foto manifestazione coldiretti umbria f3 Il presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti: «Coltiviamo la terra e ripudiamo la guerra»

(UNWEB) Perugia. Attorno alla splendida duecentesca Fontana Maggiore di piazza IV Novembre di Perugia, monumento-simbolo della cultura del capoluogo umbro con non pochi riferimenti, nei suoi bassorilievi, alle arti e ai mestieri, come anche alle scene di vita pregne di umanesimo cristiano, quasi un inno alla convivenza pacifica, si è tenuta, nel tardo pomeriggio del 10 marzo, una partecipata manifestazione-fiaccolata promossa dalla Coldiretti Umbria insieme all’Archidiocesi, culminata con la preghiera per la pace scritta dai giovani della Comunità di Taizé. “Seminiamo la pace” è stato il titolo di questa iniziativa per dire basta alla guerra da parte del mondo dell’agricoltura a cui sono intervenuti il presidente regionale della Coldiretti Albano Agabiti e il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Tra i partecipanti diversi rappresentanti delle Istituzioni civili umbre e numerosi giovani agricoltori.

Intervento del presidente Coldiretti. «Noi come agricoltori – ha detto Agabiti – siamo abituati ad essere un popolo paziente e pacifico, perché abbiamo sempre lavorato per la pace, per la solidarietà e per costruire percorsi di futuro e non percorsi di guerra. Per questo coltiviamo la terra e ripudiamo la guerra. Il dramma che sta attraversando l’Europa e in particolare l’Ucraina ci porta ad essere in questo luogo così importante per tre motivi. Il primo per dire basta alla guerra, sì alla pace, soprattutto dinanzi alle immagi strazianti di bambini morti che ci fanno rivivere un’ennesima strage degli innocenti. Il secondo è per la solidarietà che si concretizza con una raccolta di generi alimentari promossa insieme alla Caritas di Perugia e al nostro mercato di “Campagna amica”, da inviare nei prossimi giorni al popolo ucraino rimasto in patria a lottare per la libertà. Il terzo motivo è perché siamo entrati in un’economia di guerra in questa nostra Europa. Lo viviamo da cittadini nel vedere l’aumento del costo dell’energia nelle nostre case, del carburante quando andiamo al distributore dove l’aumento non è più giornaliero o settimanale, ma avviene diverse volte in un giorno. Siamo in piazza anche per dire che con questa economia di guerra stiamo mettendo a repentaglio anche il futuro della nostra agricoltura e il futuro di un cibo sano per i cittadini se non si corre presto ai ripari su questi rincari che determinano scarsità di cereali e di concimi prodotti in particolare in Ucraina. Occorre cambiare politiche e strategie utilizzate nel nostro Paese e nell’Unione europea rivelatesi dinanzi a questa grave crisi sbagliate e per questo va ridiscusso tutto, perché per anni ci hanno costretto a non produrre determinati prodotti e messo vincoli su diverse produzioni, portandoci alla situazione di oggi in cui non abbiamo più la sovranità agro-alimentare».

Intervento del cardinale. «Un saluto particolare lo rivolgo al parroco della comunità degli ucraini che sono in Perugia, don Vasil, esprimendogli la nostra affettuosa solidarietà per tutto quello che sta facendo per la sua gente e dirgli che ci sentiamo, come italiani, anche ucraini insieme a lui». Lo ha detto il cardinale Bassetti all’inizio del suo intervento concluso con la lettura della preghiera per la pace. «Ci siamo radunati intorno alla Fontana Maggiore, cuore vivo e pulsante dell’intera comunità perugina, con in mano le candele accese per un momento di riflessione e di preghiera. In questo tempo cupo e pauroso per l’inutile strage che si sta compiendo nei vasti territori dell’Ucraina, vogliamo testimoniare la nostra vicinanza e il nostro affetto a quanti sono vittime di questo terrore spietato e insensato. Possano queste flebili luci rischiarare la notte del mondo, il buio della follia e della morte. Sia questo nostro convenire, umile e discreto, un segno di speranza. Queste luci, accese nel cuore di Perugia, riscaldino il cuore di chi è nella sofferenza e nel dolore. Siano anche un segno per quanti sono alla guida degli stati perché orientino sempre le loro scelte verso i sentieri della pace e della collaborazione. Ringrazio di cuore quanti hanno promosso questa iniziativa, specialmente la direzione della Coldiretti. Ringrazio anche per l’impegno che la più grande organizzazione del mondo agricolo italiano pone nei riguardi delle povertà, ed ora anche nei confronti dei profughi ucraini, fornendo cibo e assistenza, in collaborazione con la Caritas diocesana. Anche questo è un segno di vicinanza e di concreta solidarietà nella desolazione della guerra e della sofferenza. Il dono fa bene a chi lo compie e a chi lo riceve. In questi giorni stringiamoci tutti attorno ai fratelli dell’Ucraina, sostenendoli qui a Perugia o inviando viveri nel loro paese martoriato».

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