106506844 2739739119596442 8034798804525743643 oNella riunione odierna della Terza commissione, presieduta da Eleonora Pace, sono state presentate tre proposte di legge concernenti modifiche e integrazioni alla legge “23/2003” (Norme in materia di edilizia residenziale sociale). I proponenti sono, rispettivamente: Marco Squarta-Eleonora Pace (FDI); Paola Fioroni-Stefano Pastorelli (Lega); Fabio Paparelli-Simona Meloni (Pd). Fra le novità contenute nei disegni di legge presentati ed ora al vaglio dell’istruttoria tecnico-finanziaria ci sono maggiori capacità decisionali alle Zone sociali, correttezza nei comportamenti e sicurezza come requisiti per l’accesso a case popolari, anche una “carta dell’inquilino” a punti, sul modello della patente.

 

(UNWEB) Perugia,  – Nella riunione odierna della Terza commissione, presieduta da Eleonora Pace, sono state presentate tre proposte di legge concernenti modifiche e integrazioni alla legge “23/2003” (Norme in materia di edilizia residenziale sociale). I proponenti sono, rispettivamente: Marco Squarta-Eleonora Pace (FDI); Paola Fioroni-Stefano Pastorelli (Lega); Fabio Paparelli-Simona Meloni (Pd). Fra le novità contenute nei disegni di legge presentati ed ora al vaglio dell’istruttoria tecnico-finanziaria ci sono maggiori capacità decisionali alle Zone sociali, correttezza nei comportamenti e sicurezza come requisiti per l’accesso a case popolari, anche una “carta dell’inquilino” a punti, sul modello della patente.

La prima proposta ad essere illustrata è stata quella del PD, da parte del consigliere Simona Meloni: consiste nel mettere a disposizione dei bisogni abitativi tutto il patrimonio pubblico, introducendo un modello gestionale basato sulle Zone sociali e incrementare il Fondo regionale per le politiche abitative con un apposito capitolo di finanziamento nel bilancio della Regione. “L’Isee resta una garanzia per l’accesso ma serve una revisione dei canoni per tenere conto dei soggetti fragili – ha spiegato Meloni - perché le persone sole hanno maggiori difficoltà, peraltro acuite da crisi economica e emergenza covid, rispetto a famiglie dove ci sono due redditi. Fra i soggetti fragili da tutelare vanno tenute in considerazione le donne vittime di violenze, specialmente se con figli minori a carico, situazioni di cui la legge del 2003 non tiene conto e per le quali serve un diverso trattamento, prevedere una riserva non condizionata alle tempistiche del bando e un sostegno di cui si faccia carico il Fondo regionale per le politiche abitative”.

La seconda proposta è stata illustrata da Paola Fioroni (Lega): “Si tratta – ha detto - di una riforma complessiva ed organica della materia che ci consentirà interventi più efficaci grazie al ruolo che potranno svolgere le amministrazioni locali, che hanno la capacità di conoscere meglio di altri soggetti i bisogni del territorio e delle persone che ci vivono. Viene data la possibilità di fare manutenzioni o aggiustamenti per rendere gli alloggi più vivibili, riserviamo alloggi ai nuclei monoparentali, alle giovani coppie per aiutarle a formarsi una famiglia, a coniugi in procinto di divorziare che devono lasciare la casa e trovarne un’altra. Le amministrazioni comunali avranno la facoltà di assegnare 6 punti in graduatoria in base a ciò che ritengono loro. Vi sarà un punteggio maggiore per chi risiede nel territorio da 10 a 20 anni. I già previsti 5 anni di residenza in Umbria dovranno essere affiancati alla condizione di risiedere almeno da 2 anni nel Comune dove si è aperto il bando, raccogliendo le sollecitazioni proprio delle amministrazioni locali che hanno chiesto di privilegiare il radicamento nel territorio. Fra i requisiti d’accesso il non possedere immobili né in Italia né all’estero e non avere subito condanne passate in giudicato per episodi che destano particolare allarme sociale, come lo sfruttamento della prostituzione o la violenza sessuale. La casa viene invece garantita ai familiari se vittime di abusi o violenze”.

Per ultima, la presidente Eleonora Pace (FDI) ha illustrato la proposta che condivide con il presidente dell’Assemblea legislativa, Marco Squarta, che introduce ulteriori criteri di modifica per l’accesso agli alloggi popolari e condiziona al comportamento dell’inquilino il mantenimento di tale diritto, con lo strumento di una “carta a punti”. La proposta di FDI si basa su sette elementi portanti: non potranno avere case coloro che sono stati condannati per reati legati a droga, prostituzione e gioco d’azzardo o contro l’ordine pubblico e si chiede di abbassare a 2 anni di condanna passata in giudicato ciò che prima era esteso a 5 anni grazie a benefici di legge. Si dovrà dimostrare di non possedere altre abitazioni, in Italia o all’estero. Questo varrà per tutti, italiani e stranieri, e come per gli italiani, agli stranieri non basterà un’autocertificazione che dichiari il non possesso ma servirà una perizia. Coloro che, potendolo fare, non pagano il canone sociale perderanno il diritto all’alloggio. Gli umbri e coloro che risiedono nei Comuni della regione da più tempo, avranno un punteggio maggiore nelle graduatorie e, dopo 10 anni, 1 punto in più all’anno. Come detto viene prevista una ‘carta a punti’ dell’inquilino, sul modello della patente: nel caso di gravi violazioni si perderà subito il diritto alla casa popolare; in caso di violazioni lievi si perderanno dei punti. Al contrario se ne guadagneranno grazie ad un comportamento corretto. In caso di reati e violenze contro le donne si prevede che l’assegnazione possa passare direttamente alla vittima. Nel caso di maltrattamenti sui figli o di mancato rispetto dell’obbligo dell’istruzione, i responsabili verranno sanzionati perdendo il diritto all’abitazione.


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