TPL: la Cgil e la Cisal dichiarano guerra alla modernizzazione del trasporto pubblico. Il Pd va in piazza allegramente per protestare contro i propri disastri. La Regione risponde si al dialogo, no al consociativismo che ha prodotto danni enormi e debiti pesantissimi
“Con la gara sul TPL e la rivoluzione copernicana in atto l’Umbria è a un bivio. Non si tratta solo di rompere l’isolamento atavico che ha sempre penalizzato la nostra regione impedendole di volare alto. Occorre modernizzare l’intero settore rendendolo più efficiente nell’interesse di tutti i cittadini. Ma due sindacati, la CGIL in accoppiata con gli autonomi della CISAL, dopo aver dichiarato l’ennesimo sciopero proprio mentre la Regione stava con loro confrontandosi sui problemi in via di soluzione, dimostrano ieri in conferenza stampa di avere poche idee ma confuse, facendo una battaglia di retroguardia ormai condannata dalla storia dell’Umbria.
Cosa dichiarano i sindacalisti della CGIL e dalla CISAL per giustificare l’ennesima manifestazione?
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Che la gara avverrà sulla base dell’importo di 50 milioni annui, con un taglio del 25% rispetto ad oggi: falso perchè innanzitutto la giunta deve ancora decidere, ma comunque il confronto concorrenziale avverrà sulla base dello studio che sta producendo l’advisor con i tecnici della Agenzia e della Regione e l’importo sarà prossimo a quello odierno, con un costo chilometrico più alto rispetto alla gara che la stessa Busitalia si è aggiudicata di recente a Padova.
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Falso il taglio di 13 milioni rispetto al budget attuale, vero invece che serve ad evitare un ulteriore aumento, ritenuto dal Bilancio regionale, assolutamente impossibile da sopportare. Ricordo inoltre che la regione Umbria, con l’ipotesi che stiamo perseguendo, per quanto riguarda il contributo del bilancio regionale ad integrazione del Fondo nazionale Trasporti, si trova perfettamente nella media nazionale. Quanto dichiarato dal manipolo di sindacalisti d’assalto viene smentito sonoramente da dati incontrovertibili.
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Che la gara dovrebbe secondo loro avvenire con un lotto unico. Premesso che questa pratica viene ritenuta scorretta perchè limita la concorrenza, ma l’aspetto fondamentale è che tale ipotesi costringerebbe a tagliare drasticamente i servizi e va contro gli interessi degli utenti che i sindacalisti dicono di voler tutelare.
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Che verranno soppressi gli autobus scolastici con tagli notevoli in una sorta di catastrofe apocalittica. Quale film hanno visto? The Day after? Si tratta di enormi sciocchezze perchè verranno messi a gara gli stessi km di oggi, non solo, se i comuni che, come auspichiamo, riuscissero ad incrementare la velocità commerciale dei propri servizi, favorendo il trasporto pubblico rispetto alle auto, i km reali potrebbero addirittura aumentare. Noi vogliamo più passeggeri, più biglietti venduti, meno soldi pubblici da destinare al servizio, esattamente ciò che prevede la normativa nazionale di settore che le precedenti amministrazioni non hanno perseguito obbligando gli umbri, oggi, cioè questa giunta, a pagare una penale di 6.000.000 di euro. Propalare notizie totalmente destituite di fondamento non giova alla credibilità di chi le diffonde.
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Che verranno messi a rischio posti di lavoro: tutto ciò è falso perchè non verrà perso un solo posto di lavoro, come abbiamo sempre ribadito ai sindacati che sembra abbiano interesse ad equivocare il punto, in quanto imporremo nella gara la clausola sociale che obbligherà ad assumere fino all’ultimo dipendente, garantendo sia il contratto nazionale degli autoferrotranviari che quello integrativo aziendale che assicura circa il 30% in più, oltre a tutti i permessi per i sindacalisti previsti dalla legge.
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Che verrà privatizzato il trasporto pubblico in Umbria: siamo al ridicolo semplicemente perchè la privatizzazione è già avvenuta nel 2017 quando la giunta Marini ha ceduto il ramo d’azienda della gomma da Umbria Mobilità alle tre società consortili private che ancor oggi lo gestiscono con “atto d’obbligo”, situazione irregolare protratta da lustri, ben oltre i due anni che la legge consentiva; quindi c’è ben poco da privatizzare; occorre serietà quando si parla di problemi che interessano l’intera comunità dell’Umbria.
