Bori PaparelliI consiglieri regionali del Partito democratico Tommaso Bori e Fabio Paparelli, annunciano la presentazione di una mozione che impegna la Giunta di Palazzo Donini ad istituire, nell’ospedale di Orvieto, un laboratorio di emodinamica e cardiologia interventistica. Bori e Paparelli evidenziano che in quella struttura “esiste già una sala operatoria per piccoli interventi che possiede le caratteristiche e le strumentazioni idonee ad ospitarlo”.

 

(UNWEB) Perugia,  I consiglieri regionali del Partito democratico Tommaso Bori e Fabio Paparelli, annunciano la presentazione di una mozione che impegna la Giunta di Palazzo Donini ad istituire, nell’ospedale di Orvieto, un laboratorio di emodinamica e cardiologia interventistica. Bori e Paparelli evidenziano che in quella struttura “esiste già una sala operatoria per piccoli interventi che possiede le caratteristiche e le strumentazioni idonee ad ospitarlo”.

“Il distretto sanitario di Orvieto - spiegano i due consiglieri Pd - oltre ad avere la maggiore concentrazione di pazienti over 65 di tutta l’Umbria, si trova a scontare una distanza di oltre 80 chilometri dalle strutture sanitarie pubbliche di Terni e Perugia, e, addirittura oltre 100 dall’ospedale di riferimento per quella Asl (Foligno), in cui poter trattare d’urgenza patologie importanti come l’infarto miocardico acuto e l’ictus cerebrale. Come è noto in caso di malattie tempo-dipendenti come queste, la dilatazione dei tempi di cura può avere un impatto devastante sul malato. Per i centri periferici come la realtà orvietana - sottolineano Bori e Paparelli - il problema da affrontare sta proprio nella tempistica non adeguata a trasportare in sicurezza il malato nella più vicina emodinamica per eseguire un’angioplastica primaria nel minor tempo possibile. Tempi di trasferimento troppo lunghi - proseguono - possono infatti compromettere l’esito dell’intervento a causa del superamento del limite canonico di un’ora, che le linee guida correlate suggeriscono di non oltrepassare mai, tra l’insorgenza dei sintomi ed il lettino di emodinamica, essendo la ‘golden hour’ quella che garantisce la migliore risposta dei tessuti”.

Bori e Paparelli ritengono fondamentale che “le istituzioni regionali si facciano carico di questo problema, tenuto conto che il Piano sanitario precedente fu elaborato quando ancora, nel caso di cura dell’infarto acuto, la trombolisi e l’angioplastica erano poste sullo stesso piano, mentre solo successivamente si è evidenziata la primazia dell’angioplastica effettuabile solo nelle strutture attrezzate per emodinamica e cardiologia interventistica, in quanto capace di curare, nella totalità dei casi, la trombosi coronarica acuta, responsabile dell’infarto acuto, mentre la trombolisi risulta inefficace nel 30 percento dei casi. Inoltre, tenuto conto dell’incidenza generale di queste patologie nella popolazione – proseguono i due consiglieri - l’ospedale di Orvieto, se debitamente attrezzato, avrebbe un bacino di utenza ipotetica di circa 100mila individui, con un volume di lavoro di circa 250 angioplastiche coronarie l’anno, cui andrebbero aggiunte le procedure coronografiche di tipo diagnostico. Questo importante investimento – concludono - oltre a colmare un deficit sanitario importante dell’area di Orvieto, potrebbe diventare il punto di riferimento ospedaliero più vicino per i malati acuti provenienti anche da altri territori come quelli della bassa Toscana e dell’alto Lazio (Provincie di Grosseto, Siena e Viterbo) sia per la minore distanza rispetto ai laboratori di emodinamica di loro riferimento, sia per i migliori collegamenti stradali”.


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