Il dolore dell’Arcivescovo. In uno dei suoi ultimi interventi al Consiglio pastorale della Pievania: «Dobbiamo allora concentrarci sul fare le cose belle che hanno un senso. Quelle che non lo hanno: è necessario avere il coraggio di abbandonarle».
(UNWEB) Nel pomeriggio della vigilia dell’Epifania del Signore, giovedì 5 gennaio 2023, all’ospedale S. Giovanni Battista di Foligno, è tornato alla Casa del Padre don Gianfranco Formenton, parroco di S. Angelo in Mercole, di S. Martino in Trignano e di Montemartano di Spoleto, pievano della Pievania di Giovanni, Assistente ecclesiastico del gruppo AGESCI Spoleto 1. Era nato in Veneto il 13 marzo 1960 ed era stato ordinato presbitero dall’arcivescovo Antonio Ambrosanio il 16 luglio 1988. Da sottolineare, purtroppo, che entrambi i preti ordinati dal vescovo Ambrosanio nel corso del suo ministero spoletano-nursino (1988-1995) sono già nella Gerusalemme celeste: prima don Mario Curini (morto nel 2012 a 46 anni) ed ora don Gianfranco Formenton. Il funerale sarà presieduto dall’Arcivescovo sabato 7 gennaio alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di S. Martino in Trignano. Don Gianfranco la mattina di Natale aveva avuto un arresto cardiaco; trasportato all’ospedale di Foligno, da subito la situazione era parsa gravissima; ma già il 23 ottobre scorso il cuore aveva subito altri due arresti cardiaci, dai quali però si era ripreso ed era pure tornato con gradualità a svolgere il suo servizio di prete.
«La scomparsa di don Gianfranco – afferma l’arcivescovo Renato Boccardo – crea un grande vuoto nella nostra Diocesi e nelle comunità cristiane che ha servito con passione e generosità. Rimane la sua preziosa testimonianza di discepolo fedele del Vangelo e di educatore della coscienza del popolo a lui affidato».
Il profilo di don Formenton. Prima di guidare pastoralmente le comunità dell’Alta Marroggia del Comune di Spoleto, è stato parroco nella zona di Sellano (Forfi e Villamagina) dove ha vissuto e condiviso con quella gente la paura e la precarietà causate dal terremoto del 1997. Uomo e prete schietto, amante dell’essenziale e appassionato dei giovani, don Gianfranco ha sempre trovato rifugio sicuro nello sguardo del Cristo quattrocentesco di Villamagina. Una vita accanto a generazioni di Scout, per i quali è stato guida ecclesiale sicura, personaggio forte, sincero e saggio. Fautore di una pastorale innovativa che potesse intercettare le persone di questo tempo, non ha mai avuto timore di essere anche bersaglio di critiche. Sacerdote formato e informato, si è molto adoperato per l’ampliamento della chiesa di S. Martino in Trignano e per dare ai “suoi” giovani un oratorio: progetto realizzato grazie ai fondi della Conferenza episcopale italiana, a quelli della Diocesi e alla generosità dei parrocchiani. Uomo di montagna, produttore anche di un’ottima grappa, ha sempre difeso i lavoratori in difficoltà ed ha consumato fiumi di inchiostro (anche digitale) per sensibilizzare la “sua” gente ad un’accoglienza umana e cristiana del forestiero. I suoi scritti su tali argomenti sono anche finiti nella cronaca nazionale. Ultimamente aveva proposto una lettura pastorale del catino absidale del Duomo di Spoleto, confluita in un volume pubblicato dalla Diocesi per l’avvio dell’825° anniversario di dedicazione proprio della Cattedrale.
Il pensiero di don Formenton: «Nulla sarà più come prima nelle nostre parrocchie». Lo aveva espresso chiaramente dinanzi all’Arcivescovo e ai membri del Consiglio pastorale della Pievania di S. Giovanni il 3 marzo 2022 in occasione della Visita pastorale di mons. Boccardo.
«Siamo qui – aveva detto don Gianfranco – per rappresentare al Vescovo il cammino fatto in questi ultimi due anni. Lui è qui per ascoltare, confermare, esortare. Dove eravamo due anni fa, prima della pandemia, e di cosa discutevamo? In questi due anni cosa abbiamo fatto? Dove vogliamo andare ora dopo aver fatto questo cammino? Nulla sarà più come prima: di cosa ci lamentavamo due anni fa nelle parrocchie? Si ha l’impressione che una parte della Chiesa sta aspettando la fine del green pass per fare tutto come prima. Noi – ha proseguito – abbiamo riconsegnato ai genitori il compito di trasmettere la fede che avevamo demandato solo ai catechisti e agli insegnanti religiosi. Molti genitori si sono rimessi a pregare con i figli: che bello! Dobbiamo puntare su cosa è essenziale trasmette ai bambini: in Avvento e in Quaresima, ad esempio, riduciamo le cose pastorali fatte in maniera dozzinale e che non sono servite a nulla e questo ce lo dimostra il fatto che la fede non è aumentata. Dobbiamo allora concentrarci sul fare le cose belle che hanno un senso. Quelle che non lo hanno: è necessario avere il coraggio di abbandonarle».