Pepucci(UNWEB) L’Assemblea legislativa dell’Umbria non ha votato la  mozione sul “ripristino delle tratte ordinarie dei treni regionali veloci n. 3373 e n. 2307” presentata dai consiglieri Stefano PASTORELLI, Daniele NICCHI, Eugenio RONDINI, Francesca PEPPUCCI, Daniele CARISSIMI, Paola FIORONI e Valerio MANCINI (Lega) in quanto i proponenti hanno ritirato l’atto di indirizzo, ritenendo “già raggiunti gli obiettivi indicati” e ringraziando l’assessore ai Trasporti per il lavoro svolto.

Prima di ritirare la mozione, Francesca Peppucci l’ha illustrata spiegando che “numerosi utenti si sono mobilitati per chiedere il ripristino ordinario delle tratte ferroviarie, soppresse a causa dell’emergenza sanitaria Covid 19, Chiusi - Roma Termini (treno n. 3373 partenza alle ore 4,00 e arrivò alle 5,50, strategico per i pendolari umbri) e Firenze - Roma Termini, (treno n. 2307 partenza alle ore 9,04 e arrivo alle ore 12.48 (anch’esso strategico per i pendolari umbri, soprattutto per quanto riguarda le fermate di Orvieto, Alviano e Attigliano). I convogli n. 3373 e 2307 al momento escludono totalmente la Regione Umbria, il primo partendo da Orte ed il secondo avendo come ultima destinazione la stazione di Chiusi - Chianciano Terme. I pendolari abituali hanno provveduto a raccogliere 96 firme per la riattivazione delle fermate in questione. Riteniamo dunque necessario che la Giunta si attivi tempestivamente, anche in accordo con la Regione Toscana, per il ripristino delle fermate di Orvieto, Alviano e Attigliano sulle tratte ferroviarie citate”.

L’assessore Enrico Melasecche ha poi chiarito che “entrambi i treni sono stati ripristinati il 15 giugno. Abbiamo seguito la situazione, ascoltando le esigenze dei territori, degli amministratori e dei singoli cittadini. In una prima fase abbiamo introdotto degli autobus sostitutivi, in ragione dell’esiguo numero dei viaggiatori. Ad oggi c’è una soddisfazione generale e alcuni problemi erano legati a richieste di singoli o di pochissimi soggetti. Da parte dei sindacati c’è stata sempre la richiesta di aumentare l'offerta in maniera molto superiore all’effettiva domanda, questo per evitare il contratto di solidarietà per i ferrotranvieri. Però noi non possiamo far viaggiare bus o treni in numero eccessivo rispetto alle esigenze. I numeri ci dicono che la domanda sta aumentando quindi speriamo di tornare ai numeri del passato. Trenitalia ha espresso la preoccupazione che si stabilizzi un nuovo meccanismo lavorativo legato allo smart-working e che quindi la mobilità dei lavoratori si riduca, portando alla cancellazione di alcune corse”.


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