CittaDiPerugia(UNWEB) Perugia. Nel pieno dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19 è emersa in questi giorni una drammatica realtà, ovvero quella che riguarda le RSA, Residenze Sanitarie Assistenziali e Residenze protette per anziani che, partendo dall’epicentro del “terremoto” mediatico del territorio lombardo, sono finite nell’occhio del ciclone e sotto la lente di indagine della Guardia di Finanza.


In queste strutture che ospitano gli elementi più fragili e, per quanto finora sappiamo di questo virus, anche i più soggetti a violente forme di contagio, il covid-19 è riuscito più facilmente che in altri luoghi a penetrare per lasciarsi dietro una scia di infetti e morti che rientra nell’ordine delle centinaia.
Come spesso purtroppo accade, ci si interroga sull’accaduto sempre a posteriori, a cose fatte, a tragedie compiute. Ci si domanda come questo possa essere successo, quali siano state le falle nel sistema, quali le imprudenze, dove finisce l’inevitabile contagiosità di questo terribile virus e inizia la responsabilità e l’errore umano.
Le maggiori criticità rilevate infatti parlano di ritardi nell’adozione delle misure di contenimento del contagio, di superficialità nell’osservazione delle stesse, di una totale assenza di misure e presidi di prevenzione; nel caso lombardo si parla addirittura di una incontrollata commistione tra ospiti interni alle residenze e pazienti ritenuti a “bassa intensità” provenienti dagli ospedali, che avrebbero dovuto essere collocati in reparti Covid appositamente creati all’interno delle RSA su richiesta della Regione Lombardia. Pare inoltre che, anche laddove non siano stati previsti reparti Covid, non sia stata comunque posta in essere un’adeguata attività preventiva. Ad oggi ancora non è dato sapere se e quando saranno avviate delle appropriate attività di screening sugli operatori, mai sottoposti a tampone e potenziali portatori asintomatici del virus. Non sono pochi i sanitari che in questi giorni, sicuri dell’anonimato, hanno dichiarato di aver dovuto lavorare spesso senza protezioni, in alcuni casi per una reale carenza in altri, specialmente all’inizio, “per non allarmare gli ospiti”. Pertanto come era inevitabile ora le indagini si stanno muovendo da nord a sud della Penisola.
Per quanto riguarda l’Umbria anche qui sono stati rilevate delle criticità interne ad alcune strutture che fortunatamente non hanno interessato le Residenze del comune di Perugia, dove certamente va ringraziata soprattutto la lungimiranza dei medici che dirigono tali strutture e che hanno deciso di “isolare” in tempo utile, ancor prima dall’inizio dell’emergenza, i propri ospiti, in maniera coscienziosa e nel rispetto di regole severe, e vanno ringraziati gli operatori sanitari e sociosanitari che con grande attenzione hanno prestato la loro attività in questo drammatico periodo di emergenza.
“Quest’assenza di criticità sul territorio non deve però esimerci oltre che dal cordoglio anche dall’indignazione e da una necessaria riflessione sulle strutture assistenziali” – commenta l’Assessore Cicchi – “il tema è caldo anche in Umbria come in tutta Italia. Da tempo ci poniamo domande di cui sappiamo ormai bene anche le risposte senza però dargli una reale concretezza. La carenza di strutture residenziali adatte ad accogliere anziani non autosufficienti è notevole, a fronte di numerosi anziani che vengono collocati all’interno di residenze servite (atte ad ospitare soggetti autosufficienti) senza una visione più ampia che tenga conto poi del rapido declino cognitivo e fisico cui vanno incontro e dunque del mutare di tali condizioni di autosufficienza”.
“Stiamo perdendo una generazione che non è solo il nostro passato, ma che è soprattutto il nostro presente ed il nostro futuro” – conclude – “stiamo perdendo le colonne portanti della nostra società, coloro che ci hanno permesso di essere ciò che siamo oggi. I nostri saggi anziani hanno contribuito e tuttora contribuiscono al sostentamento del welfare familiare non solo e non tanto in termini economici, ma anche e soprattutto in termini educativi e sociali, di tradizioni e culturali. Non possiamo permetterci di perderli anzitempo non affrontando nel qui ed ora determinate problematiche”.


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