tempesta invisibile(UNWEB) Riceviamo e Pubblichiamo. Perugia - Uno sviluppo tecnologico inarrestabile, cieco di fronte ai suoi effetti sull'ambiente e gravido di hybris, geneticamente privo di quel senso di responsabilità verso le generazioni future invocato in un celebre testo di Hans Jonas, uno dei maggiori filosofi contemporanei: tale ci appare il destino che sembra segnare la nostra epoca. 

Ne “Il principio responsabilità, un'etica per la civiltà tecnologica”, il filosofo tedesco di origine ebraica contestava l'utopia moderna del progresso illimitato, invitando, per l'appunto, a fondare un’etica “non- utopica” della responsabilita' verso le generazioni future, del dovere di salvare l’essere e l’umanità seriamente minacciati dalla tecnica.

Non sembra che dal 1979 , anno di pubblicazione del testo di Jonas, la sua proposta teorica sia stata raccolta e che abbia preso finalmente avvio, in Occidente, una riflessione etica nel senso indicato dal filosofo, tutt’altro: le poche voci che si levano oggi contro un paradigma tecno-scientifico sempre più invasivo e dogmatico risultano pressoché inascoltate da masse di “fedeli” aggregate in quello che appare più un culto superstizioso e intollerante: lo scientismo, negazione dell’autentico spirito scientifico e conoscitivo.

Ma questo non deve stupire, la filosofia ( per non parlare della religione) ha rinunciato da tempo a indicare finalita' e a tracciare percorsi di senso, mentre la tecno-scienza si e' imposta come “pensiero unico”, sostenuta dall’ingenuo fideismo acritico di masse abbagliate dalla pubblicità, dalle immagini, dalle promesse e dalle realizzazioni di un progresso che da u-topia, sospensione più o meno inoffensiva nei non-luoghi della psiche, ha provveduto a sospendere la stessa realta' e procede ora inesorabilmente ad in-globare ogni spazio ed ogni segno, istituendo uno spazio-mondo omologato, indifferenziato, delocalizzato, privo di 'luogo' e relazioni, di Centro e di direzioni: un mondo così privato delle qualita' essenziali della Natura e della Polis e', per definizione, inabitabile- diventa, necessariamente, im-mondo.
È appena uscito, per le Edizioni Bibliotheka di Roma, con una introduzione del docente e studioso Pietro Ratto, un libro imperdibile dal titolo “La tempesta invisibile”, dello scienziato e giornalista Arthur Firstenberg, un medico che, in seguito alle lesioni causate da accumulo di raggi X, ha dovuto interrompere la carriera, dedicandosi cosi' all'attivita' di ricercatore e consulente circa gli effetti sulla salute e sull'ambiente delle radiazioni elettromagnetiche: un tomo di circa 400 pagine in cui vengono spiegati i danni dell'elettrificazione e dei campi elettromagnetici per le specie viventi, mettendo in relazione questo “progresso” con le varie epidemie che hanno colpito comunita' di uomini e animali.

Gli studi e le ricerche scientifiche indipendenti -perché, come scrive ironicamente Ratto nell'Introduzione, “nessun governo mai si sognerebbe di finanziare “ quegli studi che mettono a repentaglio i dividendi degli azionisti (come ad esempio la ricerca condotta da Pierre Pogam nel 2019 che attesta i gravi danni provocati alle biomenbrane umane esposte a frequenze pari o superiori ai 60 Ghz) - non mancano, ma risultano quasi sempre ignorati, se non esposti al dileggio di presunti “anti-complottisti” che fingono di ignorare il nesso tra presunti progressi e colossali interessi economici in gioco.
Per la più parte, laddove nel dibattito pubblico il contraddittorio è apparentemente concesso, è con grossolani argomenti demagogici, se non con violenti atteggiamenti censori, che nei media si liquidano gli argomenti tabù: si tenta di mettere in ridicolo, di intimidire, di scoraggiare e di delegittimare la critica filosofica e politica al pensiero unico e al modello unico di sviluppo.