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Che verranno tolti gli autobus per i turisti. Incredibile, gli stessi sindacalisti pochi giorni fa hanno attaccato il nuovo servizio Air Link, treno+autobus, che contribuisce peraltro all’enorme successo del rilancio strategico dell’aeroporto San Francesco; lo abbiamo introdotto con Trenitalia e Busitalia proprio per servire, ad ogni singolo volo, i turisti che vengono in Umbria e gli umbri che utilizzano l’aeroporto regionale; spiace dover sottolineare l’assoluta incoerenza fra dichiarazioni e comportamenti.
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Che l’Umbria ha 815.000 abitanti mentre invece, nonostante la perdita da decenni di popolazione dovuta alle note ragioni del mancato sviluppo che la giunta Tesei sta combattendo in tutti i modi eravamo a gennaio circa 860.000 residenti. Non inventiamo i dati.
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Che alla domanda: come mai i due sindacati hanno rotto l’Unità sindacale, rispetto a CISL e UIL che da tempo hanno mantenuto un atteggiamento più prudente? Fortemente imbarazzata la risposta della CGIL. La strumentalizzazione volta a ben altri obiettivi di concorrenza sindacale non sembra meriti molti commenti.
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Che applichiamo l’algoritmo per tagliare le corse: pura ignoranza! L’algoritmo, basato su parametri obiettivi, peraltro introdotto dal PD nel Piano Regionale dei Trasporti in vigore, non toglie un solo km ed è mantenuto da noi, pur mitigato nelle modalità di applicazione, dando la possibilità di futura revisione. Ha il solo scopo di ripartire meglio la quota del Fondo Nazionale Trasporti fra i comuni e le province in base a dati obiettivi e non come frutto di raccomandazioni politiche che hanno governato le scelte delle passate amministrazioni, creando sperequazioni gravi fra comuni aventi stessa popolazione e stessa ampiezza territoriale. Il consiglio che posso dare è quello di studiare bene la materia prima di fare sindacato perchè difficilmente con l’ignoranza di questi meccanismi si possono difendere i lavoratori.
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Che l’impostazione della gara quattro lotti costituirebbe un ritorno al passato, quando c’erano le quattro società APM, La Spoletina, ATC ed FCU. Confondere il numero dei possibili futuri gestori, in confronto concorrenziale fra di loro per il miglioramento qualitativo del servizio ed il suo efficientamento è esattamente l’opposto rispetto a quando c’erano quattro consigli di amministrazione farciti di una pletora di politici del PD, che hanno causato al settore più danni della grandine. Il consociativismo precedentemente in vigore costituisce l’esatto opposto rispetto al meccanismo concorrenziale che CGIL e CISAL insieme al PD vorrebbero impedirci di introdurre. Per difendere quali interessi? Una ventata di trasparenza, imposta peraltro dalla legge, cambia completamente le prospettive anche perchè i singoli lotti potrebbero essere vinti anche da un unico gestore se, grazie alla propria efficienza, riuscirà ad aggiudicarseli tutti ma evitando un rincaro che andrà a favore di tutti gli umbri, piuttosto che introdurre, come vorrebbero i neo conservatori, una sorta di imposta occulta. Si ricorda che in altre regioni e in altri paesi, dove i trasporti funzionano benissimo, le gare avvengono per un numero di km molto più basso dei quattro possibili bacini che sono allo studio. Ad esempio a Milano è stata effettuata una gara per i servizi extraurbani con 7 lotti la cui ampiezza è variabile da 2 a 8 milioni di km/anno mentre, nel caso dell’Umbria, i 4 lotti avrebbero circa 7 milioni di km l’uno. A Francoforte e Londra sono stati aggiudicati di recente lotti di un decimo di quelli nostri smentendo clamorosamente quanto affermato sulla eccessiva frammentazione che staremmo per applicare.
