Arcivescovo con progettisti e ditta(UNWEB) Spoleto. Parroco nuovo, Oratorio nuovo. Sono queste le due grandi novità per le parrocchie di S. Venanzo, Morgnano e Maiano nella prima periferia nord-ovest di Spoleto. Sabato 24 ottobre 2020 l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha ufficialmente presentato a queste comunità il nuovo parroco coadiutore don Edoardo Rossi, che affiancherà e lavorerà insieme a don Paolo Peciola, guida di questa porzione di fedeli da oltre quarant’anni.

Ingresso del nuovo parroco. Alle ore 17.00 c’è stata una liturgia della Parola nella chiesa di S. Venanzo. In chiesa sono entrati 110 fedeli, nel pieno rispetto delle norme per evitare il diffondersi del Covid-19. Molti altri hanno assistito dal piazzale della chiesa. Ha animato il coro parrocchiale. Nella riflessione mons. Boccardo ha ricordato che per un cristiano «il primo comandamento è amare Dio con tutte le proprie forze. Poi, ce ne è un altro simile: amare i propri fratelli allo stesso modo. E qui – ha detto il Presule - c’è la sintesi di tutta la legge che Dio ha dato sul Sinai. L’amore verso Dio ci conduce ad ascoltare attentamente la sua Parola, a scoprire il suo progetto sulla nostra vita, a domandarci continuamente “Signore cosa vuoi da me”. Nel Vangelo dunque c’è la misura del nostro comportamento. L’amore di Dio – ha proseguito - non ci rinchiude su noi stessi, ma ci spinge ad aprire la nostra mente e il nostro cuore ai bisogni dei nostri simili. Non siamo estranei, concorrenti gli uni nei confronti degli altri. La diversità è una ricchezza e non una minaccia, il diverso non va cacciato o discriminato, è uomo e donna come noi. E don Edoardo viene in queste comunità di S. Venanzo, Morgnano e Maiano a ripetere le parole di Gesù, ad aiutare la comunità a crescere nella identità cristiana. Con don Paolo, condividerà la missione di Gesù che è: andate e predicate! Don Edoardo ha alle spalle l’esperienza pastorale al Sacro Cuore, poi a S. Sabino e infine nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo; viene qui con la sua passione, il suo entusiasmo e la sua generosità. Tutte queste cose però non sono essenziali. La cosa più importante che farà è ripetere ogni giorno a lui e a tutti voi: ama Dio e il prossimo. Da oggi, cardo don Edoardo, questa è la tua famiglia, il popolo che il Signore ti affida: sii in questa parrocchia l’immagine luminosa di Gesù Pastore buono che si prende cura delle pecorelle che compongono il suo gregge». Don Paolo ha dato lettura della bolla di nomina del nuovo parroco e mons. Boccardo, simbolicamente, ha consegnato a don Edoardo le chiavi della chiesa.

Saluto di don Edoardo Rossi. «Mi viene in mente questo passo dell’Antico Testamento: “donami la sapienza del cuore” per essere pastore saggio per queste comunità. È una grande gioia stare in mezzo a voi, in queste parrocchie popolose e giovani. Faremo belle cose insieme. Sono contento di stare con don Paolo, da lui ho solo da imparare. Pensate – ha detto don Edoardo - che quando io avevo un anno lui prendeva possesso di questa parrocchia. Ringrazio il Signore, poi, per il dono della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo che ho servito negli ultimi dieci anni. Grazie all’Arcivescovo per la fiducia. Non posso poi dimenticare le miei origini: Campello sul Clitunno e la mia famiglia. Insieme faremo tutte quelle cose che il Signore ci suggerirà strada facendo».

Inaugurazione dell’Oratorio “S. Giovanni Bosco”. Al termine della presentazione del nuovo parroco, sempre in chiesa, don Paolo Peciola ha preso la parola prima del taglio del nastro e della benedizione del nuovo Oratorio. «Come prima cosa – ha detto - grazie al Padre Eterno per la salute e per avermi fatto trovare progettisti e ditta eccellenti, grazie ai quali in tre anni abbiamo finito l’Oratorio. Un grande grazie al Vescovo: quando nel 2010 gli ho parlato del sogno dell’Oratorio, subito mi ha detto sì: la gioia per me è stata immensa! E tutti dovete sapere, cari parrocchiani, che mons. Boccardo mi ha dato, ci ha dato, tanti aiuti. Poi, grazie alla Conferenza episcopale italiana: è grazie ai soldi dell’8x1000 se abbiamo potuto fare questa opera. E mi permetto di fare un invito: cari amici, ditelo alla gente che i soldi dell’8x1000 vanno a finire bene. Grazie ai parrocchiani e anche ad altri non di S. Venanzo per l’incoraggiamento e i soldi. Pregherò per loro – ha detto don Paolo commosso - finché sarò in vita. Certo, ho passato momenti brutti, soprattutto quando abbiamo sforato nelle spese, sono stato anche solo, ma mai ho pensato di mollare. Ringrazio chi a Spoleto non mi ha dato il mutuo perché non si fidava della parrocchia di S. Venanzo. Ero disperato. A un commercialista della parrocchia ho detto: vedi se a Perugia qualche banca mi dà un mutuo? Dopo due giorni mi chiama, ci incontriamo e mi presenta Massimiliano Fratini (presente alla inaugurazione, ndr) direttore del Credito Sportivo Italiano. Gli spiego tutto, è venuto a vedere la struttura e dopo qualche mese ci ha concesso il mutuo. È stato l’uomo mandato dalla provvidenza. Grazie alla ditta “Alma immobiliare” di Luca Laureti che ha portato avanti l’opera nonostante tutto, aspettandomi anche quando non avevo i soldi: ho trovato lavoratori seri e bravi, grazie con tutto il cuore a tutte le maestranze. Grazie ai progettisti (architetto Angelo Celesti, ing. Cesare Antonini, studio Stape di F. Magna e G. Mattiangeli, ing. Antonella Badolato, geom. Carlo Bordini): con alcuni di loro mi sono scontrato, abbiamo pianto anche insieme, ma ce l’abbiamo fatta. Grazie della vostra professionalità». E infine, rivolto al suo successore don Edoardo ha detto, col suo fare scherzoso: «A don Edoà, il mio regalo per il tuo ingresso sono i 350.000 euro di mutuo da pagare».

Il grazie dell’Arcivescovo a don Paolo: «Don Paolo – ha detto il Presule – ha ringraziato tutti. Però è doveroso ringraziare lui, perché se non c’era lui questa opera non si faceva. Io so quanto ha patito e quanto ha sclerato per questo Oratorio. Quante volte è venuto da me per parlare, soprattutto dopo le notti insonni quando i conti non tornavano. L’impegno, il sacrificio e la determinazione di don Paolo hanno reso possibile questa bella opera al servizio di queste parrocchie. A don Paolo dobbiamo gratitudine, affetto e ammirazione. In questo Oratorio ci ha messo anche i soldi suoi. Mi ricordo un giorno è venuto e mi ha detto: ho deciso, vendo la mia casa e vado a dormire sotto i ponti. Ed io: aspettiamo, vediamo se riusciamo ancora a trovare qualche cosa. Questo Oratorio rimane come un monumento che don Paolo regala a questa parrocchia; ma il monumento più bello, lo sappiamo, è la comunità e allora l’augurio è che questa “fabbrica” serva a consolidare le relazioni di amicizia, di fraternità e di solidarietà».


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