(UNWEB) Il parere contrario dell’assessore Roberto Morroni alla proroga dell’attività venatoria e alla previsione di attività di controllo e contenimento della caccia al cinghiale per prevenire il diffondersi della peste suina africana in Umbria, come richiesto dalla Lega, è frutto di una scelta dettata dalla volontà politica di cui si fatica a comprenderne le motivazioni”. L’intervento è dei consiglieri regionali della Lega Stefano Pastorelli (capogruppo), Manuela Puletti e Valerio Mancini (responsabile dipartimento caccia Lega Umbria).

“In primo luogo - proseguono i consiglieri leghisti - riteniamo inopportune le modalità con le quali l’assessore ha inteso rispondere alle nostre sollecitazioni, producendo delle considerazioni in Assemblea legislativa a margine di un question time di un altro consigliere regionale su un tema difforme, circostanza che ci ha impedito di replicare alle stesse. In secondo luogo non reputiamo sufficienti le osservazioni prodotte dall'assessore forzista e lo invitiamo a un confronto con le associazioni venatorie, alcune delle quali ancora oggi non hanno avuto modo di incontrarlo. Evitare che la peste suina africana faccia la sua comparsa in Umbria è obiettivo comune intorno al quale dovrebbe convergere l’interesse di tutti, indistintamente dal proprio ruolo e dalla propria appartenenza politica. La comparsa della PSA in una regione come la nostra, ad alta vocazione suinicola, potrebbe comportare ingenti danni all’economia locale con pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, sul settore produttivo e sul commercio di animali vivi e dei loro prodotti, fino al rischio paventato di blocco completo della salumeria. Criticità da aggiungere a quelle già esistenti che scaturiscono dalla massiccia presenza di branchi di cinghiali selvatici, come il pericolo di incidenti stradali, il rischio di incolumità per l’uomo e i danni all’agricoltura”.

“L’esigenza di intervenire tempestivamente – aggiungono - anticipando l’emergenza è stata sottolineata anche dal direttore generale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, Vincenzo Caputo, il quale, nell'ambito dell'audizione in Seconda Commissione regionale, ha dichiarato, in merito all'ipotesi del diffondersi della peste suina africana nella nostra regione, che per frenare l'avanzata del virus una soluzione potrebbe essere quella di provvedere all'eradicazione del cinghiale. A questo si aggiungono le indicazioni fornite dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), secondo cui è di cruciale importanza limitare la diffusione della PSA attraverso l’adozione di misure che dovranno riguardare anche lo svolgimento dell’attività venatoria. Dal punto di vista legislativo l’articolo 19 della legge 157/92 autorizza le Regioni a provvedere a interventi di contenimento nella caccia al cinghiale o alla fauna selvatica se questa risulta in sovrannumero rispetto agli standard previsti. Legge a cui fa riferimento l’articolo 28 della legge regionale 14/94 dell’Umbria. Tale dispositivo regionale, inoltre, è stato a sua volta richiamato nel calendario venatorio 2020/2021 per determinare ‘interventi di contenimento alla specie cinghiale’. Sorprende che in Molise, regione il cui governatore è dello stesso partito dell’assessore Morroni, tramite delibera di Giunta regionale, sia stata predisposta la proroga al 30 gennaio 2022 del termine del periodo consentito per la caccia al cinghiale. Nella stessa direzione vanno i provvedimenti adottati dalla Regione Lazio e dalla Regione Toscana. Lecito chiedersi - concludono Pastorelli, Puletti e Mancini - perché in Umbria si faccia resistenza a questo tipo di soluzione, avallata da ISPRA, dall'Istituto zooprofilattico e dalle associazioni venatorie con cui stiamo interloquendo. Come Lega abbiamo chiesto la proroga della caccia a fronte di una serie di documenti e interlocuzioni, all'assessore la responsabilità politica di decidere modi e metodi".


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