penso che mi troverò bene negli esami di chimica, di matematica e di fisica, certo sono un po' preoccupato perché tutte le altre discipline non le conosco : topografia, costruzioni rurali, estimo, Idraulica, ecc >
Lo incontrai di nuovo a fine anno ed era molto amareggiato, depresso, gli chiesi :
< Ma cosa ti è successo ?>
<Devo abbandonare l’università perché l’esame di chimica non riesco a farlo, quello di fisica nemmeno e tantomeno quello di matematica>
Rimasi interdetto perché un ragazzo promosso con il massimo dei voti, prende una università nello stesso indirizzo e non riesce a portare avanti gli studi, in tutto questo c’è qualcosa che non quadrava.
Poi mi sono laureato ed il Ministero della pubblica istruzione indisse , per mia fortuna, i concorsi a cattedre, cosa che non faceva più da lustri e lustri; vinsi due cattedre e mi risparmiai quel purgatorio che è il precariato e che uno Stato serio dovrebbe evitare che si verifichi per i suoi dipendenti o ,per lo meno, ridurne la durata nel tempo.
Per molti anni ho insegnato Selvicoltura, la mia materia prediletta, in un istituto ad indirizzo forestale, e poi sono dovuto venire all’Istituto Tecnico Agrario di Todi ad insegnare chimica. Uno dei primi giorni che ero qui, una bidella alle volte un po' lunatica mi si rivolse :
<Lei è il nuovo professore di chimica ?>
< Si>
<Il professore che c’era prima di lei era bravo, ma gli studenti si trovavano male all’università >
Al che trasecolai, era passato più di un quarto di secolo da quando avevo conosciuto quel ragazzo di Viterbo e da allora nulla era cambiato ? Quando inizia a praticare il curricolo previsto dal Ministero della Pubblica Istruzione, mi resi conto che era del tutto inadeguato per dare una buona preparazione in chimica e tantomeno per affrontare gli studi universitari. Non vi starò ad elencare le manchevolezze del curricolo, dico solo che lo cambiai radicalmente stando zitto, altrimenti mi avrebbero accusato di rendere il mio corso troppo difficile. Bene, ho avuto la soddisfazione di sapere che le persone in seguito iscritte all’università di agraria, ho saputo che hanno potuto affrontare e superare tutti gli esami di chimica con serenità. Questa è la cosa che mi rende più orgoglioso del mio lavoro di insegnante, non è l’unica, ma è quella a cui tengo di più.
In seguito il Ministero della Pubblica Istruzione, per rimediare a quella situazione imbarazzante, istituì il Corso sperimentale Cerere, nel quale si dava maggior peso alle materie scientifiche di base : chimica, fisica e matematica.
Tra l’altro, un nostro collega che è seduto in mezzo a voi ed ha frequentato il Liceo classico, mi ha detto che la professoressa di scienze gli faceva svolgere un corposo programma di chimica, ma quando a fine anno scolastico andavano a firmarlo, tutta quella parte non c’era e loro non riuscivano a capire il perché. La professoressa consapevole del fatto che uno studente del classico può iscriversi ad una facoltà scientifica, gli faceva svolgere tutto quel programma di chimica per scrupolo di coscienza ma probabilmente non essendo previsto dai Programmi ministeriali, testi quasi sacri che occorreva svolgere dalla A alla Z, non se la sentiva poi di riportalo nel programma di fine anno.
La morale di questa vicenda credo che sia, occorre fare ciò che è utile al futuro dei ragazzi, dobbiamo dargli in mano le carte da giocarsi nella vita, se questo è previsto dal Ministero, bene, altrimenti per scrupolo di coscienza dobbiamo comunque farlo noi. Ho sempre creduto e quindi praticato che il figlio o la figlia di una agricoltore devono avere le stesse possibilità di affermarsi nella vita, di un figlio di un medico, di un avvocato, di un ingegnere che hanno scelto una scuola superiore diversa dalla nostra. Nel mio lavoro di insegnante, più giusto dire nel mio ormai ex-lavoro di insegnante, ho sempre tenuto presente un aforisma di Margherite Yoursenar : “bisogna elevare le persone alla cultura e non abbassare la cultura alle persone “. Mi rendo conto che per esperienza acquisita nei miei anni di insegnamento, nella scuola è difficile osservare questo precetto, oggi lo è di più di quando iniziai io, pertanto vi dico :
< armatevi di coraggio e seguite sempre la vostra coscienza, essa vi guiderà di sicuro nella strada giusta>.
Prof. Fiorinto Cuppone