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I sindacalisti dichiarano inoltre che si deve andare avanti con il sistema attuale. Siamo dell’idea esattamente opposta, perchè il sistema che abbiamo ereditato produce troppi debiti e deve essere notevolmente migliorato, come efficienza, come tecnologie, come mezzi di trasporto più idonei ambientalmente e più adatti per le tratte a domanda debole dove si può introdurre il trasporto a chiamata. Un pulmino costa 60.000 euro rispetto a quelli da 12 metri che ne costano 250.000, consuma ed inquina un quinto di carburante, ingombra meno della metà ma la politica del buon padre di famiglia non interessa evidentemente la CGIL e la CISAL.
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Più volte i sindacalisti evocano l’introduzione di una “tassa di scopo” per finanziare la macchina mangiasoldi dell’attuale meccanismo. Non se ne parla. La giunta Tesei ha preso l’impegno di non aumentare le imposte e lo manterrà per tutta la legislatura, rimanendo ben ferma sulla linea del Piave del NO all’aumento delle accise sui carburanti, NO all’aumento della tassa sul bollo, NO all’aumento dell’addizionale regionale.
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Antipatica la personalizzazione che stanno facendo questi sindacalisti contro il sottoscritto che ha il coraggio di parlar sempre chiaro, di volere riforme vere e non sfuggire nell’affrontare i problemi, a partire dai più complessi, portandoli notoriamente a soluzione. Esattamente quello che ci hanno chiesto gli elettori. Parlano di avere un cuore, così risulta dalla intervista di ieri: è tutto ciò veramente singolare, quando chi ha distrutto in questi anni continuamente valore, ha impoverito famiglie ed imprese, proprio le più fragili, ha fatto emigrare migliaia di giovani badando solo ai propri interessi personali, sindacali e di partito. Qualcuno il cuore ce l’ha ma di pietra.
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La minaccia di rendere il prossimo autunno caldissimo, con scioperi su scioperi, non può fermare l’avanzata del progresso. Una cosa è la disponibilità al dialogo, facendo capire le ragioni del buon governo, ben altro sono le barricate per impedire che in democrazia si possa governare. Saranno gli stessi cittadini ed i lavoratori a giudicare. D’altronde i numeri non mentono mai, in soli cinque anni la nostra Regione è stata costretta a saldare circa 74.000.000 di euro di debiti del TPL: 45 milioni le giunte precedenti, con marchingegni irripetibili, 24 milioni la nostra, oltre all’ultima transazione a causa di decreti ingiuntivi di circa 8 milioni.
Quanto al PD sono costretto a rispondere perchè nel frattempo il consigliere regionale Bettarelli entra a gamba tesa in modo pesantemente strumentale. Dimentica i disastri che proprio il suo partito ha combinato in questo settore negli ultimi quindici anni, piuttosto che fare molti mea culpa, senza arrossire minimamente, dichiara che andrà domani in piazza a protestare anche lui.
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Perchè non spiega agli umbri dov’era lui e il suo partito quando la giunta Marini aveva messo Umbria Mobilità in mano ai propri amici, pagati più del Presidente della Repubblica, oggi sotto processo per tutto quanto la magistratura penale sta loro imputando? Dov’era quando Umbria Mobilità non riusciva più a pagare neanche gli stipendi a 1500 dipendenti, il 50% in più degli attuali per svolgere gli stessi servizi? Dov’era quando le società di trasporto pubblico erano tutte o quasi sull’orlo del fallimento? Dov’era quando i suoi compagni chiudevano la Ferrovia Centrale Umbra, senza manutenzione, senza sicurezza, gonfia di debiti riducendola a poco più di un trenino da Far West, lasciando i treni elettrici a marcire ad Umbertide, la stessa FCU che noi stiamo riaprendo, modernizzando e velocizzando in tutta sicurezza?
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Invece di strillare in piazza, nella logica irresponsabile del tanto peggio tanto meglio, lo invito all'inaugurazione fra poche settimane della gloriosa stazione di Sant’Anna, ridotta dal 2017 ad una boscaglia di pioppi, che tornerà a collegare direttamente l’acropoli del capoluogo regionale oggi con Città di Castello ma entro il 2026 anche con Terni e Sansepolcro. La nostra è l’Umbria del fare, quella delle parole al vento la lasciamo a chi preferisce la piazza al dialogo costruttivo. “
Così, in una nota, Enrico Melasecche Assessore regionale ai Trasporti