E così, come dimostra la recente creazione ad hoc di un dicastero “per la transizione digitale” diretto proprio dall’uomo del 5g Vittorio Colao, la strada intrapresa anche dal neo-governo Draghi è quella della prosecuzione di un progetto di sviluppo cieco e sordo di fronte ad ogni istanza che non sia al contempo quella del profitto immediato e del pensiero u-utopico, progressista e deresponsabilizzato, pensiero nomade e sradicato dell’ im-mondo -quindi del trans-umano- che getta le basi per la riscrittura artificiale e digitale del mondo e dell'uomo, come auspicato anche da alcune correnti alla moda del ‘mainstream’ contemporaneo.

Anche per queste ragioni, nelle scorse settimane, ha avuto luogo in varie regioni italiane uno sciopero della fame a staffetta promossa dall' Alleanza Italiana Stop 5g, che ha visto 135 cittadini alternarsi nella protesta pacifica per scongiurare la paventata revisione dei limiti di legge sulle emissioni elettromagnetiche che l'esecutivo intendeva innalzare a 61V/m, inondando così l'ambiente di radiofrequenze non ionizzanti, considerate possibili agenti cancerogeni.
Ma l'avvento del 5g e della cosiddetta “transizione digitale”, con i finanziamenti colossali messi a disposizione per realizzarne l'impianto, non e' soltanto, per i suoi detrattori, un pericolo certo per la salute dell'uomo e degli animali, ma anche un incubo dispotico per il modello di citta' e di societa' che probabilmente saremo costretti ad abitare.

Il progetto “smart cities” costituisce una tappa fondamentale della rivoluzione digitale post-umana promossa dai governi e dalle multinazionali, con il consenso poco informato di masse di cittadini ridotti ad utenti.
Emblematico il caso di Perugia, capoluogo umbro ricco di arte e di storia oggi governato da una giunta di centro-destra che dovrebbe, se la distinzione destra/sinistra possedesse ancora un senso, avere ereditato la vocazione culturale “conservatrice” e porre, quanto meno, un argine critico al “progresso” illimitato, de-responsabilizzato e u-topico, fine a se stesso, allo scopo di preservare i luoghi della cultura e dell’identita' -in una parola: della Tradizione.

Ebbene sono noti i programmi di “innovazione tecnologica “ in cantiere presso il comune perugino, presentati con stucchevole trionfalismo provincial-progressista, e che produrranno, al massimo, un’anonima replica delle iper-connesse “smart cities” post-moderne globalizzate, distinguendosene, semmai, per una maggiore dose di dabbenaggine e regressione culturale -opportunamente celate dietro gli schermi dell’intelligenza artificiale e dell’inglese tecno-maccheronico con cui si pensa di “attirare i turisti “.

È un bel segnale, piuttosto, rispetto a queste desolanti e fallimentari derive del conformismo, quello lanciato dal comitato civico umbro che si occupa dei temi inerenti l’elettrosmog che, con attivisti e simpatizzanti, si ritroverà con volantini e banchetti informativi davanti al comune di Perugia, SABATO 8 MAGGIO DALLE 18 ALLE 20 in Corso Vannucci, proprio davanti a Palazzo dei Priori, insieme al consigliere comunale Fabrizio Croce.
Qui, i cittadini Italiani residenti a Perugia che lo volessero, potranno firmare la petizione di iniziativa popolare dal titolo “Connessioni sicure (no-wireless) per un progresso garantito ed un ambiente salubre nel comune di Perugia”.
Anche chi per la sua città e per i propri figli desiderasse un futuro ispirato ai valori perenni della bellezza e della natura, dell’arte e delle tradizioni - diverso insomma dal pecoreccio progresso “smart” robotico, fatto di realtà virtuale o “aumentata”, può venire ad apporre la propria firma.

Mario CECERE


 AVIS

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